28.3.06

Il rullo compressore e il sintetizzatore


Justice – Waters Of Nazareth (Erol Alkan's Dur Dur Durrr MySpace Re-Edit)
Jamie Lidell – The City (Four Tet Mix)
Simian Mobile Disco – Hustler
Daft Punk – Technologic (Digitalism Voyage Remix)
Riot In Belgium – The Acid Never Lies

Uccelli (e gatti e farfalle e pipistrelli) venite!


Purtroppo non si può rispettare la tradizione che vi fa toccare con mano tutto quello di cui si parla qui, ma il video di Far From Home in cui Tiga, novello sanfrancesco metrosessualo di completo marroncino lucido vestito, attira su fili della luce disposti a pentagramma animali di diversa foggia a comporre le note della canzone, è al momento una delle cose che ci mette più di buonumore al pari del sole lì fuori e del fatto che quando si esce dall’ufficio ci sia ancora luce. Ora non resta che recuperare dalla casa paterna il braccialetto d’oro della comunione, visto che il polso ossuto già lo teniamo.

Meno di nove gradi di separazione


27.3.06

E comunque è un posto scuro


Sabato sera il pubblico non era per niente variegato. Sul divanetto angolare, con cadenza pari al minuto, si poteva ammirare il classico ingresso da giovane tamarro in disco: andamento ondeggiante, mani a mulinello, faccia ammiccante verso l’amicaglia. Tonymanieristi. Nonostante ciò, poco fuori dal locale due Tatangele abbassavano il finestrino e chiedevano se il posto fosse carino. Alla risposta che dipendeva dalle serate si informavano su che musica si suonasse. Ora, alle volte si pensa erroneamente che il miglior modo per divertirsi col prossimo, e nella fattispecie con le Tatangele, sia dare risposte strambe per vedere l’effetto che fa. Festival della polka, serata di campagna elettorale caraibica di Alleanza Nazionale, Aida Yespica dj. No, basta stare sull’onesto vago e rispondere: elettronica. “Ah, ecco, avevamo visto in giro dei tipi strani”. Sorvolando sul fatto che questa risposta presupponga che il mio look non mi configuri come tipo strano, mi viene in mente che l’unico tipo a dir loro strano che possono avere incrociato sia stato lui:


Arnaud Rebotini poco prima di salire sul palco va nel bagno delle donne e mentre sta per uscire, davanti ai lavandini, stringe mani di giovani fanciulle o meglio di una giovane fanciulla che sta per urlare al maniaco e viene zittita dall’amica con “Lui è *il dj*”. Il suo aspetto è la nostra speranza, ché si dice in giro che, quando si fa prendere, infarcisce i suoi dj-set di goth-metal e industrial e si ha proprio voglia di vedere le facce basite intorno. La serata invece procederà su binari musicali convenuti e contenuti, dalle parti di Deceive dei suoi Black Strobe, però privati di cantato e ancora più infognati e oscuri in cassa dritta. Menzione negativa alla presenza scenica, visto che abbandona il palco dopo ogni mix, lasciando sul piatto già il prossimo pezzo. Statica assenza.

Soddisfano in paragone i Franz’n’Shape. Un dj set onesto il loro, per gran parte costituito da electro contaminata con italo disco, ma che trova il suo punto vincente proprio nel dare la sensazione del live grazie allo smanettamento sulle manopole davanti a loro.

23.3.06

Moriremo barockki? (più tanti inutili post scriptum)


Per uno che viene da una regione che ha interi quartieri ammorbati da edifici stracarichi di angioletti e Bach di gesso istoriati vivi sull’oro che ricopre il legno di organi monumentali, questa non può che essere una minaccia. Ma vediamo di far luce sul fenomeno del momento, il ritorno del barocco (fenomeno assolutamente inesistente, ma bisogna pure inventarsi qualcosa e giuro che non sono io a presentarmi sul mio sito come un esponente della baroquetronica).

Fortdax lo trovi lì alla fine del disco di remix di Nathan Fake vestito da Wendy Carlos che scrive i titoli di coda per il cartone animato di Arancia Meccanica (esegue la partitura l’orchestrina di Springfield). Amico dei Piano Magic, vive in un mondo inesistente dove tutta la realtà è replicata in circoli, fughe e marcette che alternano lo svolazzo di flauti, campanelli e violini all’ossessività clavicembala di certe b-side degli Orbital o di certe colonne sonore infami per horror ancor più infami. Le anticipazioni del suo nuovo disco Divers, sul suo MySpace, parlano chiaro: ammirazione o disgusto. Io non ce la faccio, mi ricorda troppo il violinista trash palermitano Mario Renzi, quello che andava ospite nelle Domeniche In di Pippo Baudo negli anni Ottanta e che ora, non più famoso, continua a gestire il suo negozietto di strumenti musicali accanto al conservatorio alla Kalsa, richiamato ogni tanto dalle televisioni locali.

Nella foto sopra, Mario Renzi


PS1. In tema NF, i suoi live diventano sempre più devastanti, cfr il recente Essential Mix alla BBC: bordate di rumori ed effetti, la casualità che si infiltra nell’iterazione, una Long Sunny conclusiva dal fascino mogwaiano. Mi resta solo da capire come tutto ciò sia reso su un palco.

PS2. Per estensione si potrebbe considerare allo stesso modo barocco anche l'edit degli Who di Deven Miles. Ma non è questa sua cosa che vi voglio segnalare, quanto lo schiacciasassi che è l’edit di The Thing dei Pixies: un incrocio tra i Pixies che cantano stipati in un auto, il basso di Una Lacrima Sul Viso e dell’electro da bigioutteria. Una carta che giocata al punto giusto può proprio far saltare il banco. (Io intanto faccio saltare le listarelle di legno che compongono il pavimento della camera in cui ancora mi trovo e penso che ‘sti Digitalism stanno cominciando a ripetersi un po’ troppo, vedi il remix per i Daft Punk)

PS3. Lo so che non devo sentire dischi che al momento non sono nelle mie corde, ma quando l’andazzo è questo, Duper Sessions di Sondre Lerche mi sembra scritto dal fratello meno cazzone di Michael Bublé.

Ps4. Sabato a Bari seratona: al solito posto mette i dischi uno dei due Blackstrobe (di contorno Franz & Shape che non frequento tanto).

20.3.06

Repetition Repetition


Avrete capito che sono molto preso dalle mie questioni lavorative. Questa settimana mi vedrà addirittura lontano dal computer, davanti al parto del mio ingegno nella nostra area cinquantaeuno. Se non altro ho cambiato casa aziendale e sono passato dalla pittoresca zona Valentino alla tranquilla zona Vittorio Emanuele II – Rivoli (quei pupazzoni sono enormi: quando faccio la rotatoria ho sempre paura che parta qualcosa di Aphex Twin e che uno dei due prenda la Punto aziendale e se la mangi in più di un boccone). Nel passaggio tra una casa e l’altra però ho guadagnato una rete wi-fi del vicino e quindi sarà possibile aggiornare almeno in serata.

Nel frattempo potete ingannare l’attesa con un po’ di minestra (ri)Scalciata. Vero e proprio tappa buchi, DJ Scalcia, il djmix meno cool del mondo trova il suo seguito con mezzi di fortuna e con quelle poche cose che mi trovo appresso in viaggio per lavoro: per dire, se sentite la vocina robotica dire Beats In Space, non è perché Tim mi ha invitato a mettere i dischi alla radio a New York, ma perché il pezzo è stato estratto da lì. E siccome al secondo episodio la ripetizione non paga mai, il tema di questi 38 minuti e 38 secondi è proprio la ripetizione. Gente che ritorna, immagini riflesse, il fascino della scansione (ché se fossimo di lingua madre inglese diremmo “The Spell Of The Spell”). Si ripetono le cose per non ripeterle più, per spezzare il loop in cui ci si contorce, in quattro quarti.

Cyclatron (excerpt) – Domotic
Long Sunny (Vincent Oliver Remix) – Nathan Fake
Weiche Zäune (The Modernist rmx) – Justus Köhncke
Lambda Lambda Lambda Omega mAx In Cairo – Fred Falke vs Cure (mejo de li digitalisti)
Over And Over (Justus Köhncke Remix) – Hot Chip
Way Out – Ellen Alien & Apparat
And I Was A Boy From School (Erol Alkan’s Extended Rework) – Hot Chip
I Look Into Mid Air – Rex The Dog
It’s Not The End Of The World (Mr Suitcase Sky High T Mix) – Le Sport

Dj (ri)Scalcia
Ascolta DJ (ri)Scalcia

Gi-El-Ou-Ria


Come diceva poco fa Patti Smith, il trend dell anno.

13.3.06

Kebab per cannibali


Le trasmissioni riprendono da Torino per le prossime due settimane. In realtà non dovrebbero esserci molte trasmissioni, ma iniziamo la settimana con l’assenza della persona con cui dovevo lavorare, ergo ancora un po’ di tempo dedicato al cazzeggio. L’andazzo dei prossimi giorni sarà però quello del riciclaggio spinto di materiale altrui e queste pagine diventeranno una specie di mucchietto rotante di brandelli di carne ammassata, riscaldata e servita in pratiche pite e/o pani arabi. E visto che parliamo di kebab, si comincia con degli auto-kebab, ovvero quando un gruppo prende una sua canzone e parte da quella per ottenerne un’altra con uno scarto di testo, musiche o atmosfere. I secoli dei Belle And Sebastian, la stabilità dei Death Cab For Cutie, i participi/imperativi battuti dei Pavement e i Rakes che trasformano una canzone sullo spionaggio da guerra fredda a Strasburgo in una sull’incontro con una ragazza in una kebaberia di Watford, da Another Form Of Relief.

10.3.06

Mi dia una Margherita al mou, una piadina Giovane Holden e una Peroni grande gelata


Ieri mentre aspettavo le pizze da asporto, la radio del pizzaiolo mandava i Baustelle tra una canzone del tipo dei Blue e I Ragazzi di Scampia. Nessun problema per me, certo. La sorpresa invece è stata stamattina quando ero piacevolmente impegnato nell’ascolto di At The Controls di James Holden. James Holden in questione ha infatti deciso di aprire il secondo cd del suo monumentale (almeno per dimensioni) doppio mix con una nuvolosa versione dub di Sergio dei Baustelle.

(Ok, At The Controls inizia con Opening Titles dei meta.83, ma ci piace pensare che a volte decidiamo noi titoli, autori e versioni delle canzoni che ascoltiamo)

9.3.06

Pin-ojo, Pin-ojo


Periodicamente mi concedo delle sospensioni di giudizio in cui mi faccio trascinare più dall’attrazione per gli ingredienti che dall’effettiva riuscita della ricetta. Il patetico avviso vi mette insomma in guardia riguardo all’oggettiva trascurabilità della segnalazione, a meno che non siate in cerca di un esotico fenomeno pop da classifica. Najwa Nimri Urrutikoetxea è un’attrice spagnola che avrete probabilmente ammirato in Abre Los Ojos (ruolo che sarebbe stato di Cameron Diaz nel remake americano), Before The Night Falls o Lucia y El Sexo. Najwa in parallelo ha cantato in due gruppi (Clan Club e Respect), in un duo triphop nella seconda metà degli anni Novanta (Najwajean) e adesso conduce una carriera solista pop con qualche infiltrazione di elettronica minima.


Il primo singolo del nuovo disco, Capable, è stato anche remixato da Styrofoam. Walkabout è probabilmente trascurabile come disco e Najwa nel migliore di casi si avvicina alla recente Roisin Murphy o a una versione da classifica di AGF, ma nel peggiore è proprio inascoltabile. Epperò in quei due tre pezzi sufficienti ha un delizioso inglese viziato dall’accento spagnolo. Sì, insomma, tutto per dire che mi piace come storpia le parole in So Offen o quando dice Pinocchio, Pinocchio in Capable.


Ascolta So Often
Guarda il video di Capable

6.3.06

Montiamo un po’ di hype


Erol Alkan ha minacciato per le prossime settimane l’uscita in quasi contemporanea di:

And I Was A Boy From School (Erol Alkan's Extended Rework) – Hot Chip
The Brainwasher (Erol Horrorhouse Dub) – Daft Punk
Waters Of Nazareth (Erol’s Re-Edit) – Justice

Ne uscirà vivo? Ne usciremo vivi?

3.3.06

A Cross, The Universe


Pateticdreampop. Comunque, a chi pensa che io sia diventato un insensibile: non sono tutto dance e synth. Ci ho anch’io i miei momenti pateticamente sognanti legate a canzoni dozzinali, tipo quando ascolto Cotton Candy (Moonbunny Remix) di Healamonster e Tarsier o quando metto in repeat Hide & Seek di Imogen Heap. Però ora parliamo anche di altro. Per esempio,

Psicodiscosintetiz. Nell’attesa impaziente di mettere le orecchie sul Carl Craig mix di Revelee di Delia & Gavin, origliato da Beats In Space (all’undicesimo minuto del mix), ci si consola con altro. Per esempio un remix dei Depeche Mode. Sento già levarsi il cheschifocheschifo e allora preciso: se non ci fosse la voce di Dave Gahan, il remix di Suffer Well degli M83 sarebbe un gioiellino di circolarità sintetizzata disco più. Il remix ruba appunto dei circoli dalla versione originale, li organizza in climax (embe’, sono gli emmeottantatré) e li scandisce con un falsetto che da un lato si riaggancia a certi coretti depesc’ e dall’altro lo ricopre di vernidas da discoteca. Se vi infastisce la presenza di Gahan tagliate il primo minuto e mezzo, più che preferire l’inferiore remix strumentale, privo del magico incrocio precedente.

TechnoCut’n’Kunf. Aupparto cHe sabestiAn fa erpmes lo steso pre*g*evole rxxxx ughuale a se ssteso (crf go(i)nG […[ x Cu- Cu-), cui sì e praesee mOlto D+ dalla fresa che cararrettizza sempeR i memonti dpoo el intenpresazoi: Uaz Jour Neim Aghein? (Busy P Remix) dei Fancy.

Hardtweerock. Lei prende la parrucca, la fissa con delle forcine, inserisce il jack della chitarra, nasconde la spilletta sotto il bavero. Ok, carnevale è passato, ma avete mai pensato che anche le canzoni vanno alle feste in maschera? Per esempio una canzoncella di uno sgangerato collettivo australiano a metà tra la filastrocca e il coro da cheerleader come The Owls Go degli Architecture In Helsinki può travestirsi da pezzo hard rock con chitarre ritmiche ruvide(!), harmonizer(!!) e tanto di assolo(!!!). In realtà le canzoni non fanno tutte da sole, come in questo caso, dove la colpa è di Max ‘Thunder’ Tundra.

Gino Latino Is Fucking In Nirvana


Stavo cercando su internet degli accessori da arredamento quando sono finito sul sito della Fetish Recordings. Ora, il catologo dell’etichetta è abbastanza trascurabile vista la loro propensione per una noiosissima house, ma il secondo nome tra gli artisti in questione è quello di Mario Fabriani, che vedete ritratto nella foto qui a lato. Mario Fabriani è il più anziano produttore al mondo di house. Settantatrè anni, di Napoli, Mario ha vissuto un’infanzia difficile, una gioventù preda del crimine e una vita segnata dal carcere. Per un delitto gravissimo ha passato cinquant’anni in prigione, dove è maturata la sua conversione. Prima è diventato buddista, poi si è avvicinato al mondo della club culture, fino a diventare uno stimato produttore. La sua storia ha colpito anche bloggers di ogni dove, come Suite 303 Server. Anche io stavo per celebrare questo esempio della nostra patria, che non ha bisogno di pagare in discoteca perché entra da dj (capito presidente?), quando ho scoperto che Mario Fabriani è un finto artista, alter ego del proprietario dell’etichetta Joey Youngman. Cosa ci insegna allora questa storia? Che al giorno d’oggi, nonostante internet sia spesso molto utile, difficilmente si possono conciliare buddismo e house pallosa dopo cinquant’anni di gabbio. Molto più semplice che le mie vicine di casa siano chiamate per uno spot dove spiegano la ricetta del riso patate e cozze.

2.3.06

fIre In tHe diSco, Ef-ai-ar-I Ai-eN Si-ei-ai-ar-oUh


Poche storie. Da quando poco prima di Natale fdl ci mise la pulce nell’orecchio qui si sono cominciate e finite le giornate cercando il misterioso remix introvabile. Oggi finalmente mi sento come Indiana Jones e con enorme piacere vi presento

Fire In Cairo (Digitalism Edit) - The Cure
(via twentyfourhours, anche su yousendit per chi ha avuto problemi)

(Ottimo e acido, però però non mi convince il finale)

Sign O' The Tents


1.3.06

Fake Boys And Fake Girls, Clutching Bands


Ricordate gli Autobahn, i nichilisti del Grande Lebowski? I gangsta-rapper Murder 4 Life e I Re Acuti nei Simpson? Janet Jackson e Kimberly in Arnold che si sfidano per entrare nella band r’n’b di Willis? Le finte band della classifica nel negozio di dischi di Arancia Meccanica? I Drive Shaft di Lost? Le Cherry Bomb in Howard e il destino del mondo? Io sono appena arrivato alla lettera D, ma credo che passerò il pomeriggio nell’enciclopedia dei finti cantanti e gruppi inventati dal cinema e dalla tv.

La fine dell’in(die)nocenza



And feel, and feel what it’s like to be new

A volte una canzone un mash-up racconta la realtà in maniera più concisa delle parole. Leggendo in giro del concerto dei Death Cab For Cutie, al netto degli eccessi snob e delle giustificazioni intimiste, mi è sembrato di assistere a una sorta di risveglio. Cominciamo a insomma fare i conti con la distorsione emozionale del giudizio, col dualismo massa-eremita, con le pose, i ciuffi e le frangette che vanno bene solo quando sono le nostre. Io non spero che questo momento di passaggio, questa (finalmente) fine di una prolungata adolescenza triste, si risolva in un deserto che faccia piazza pulita per il nostro futuro. Mi basterebbe che passasse il fatto che la problematicità dell’essere non è il crogiolarsi nella problematicità dell’essere, che non siamo migliori di altri in base alla presunta osticità della discografia posseduta, che il bello deve arrivare alle masse, o almeno alle camerette delle masse. Perché in fondo, pur preferendo altre evoluzioni, un mondo che va ai concerti dei Death Cab For Cutie è sempre meglio di uno che va ai concerti di Gigi D’Alessio. E allora mi sembra di vedere tutto questo, il freddo del Rainbow, le emozioni che si svuotano nella massa, le piccole cose che ci colpivano indiscriminatamente, l’orologio che ticchetta così lento e poi veloce, la voglia di riagganciare, e di riprovarci.

Hung Up On Soul – Party Ben