30.11.05

'O Gatto Rognoso


"Allora. Io* ho trovato questo gatto randagio in Cile, mentre ero in viaggio spirituale attraverso il Sud America insieme al regista di un mio video. Vorrei fare un concept album sul suo viaggio dal Cile a New York. Partiamo da quando nasce e poi raccontiamo anche di quando eravamo a Buenos Aires e scappò poco prima che ripartissimo e lo trovammo su un albero del parco. Il disco lo chiamiamo Coco Beware, come il nome che ho dato al gatto del cazzo, in onore del mio wrestler preferito: ti immagini quanto spacchiamo coi blogger, già vedo i titoli dei post, “I Should Coco Beware”. Epperò lo facciamo astratto, surreale. Dopo tutto, è una storia metaforica." (Si odono sirene in lontananza, la trascinano via)


* Karen O degli Yeah Yeah Yeahs

Destrokk everything you touch


Bottiglie di birra umane, sigarette e bronchi che cantano, strisce di coca che non vogliono essere pippate, mirrorball nel fegato: da queste parti Destrokk dei MGMT e relativo video sono già dei tormentoni.


We live life, we live it large

La foto scema del giorno



Gli Arcade Fire raggiungono sul palco Bono (vestito da Capitano dell’Armata Minchia) e gli U2 e intonano insieme Love Will Tear Us Apart

I provinciali (repressi)


Non sapevo che quelli sul palco ieri sera fossero gli Slipknot.

29.11.05

Il regalo inaspettato di fine giornata


Sto per avere nei miei byte The Life Pursuit, il nuovo dei Belle And Sebastian.

(Rettifico, probabilmente sarà il regalo di inizio giornata domani, visto che Rapidshare ha pensato bene di lanciare adesso una happy hour e io devo andare a prepararmi per il concerto dei Blonde Redhead)

Quiet is the new mala vita


Concerto dei Baustelle di Roma. Un omino chiede del silenzio per chi aprirà la serata. Spunta dal nulla all’improvviso Erlend Øye e la sua chitarra. Parte del pubblico gli urla di andarsene, lo prende per il culo e sghignazza. “A giudicare da quello che si sente gridare tutto attorno, sembra quasi che Iron & Wine stia aprendo per i Motorhead”, dice Desperate Youth.

28.11.05

Amici Miei – Atto Terzo



Saltando sulle pozzanghere, senza paura dei reumatismi
(Io da vecchio non sarò un coglione, io da vecchio farò il coglione)
[Sigur Rós - Hoppípolla]

Me And Gino And Some Pecorino Down By Portofino



Get my motorino, go down to Portofino!
(che fico, nel video c’è anche Pippo Franco)
[Munk – The Portofino Mosh]

Present from the past


Bedazzled è davvero un grosso, non mi stancherò mai di dirlo. Non andavo lì da un po’ e le chicche si sono accumulate al punto che stamattina mi sono beccato in una botta sola:

un filmato in super-8 dei Joy Division che suonano She’s Lost Control in un pub,

Kate Moss in topless che balla scatenata su un pezzo techno rock (lui sviene),

l’hard disk esterno a forma di mattoncino lego,

i Count Five che suonano Psychotic Reaction (e una miriade di altre nuggets).

No hay blog, no hay instrumentos



What ever happened to Weekendance?

25.11.05

Indiepedia.de


Ma c’entra per caso delio?

La sai quella del norvegese, del giapponese, di Gesù e del travestito?


Volete sentire The Time Warp in norvegese? Volete cantare Superstar in giapponese? Allora queste versioni complete di Rocky Horror Show e Jesus Christ Superstar sono quello che fa per voi.

21.11.05

18.11.05

L’abbellirò con nastri rosa, fiori gialli tra i capelli


Rachele tiene gli occhi quasi sempre chiusi, Patty li tiene quasi sempre sbarrati. Io ho imparato a diffidare da chi canta con gli occhi chiusi, ma in questo caso faccio un’eccezione. 1984, 2005, Oh Bambola. Da Lonox e da Stay Beautiful trovate i video dell’originale sanremese di Patty Pravo e della versione dal vivo dei Baustelle.




17.11.05

Caro Massimiliano, ti scrivo dal 2005


Future Me è un’idea semplice ma stuzzicante, è la vecchia storia dello scrigno sepolto, della capsula che viaggia nel tempo stando ferma e consegnando al futuro una tua parte di passato: scriviti una mail che ti arriverà tra dieci, venti, trenta anni. Vengono in mente tante cose da scrivere al me stesso del futuro, domande, dubbi, suggerimenti per ripescaggi musicali (perché no). Il sito punta sullo scrivere a se stessi, ma immaginate cosa potrebbe venir fuori scrivendo ad altre persone, a quelle che non rivedrai più e a quelle che staranno sempre con te: segreti incoffessabili affidati al tempo, dichiarazioni d’amore impossibile, lettere di cui poi ci si pentirà per decenni. Una trovata che è stata prontamente vampirizzata dal sito di Forbes. L’unico dubbio è: ma qualcuno tra vent’anni avrà lo stesso indirizzo mail di oggi?

Gimme Gimme Gimme Another Midnight (on the darkdancefloor). And then flashlights and explosions


In tema di ritorno ossessivo, il tic-tac è sostituito da un pendolo. Immaginate il pezzo degli ABBA in mano a uno strano ibrido, catapultato negli anni dei Joy Division e capitato tra le grinfie di un gruppo svedese strabico che con un occhio guarda ai Velvet Underground e con l’altro al dark metal, amico dei Throbbing Gristle e che, per non farsi mancare niente, risponde al nome di Leather Nun. Ah, se solo avesse qualche tastiera. Disco Stu, pensaci tu!

(L’ascolto è rubato da uno dei set di Beats In Space, programma di musica mixata da Tim Sweeney e amici per la radio WNYU 89.1 FM. Noterete sul finale che il pezzo viene mixato con la versione dub di Gimme Every Little Thing. Per la cronaca, la penultima puntata è stata aperta da I.C. Love Affair)

((E visto che ho chiamato in causa Disco Stu, ultimamente mi gingillo assai con il Thin White Duke Remix di What Else Is There? dei Röyksopp. I motivi sono più di uno, perché la canzone già mi piaceva, perché anche questa produzione sa di mashup ben riuscito (un bacio lesbico tra Kate Bush e Cindy Lauper incrociato con i Daft Punk dei tempi di Discovery), perché ci sono i pezzi in cui la drum machine si interrompe e si possono muovere le mani nell’aria come nella peggio serata balearica dell’Escape ad Amsterdam, perché Disco Stu ha tolto la domanda del titolo dal testo e da una settimana mi chiedo perché. Che poi c’è anche il Trentemøller Remix che è davvero gustoso ma solo a partire da 3:23, nun c’ho voglia di smanettare con Yousendit, se vi sembrano interessanti cercateli))

15.11.05

One Night To Push And Scream


Mentre comincia la sequela di dichiarazioni sdegnose nei confronti delle classifiche di fine anno, qui si trova il tempo per smistare altre segnalazioni per la pista da ballo, con pezzi la cui vita non va oltre la pista vuota che troveranno alla loro prima selezione.

The Changes potrebbero piacere agli zii che bazzicano queste parti. La loro particolarità è l'utilizzo di strutture melodiche e di atmosfere tipiche del pop anni Ottanta per canzoni indie rock. Come se gli Spandau Ballet o Alan Parsons si mettessero a fare cover dei Death Cab For Cutie. Il pezzo da ballare è The Machine, per spostare il vostro indie-set verso una selezione pop anni Ottanta e viceversa.

Thunderbirds Are Now! C’è il rischio che prossimamente si parli molto di loro in giro e allora io come al solito mi sto zitto e canto le lodi di questo pezzo andante, con tastierine e chitarre riverberate e soprattutto cori, cori, cori. Il pezzo da ballare è il demo di Make History (disponibile da You Ain’t No Picasso), per spostare il vostro set dal momento electro-rock coi Phones Remix a quello con tutte le cose che piacciono ai vostri amici m-blogger tipo Clap Your Hands, Animal Collective o Wolf Parade. E viceversa (uo-uo, tarattattà).

Alter Ego. Oh, con la scusa che i rave tornano di moda, ammollate un po’ di techno. Il pezzo da ballare è l’Ewan Pearson Slow NRG Edit di Beat The Bush (disponibile da Music For Robots), per spostare il vostro set dal momento epigonia Daft a quello con i martelloni, i fischietti e i ciuccetti e i remix fatti in casa di Madonna e Goldfrapp, e viceversa (chetelodicoaffà).

We Are Wolves. Sono canadesi è la nuova forma di imprimatur che si sente spesso in giro. Il pezzo da ballare è Little Birds, per il vero sport dell’anno del dj, ovvero passare da una canzone che assomiglia a My Sharona a una che assomiglia a My Sharona. E viceversa.

La collezione di farfalle ai tempi di e-Bay


Cara, guarda, quello è il disco d’oro dei Postal Service.
Me l’ha donato personalmente Benji perché sono stato tra i primi a parlarne.

in circolo chiuso in


I blog musicali e il loro linguaggio. L'Observer affronta la questione delle parole con cui quotidianamente i blogger di lingua inglese descrivono ascolti e visioni. La ricchezza linguistica e la libertà dai lacci e lacciuoli del referente spesso trascendono nel linguaggio da iniziati e nel riferimento astruso. Aggettivi inventati, tormentoni, l’incipiente e gravosa presenza del personale a nascondersi dietro ogni angolo. Tutto ok finché si scrive per gente che non deve comprarti, dicono sul giornale. Però, come emerge dall’intervista a Sasha Frere-Jones, che scrive in maniera autocontrollata sul New Yorker e su altre testate, il sogno egotico di chi scrive così è l’infezione del media classico. Al solito uno dovrebbe imparare dall’altro, al solito quasi tutti perseverano nelle loro imperfezioni, tanto è la somma delle parti a offrire il miglior servizio.

14.11.05

Voyage Voyage (un post per punti)


A Palermo si festeggia San Martino, con i biscotti di San Martino, che sono durissimi, e col moscato.

Al solito quando torno a Palermo mi taglio i capelli.

Sulla radio del pullman ho sentito la canzone che intitola il post.

Sabato sera, dovendo ripartire per Bari, ho perso il concerto di Simone Cristicchi.

O dico, ma voi avete sentito cantare Cristel Carrisi?

Perché su Rapidshare non riesco a trovare il disco di Violante Placido?

Ieri sera ho fatto del Madonna-uotching. Mi sono appostato davanti al colonnino per l’ascolto di COTDF e ho atteso. Ho contato a decine le coetanee di Madge.

Cliccando sul generatore di numeri a sei cifre che la mia banca mi ha obbligato a ritirare per la gestione online del conto, il risultato è 864569.

(update: qui i cuscini di Bright Eyes, Modest Mouse, Arcade Fire, Death From Above 1979)

12.11.05

Bassi maestro


Tre vecchi bassisti cercano cantante. Astenersi Morrissey, Bernard Sumner, Bobby Gillespie e Ian Curtis.

I heard it all before


(Entra in un negozio di dischi)
- Senti, vorrei una copia di Confessions on a dance floor di Madonna.
- C’è una pila di cd lì, accanto alla sagoma cartonata. Non l’hai vista?
- Sì. Ma volevo “dire” l’acquisto di questo cd, sancirlo davanti a un testimone.

Il primo ascolto degli mp3 del nuovo della Ciccona e di Jacques Rhythm Digitales Lu Cont è stato circondato da abbondante distrazione, perso com’ero nel (tragitto verso) la preparazione di un bagaglio minimo per un breve ritorno alla casa natia. Un’impressione sostanzialmente positiva, come positiva può essere l’impressione di un primo ascolto più distratto del solito. Poi in serata mentre ero impegnato nel solito interminabile viaggio in pullman l’illuminazione. Ero immerso in un adagiato primo ascolto di Cripple Crow di Devendra Banhart (cheppalle, però Pensando Enti è una gran bella canzone) e di The Greatest di Cat Power (ci devo pensare), ma in mente avevo solo una cosa, una canzone anche comica su quant’è fica New York*. O meglio, mi attraversavano le orecchie certi suoi sintetizzatori e io immaginavo remix in cui questi sintetizzatori diventavano sempre più acidi e striduli fino a colorare i miei auricolari e le doppie punte di Devendra e il nasino di Chan.

Insolitamente assonnato seleziono sul lettore Confessions e nel mio rallentamento di sensi colgo particolari. Colgo particolari, non diversamente da tutti i recensori che si stanno esercitando nella grande caccia al tesoro che è questo disco. Per esempio quel rumore di contenitore effervescente che si apre. È solo un indizio, ma in Sorry c’è lo stesso rumore che c’è in Guilt is a useless emotion dei New Order e ci pensi, potresti quasi mixarle. Corri sul lettore ai New Order e ti accorgi che il beat del ritornello è identico e solo dopo un giorno scoprirai che anche quel pezzo dei New Order era prodotto da Stuart Price. Ma non siamo dalle parti dell’auto-riciclo, e nemmeno a dirla tutta dalle parti del raffinato gioco a incastro post-moderno. Confessions non è l’Endtroducing della discomusic, ma la celebrazione dell’arte fagocitatoria della musica dance. Si pensi al singolo Hung Up: Madonna nel ritornello canta le liriche di un suo vecchio pezzo scritto con Prince, su una melodia che sembra quella di I heard it through the grapevine, mentre Price fa di tutto con un campionamento degli Abba. Poi è normale che il solito fan scassapalle dei Pink Floyd arriva e dice che la sveglia è presa da Time. Non rendendosi conto che quella, è una sveglia, un ticetac. Manca solo che pensiate che il don't cry for me sottintenda l'Argentina.

Insomma, per quanto il “Perdonami” possa assomigliare al “Chiamami”, gli assomiglia non come rimando ma nel suo essere espediente. La cosa affascinante è però come questa programmatica somma di vinile sintetico, eurodisco e persino dance anni Novanta riesca divertente e non austera come una Losing My Edge, uniforme come un dj set e soprattutto votata a far ballare. Persino nel fondo negativo della versione trash di Frozen col rabbino di Isaac ci sono quelle chitarrine che fanno così taaanto Jam & Spoon. Tanto subito dopo parte la genialata, battuta hip-hop e Madonna che canta Every Breath I Take sulla melodia di Like A Prayer. Uno stomaco che si autodigerisce. Persino gentilmente autoironico quando chiude con un arpeggio di chitarra acustica. You Can Dance, come dicevano gli Abba, ma anche Madonna.

*Phones, Alkan, Murphy e 2ManyDJ’s, se passate di qui, ci siamo capiti.

Talk is cheap

9.11.05

Il mistero della copertina zozza


Da un paio di giorni a questa parte ho avuto una cinquantina di accessi da Google Image che facevano riferimento a questa immagine, linkata ma non mostrata nel post su Isolée. Gli accessi arrivano da tutto il mondo per cui dubito che la chiave di ricerca utilizzata sia porno studentesse. Riuscirò mai a spiegarmi l’arcano?

Arcadia: The Field Recordings


Tra il 1982 e il 1988 due ragazzini di Ithaca decisero di registrare il suono di tutti i videogiochi con un walkman. Oggi quelle cassette arrivano a noi, con le loro voci sempre meno infantili che introducono suoni sempre meno semplici. Da Qbert ad Altered Beast, con tanto di rumori di fondo di sale giochi urlanti e di bar semivuoti nel primo pomeriggio.

Ascolta Donkey Kong

8.11.05

Una vita vissuta pericolosamente


Prima fai il tastierista in una band finto-fricchettona anni Settanta che annovera tra i suoi autori anche Maurizio Seymandi. Poi fonda una casa di distribuzione cinematografica del quale farai l’amministratore delegato, distribuisci Dogma che ti esce giusto giusto nell’anno del Giubileo e Se Mi Lasci Ti Cancello, con appropriato titolo. Quindi sposa la ragazza coi capelli rossi di Non è la Rai che dice di fare l’attrice in America. Io non so che altro aspettarmi da quello che ormai reputo un genio.

7.11.05

Prossimamente nei migliori teatri




Metal Goddess, ovvero danzatrici del ventre che ballano sui classici del metal
(non riesco a smettere di ridere sul video che le riprende mentre ballano Welcome To The Jungle)

The Killers


Y.O.S. killed the video stars
(e senza l’uso di armi convenzionali, tipo vj brutti-ma-simpa)

Accendo la televisione molto spesso dopo mezzanotte. L’altra notte ho beccato, sul canale dove di solito si vendono i quadri, video di Scuola Furano, Architecture in Helsinki ed Arcade Fire. Ho pensato che fosse una riproposizione temporanea di un canale satellitare su una frequenza locale, una di quelle cose che succedono spesso per brevi periodi. Poi nel fine-settimana durante lo zapping a cavallo del pranzo sono tornato lì e mi sono accorto che la trasmissione ha carattere stabile, ancorché oscuro. Oscuro fino a quando ho letto da Inkiostro che Flux è riconducibile a un’operazione ai limiti della pirateria da parte di Telecom. Ragazzi, ci danno i video indie per tenerci buoni, come qualcuno faceva con i telemorenti regalando Veronica Castro e Dallas! (A parte gli scherzi, il momento che mi ha stupito di più è stato quando è passato il nuovo video a cartoni vettoriali degli X-Press 2, che non avevo ancora visto, e ho riconosciuto dal cappelino da trucker la versione animata di Kurt Wagner dei Lambchop prima ancora che aprisse bocca)

Car-podism killed the radio stars
(e di colpo dimenticherete il termine rotazione)

Selezioni da urlo. Ripescaggi che non vi aspettavate. Dischi che ancora non sono usciti. Sui 106.3 della mia macchina c’è la stazione radio di cui non potete fare a meno. E se entrate in macchina potrete anche partecipare al programma “Diventa diggei della maxcar-mobile per lo spazio di due semafori”. Venti gigabyte variabili in modulazione di frequenza, grazie al coso.

Performance killed the music stars
(e tornate a guardarvi le scarpe!)

Sono stato al concerto dei Need New Body e mi sono reso conto di un fatto. Mi urta il discorso scenico a tutti i costi. I finti sassi davanti al palco, il mantello lamé da ballerina di fila di un varietà di Canale 5 dei primi anni per lo spazio di due canzoni, il rotolarsi per terra neanche troppo bene tarantolato. Molto meglio quando si sono limitati a stare davanti agli strumenti.

4.11.05

Passami il Phones


Fin dalle sue prime prove da remixer Paul Phones Epworth, già produttore di Bloc Party, Maximo Park, Death From Above 1979, Babyshambles e tanti altri, mi ha colpito per le sue creazioni semplici e tutte mirate a costruire tensione acida senza troppi orpelli. Si parla in giro di lui e per tutta risposta escono sue produzioni e Phones remix a getto continuo (dopo il tesissimo remix di Retreat dei Rakes è la volta dei White Rose Movement per i quali ha preparato anche l’apposito e immancabilmente gustoso Phones Gone To The Dogs Remix di Alsatian). Ok, abbiamo trovato la nuova eminenza grigia mi direte, ma il punto su cui voglio soffermarmi è un altro: nel Phones Remix di Nothing But Green Lights di Tom Vek tra un giro di basso e un crescendo (e che giro di basso e crescendo) piazza a tradimento una rollata demenziale di piano che sembra arrivare a noi dritta dritta da un pezzo dei Black Box o degli FPI Project (o del giro di Madchester come dice nel post James, se all’epoca ascoltavate già buona musica).

Apocalypsms Now


Ho appena scambiato 1 sms con delio ke ai concerti fa le foto col cellu.

3.11.05

Sottovoce


Psssstttt. Pare che a fine mese i Blonde Redhead suoneranno a Bari.

Quando parliamo di cosa parliamo quando parliamo


Everything Everything
Ritengo cosa buona e giusta segnalare quando una band poco conosciuta, in vista della pubblicazione di un nuovo cd, mette a disposizione sulla rete il precedente. È il caso degli Everything, Now! che secondo Paste tengono adeguatamente fede al loro nome. Scaricate insomma Sunshine Of Doom e apprezzatene il solare retrogusto surf.

Short Cuts
Mi sono accorto che ultimamente leggo molte raccolte di racconti brevi. Se ne volete una a portata di mano mentre siete davanti allo schermo questo è il posto per voi.

Tra me e sé
Ma siamo sicuri che Hope Sandoval canti Cherry Blossom Girl degli Air solo perché il testo è uguale?

Nor-way-of-life
Uno dei nomi da tenere d’occhio tra i remixer del momento è Lindstrom. L’ascolto del remix di The Wedding di Annie però mi suggerisce un interrogativo: come mai quest’improvvisa e generalizzata voglia di infilare My Sharona ovunque?

Quel racconto in cui alla fine si scopre che il twee era Satana
Odiare i Murder Beach? Ma come si fa ballando l'unico minuto di The Pincher?

2.11.05

We will always be a (laser) light


So che in questi giorni il concetto di ricercatore e quello di dignità di condizione fanno a pugni, e non solo in ambito universitario. Giuro che non lo faccio per sembrare il solito che va controcorrente. Ma tra qualche minuto firmerò un foglietto di carta che avrà scritto da qualche parte la parola indeterminato. Ed è una sensazione strana, forse fuorimoda, che auguro a tutti.

(Il remix di Ageless Beauty del più debole dei gruppi Arts And Crafts, i Most Serene Republic, pare essere il primo estratto dal futuro disco di remix degli Stars: una versione privata degli steroidi e con tutti i musicisti stipati in una cameretta stretta, con un pianoforte appena dissonante e il profumo del caffelatte ovunque)

1.11.05

Ora solare


Ieri ho tirato fuori dal cassetto i dischi che sbagliano ed escono in un momento diverso dall'autunno, per far prendere loro aria e per affiancarli al consueto corredo alla caduta delle foglie, ai the caldi del pomeriggio, ai primi plaid, al libretto delle istruzioni della caldaia, che ogni anno è diversa. Ma aperto il cassetto, alcuni che mi aspettavo non c'erano e mi sono accorto che in fondo in fondo la condizione metereologica, la durata delle ore di luce e la città che ti circonda sono solo dei pretesti per sentire o non sentire un disco. Alcuni di quei dischi erano già fuori dal cassetto, altri non sarebbero comunque usciti.