14.12.04

The Past That Suits You Best


Avevamo da poco stigmatizzato il triste fenomeno dei punkabbestia. Dopo lunghe discussioni, intricate da parentesi bibliche e analisi dei testi dei Ricchi e Poveri (la logica stringente di Se c’è confusione, sarà perché ti amo. Ma se l’amore non c’è, basta una sola canzone, per far confusione), dopo tutto ciò si era pervenuti a dare il valore di indie-humus alla Nouvelle Vague. Giacchèsicera si era parlato bene anche dell’omonimo disco. A questo punto ci rendevamo conto tra una crescentina e l’altra di come in misure diverse gli autori del movimento avevano posto le basi su cui si sarebbero mosse le nostre riflessioni, argute e unte di squaqquerone.

[Stacco brusco di montaggio]

Ragazzi e ragazze vestiti con tute antiradiazioni distribuiscono patetici volantini del nuovo disco degli U2 su marciapiedi trafficati, lo danno anche a noi. Siamo vicini a un megastore e, toh, io e delio cogliamo l’occasione per presentarci e salutare lei. Ma ci accorgiamo che è impegnatissima e non vogliamo disturbarla e allora, pervasi di improvvisa e leggera nuov’onda, trasformiamo la scena in bianco e nero. Ci fingiamo boicottatori di How To Dismantle An Atomic Bomb e ci pariamo davanti a un ripiano pieno di versioni limitate per scrivere sul volantino un saluto. Poi passiamo veloci e lasciamo il biglietto vicino alla cassa e ci allontaniamo, guardandola. Lei non lo legge, nota forse i nomi alla fine. Solleva gli occhi e ci sorride. Noi scappiamo. Totò, Peppino e la nouvelle vague.

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