30.12.08

I want to dance sleep

Ho iniziato a leggere Bring The Noise di Simon Reynolds (Hip-Hop-Rock in Italia) e il mood pippaioleggiante delle prime pagine (spesso smentito dalle note a posteriori scritte oggi su quei vecchi articoli) è ben venuto in giorni in cui guardo ai miei consumi culturali con occhio più problematico che istintivo. O meglio, mi sono accorto che per quanto negli ultimi anni sia andato con la corrente (“going with the flow” se ci fosse stata una versione originale, ahah), poi mi ritrovavo sempre ad avere una prospettiva matura (da anziano), vissuta (da anziano) e da fuori (da anziano) pur consumando generi che a prima vista erano il regno del supergiovane.

Quest’anno dunque si chiude con DJ Koze, che è trentaseienne e spiega coi fatti come l’esperienza (l’anzianismo) possa essere tanto illuminante ed esploratrice. Alla faccia del ciclo-stile di urgenza. Lo spostamento dei confini, lo sguardo oltre possono muoverti anche se non fai arte concettuale. Il qui e ora di Let’s Love / I want to sleep, la tragedia incombente di Mango e Abudinga sono l’altra faccia dell’eterno bagnasciuga del basta ya de minimal. L’imballabile viene reso ballabile come in Zou Zou e Jolly Nuttich Joker, per limitarci a quest’anno. Rilascia interviste che colgono il tuo momento, scratcha come un dj hiphop davanti ai minimalmaniaci e quando sei giù basta riguardare quel video in cui con gli International Pony fa lo scemo ri-coverando Laurent Garnier con maglioni degni di quelli che indossiamo tutti in casa.




Così si chiude con la sua versione di Dance Avec Moi dei Nôze che da circa due minuti in poi è come un ritorno a casa, di quelli che sei in strada e passi davanti alle case in festa con le trombette, bicchieri e battimani che si confondono senza equilibrio e senza armonia e tu invece vai a dormire, perché per una notte non vuoi ballare, vuoi solo dormire. E come tutti i suoi pezzi quando pensi che tutto sia stato detto, a trenta secondi dalla fine riesce a lasciarti a bocca aperta e umanamente sopraffatto, convincendoti che una citazione di Truffaut possa risorgere dal tremendo destino di essere diventata una frase d’acchiappo buona per myspace e facebook. Grazie al modo diverso di vedere una stessa melodia.

Danse Avec Moi (DJ Koze Rework) - Nôze


Update: visto che dai commenti arriva quasi una mezza richiesta, siore e siori, ecco a voi il video di Koze che fa breakdance durante un suo set con Vincent Oliver e Nathan Fake in Giappone




24.12.08

Cassa Disintegrata (A nonXmas Carol Mix)

Io di solito amo le vacanze lunghe. Quando le vacanze lunghe però sono obbligate il piacere non è lo stesso, anche se durano quanto quelle che avevi pianificato. Nel mondo metalmeccanico che sono solito frequentare la parola di fine 2008 è CASSA. Anche qui, il piacere non è il solito. Ci tranquillizzano però. Il 2009 sarà un anno in cui fortificarsi in silenzio, con budget ridotti e preparandosi per quando si tornerà a correre. Io sotto quest’albero regalo la cassa, quell’altra. Messi da parte gli ammiccamenti pop, gli spericolati mashup e l’accessibilità disco o electro dei featuring da Inkiostro, per una volta mi concedo techno, house e basta.

Buon Natale a tutti, comunque.


Cassa Disintegrata (A nonXmas Carol Mix)



Game Over (Loco Dice 5AM At The Tsukiji Market Remix) – Tokyo Black Star [Innervisions]
Mama Coca (SIS Remix) – Jay Haze [Desolat]
Bosworth – Perc [Perc Trax]
Federgewicht (Oslo Version) – Solomun vs Ost And Kjex [Diynamic]
Aftermama’s – Masomenos [Welcome To Masomenos]
Hiding In The Bottom Drawer – Clara Moto [InFiné]
Where Were You? – Rolando [Delsin]
The Pulse – Efdemin [Curle]
Energy Flash – Joey Beltram [Transmat / R&S]
Take Me For A Spin – Simon Baker [Infant]
Like The Way – The Mole [Wagon Repair]
Miles – Lawrence [Dial]
They Only Come Out At Night – Guillame & The Coutu Dumonts [Risque]
Mango Cookie (Dj Koze’s Pink Moon Remix) – Sascha Funke [BPitch Control]

Ascolta e scarica Cassa Disintegrata (A nonXmas Carol Mix)

12.12.08

Cronologie stronze

Ore 10.00: Vengono messi in vendita i biglietti per il concerto della reunion dei Blur il 3 Luglio ad Hyde Park
Ore 10:01: Acquisto dei biglietti per il concerto della reunion dei Blur il 3 Luglio ad Hyde Park
Ore 10:02: Vengono messi in vendita i biglietti per il concerto della reunion dei Blur il 2 Luglio ad Hyde Park

9.12.08

Il prezzo della benzina si è quasi dimezzato, ma tanto non sappiamo dove andare per l’ultimo dell’anno

Uno si sbatte tanto e poi basta un weekend lungo per buttare all’aria settimane e settimane di oscuri pezzi sfollagente. Tornando a casa ero persino contento che su M2O Gabry Ponte stava suonando il remix degli Aeroplane di Grace Jones (ancor di più perché poi lo mixava con una cover tamarra per fisarmonica alla Sanim della musica di Tetris + il jingle dell’impasticcato che canta “Shock sotto shock una vita sotto shock, oh Gabry sei troppo sotto shock”). Poi succede il macello. In giorni altrimenti tranquilli, un’orda di fan di Bon Iver si accampava nel precedente post, prima facendo strame del record di visite del mese precedente (cari repubblicani, Bon Iver avrebbe avuto qualche possibilità in più contro Obama), poi superando il record annuale (eh, sì, l’anteprima di Blind di Hercules & Love Affair). Ero pronto a smorzare questi entusiasmi con un verboso post su come nessuno abbia affrontato i temi “l’occidente vive anestetizzato la recessione?”, “il dubstep può esserne la colonna sonora?”, “la fine della Skull Disco”, “no la carne alla diossina non basta” intitolato Tutti i suicidi che non ti ammazzano ti rendono più forte. Quando stamattina scopro che sul suo blog per il New Yorker Sasha Frere-Jones ha linkato il post con il pezzo di Bon Iver. Mi ha pure fatto venire il rimorso che ancora non ho sentito il mixtape di Esau Mwamwaya e Radioclit.

ps: Nesrib di SIS mi è tanto simpatica quanto Trompeta di SIS mi stava sulle palle

Death Is Not Final - Shackleton


1.12.08

Gino Salamella è il nome perfetto per uno di quei produttori di italo-minimal che vanno di moda per ora ma...

...Raibaz invece è andato a sentire / vedere / ballare / tutto Laurent Garnier ai Magazzini Generali. Ed è un gran leggere


Spaccacuore

Sentirò solo oggi 808s and heartbreak di Kanye West, ma l’attesa è tanta viste le interessanti riflessioni che suscita in giro su tecnologia in musica, arte e vita personale, noi giovani trentenni di successo cuoricione spezzato: tra le tante segnalo mm1 e il sempre indispensabile Simon Reynolds che traccia un parallelo su abusi e usi delle possibilità di produzione software tra Kanye e i Guns’n’Roses (ok ho da poco scoperto gli usi perversi di compressione e sidechaining quindi è come sparare sulla croce rossa). Non potendo fare a meno di soccombere anche io al “rendi il tuo blog da trentenne più adolescenziale con Kanye e con immagini robotristi”, controbilancio con la gioia di testa e di pancia che provoca il nuovo pezzo di DJ Koze per il terzo episodio della Areal meets San Martino Campanaro per bambini tedeschi: proprio quando sembra che Koze utilizzi i synthoni alla Delia e Gavin in modalità minimal malata (“noi trentenni che* abbiamo ascoltato troppa musica preferiamo mischiarci coi guidos adolescenti”) i pitch derivano e le melodie barcollano con sfumature deep house (“noi trentenni poi alla fine stiamo a casa il sabato sera e raccogliamo le provocazioni sonore di altri trentenni che hanno ascoltato troppa musica”).

* il termine “noi trentenni che” è ispirato dalla rubrica “noi che” da I migliori anni della nostra vita**
** noi che non sappiamo se ci abbia più EMOzionato l’uso di Delia & Gavin o di Renato Zero ne Il Divo


Abudinga - DJ Koze

26.11.08

Run Babies Run

Questo è il video di Run Wrake per Music For Babies di Howie B. E questo non è il solito post “E i FSOL ed Howie B non ci sono più”, anche perché pare che il 2009 sia l’anno del ritorno per i Future Sound Of London, col loro nome e con un alter ego cosmic disco (Amorphous Androgynous) che l’altro ieri è uscito con una doppia compilation che mette insieme Osibisa, Miles Davis, Devendrone Banhart, Can, Hawkwind, chipiùnehapiùnemetta e ben due pezzi fattapposta. Qui si parla di Run Wrake. Negli anni Novanta Run Wrake era l’artefice di quei video musicali animati che disturbavano unendo gli oggetti del quotidiano e un tratto netto e pop a collage sdruciti di pezzi di corpi, organi e vermicelli assortiti. Il tutto veniva condito con un gusto paranoico per la ripetizione, l’avanti e indietro e l’immagine ingoiata dall’immagine. Ha girato tutti i video di Howie B e due per i FSOL, ma aveva iniziato con i Gang Of Four. La vicinanza con Howie B si è tradotta in una collaborazione non esaltante ai visual dei concerti degli U2 (dal Popmart al Vertigo) e nei primi anni di questo decennio ha fatto da badante a residuati dei Novanta come Stereo MCs, Manu Chao, Charlatans e Asian Dub Foundation. Non essendo mai stato un grosso frequentatore dell’NME però mi era sfuggito che per dodici anni, dal 1988 al 2000, Run Wrake ha illustrato ogni mese una recensione col suo stile pop marcio e immaginifico. Sul suo sito presenta purtroppo soltanto una selezione di quei lavori ma i valentini senza cuore, i dischi che si fanno in quattro, i ganci hip hop e le canzoni nordiste del fanclub adolescenziale qui sotto fanno venire voglia di recuperare tutta la collezione.

25.11.08

Preferisco sempre il peggio

Forse per ripagarci del fatto che ancora rimpiangiamo la scomparsa dalle loro pagine di Stefano e che gran parte dei nuovi collaboratori parla di musica che in media mi annoia, a Vitaminic decidono di segnalare Efdemin nella playlist della colonna di destra e lanciano Pronti al Peggio, che è come una specie di televisione del sito per dirla come direbbe un Costanzo o un Pippebaudo. Se escludiamo il finto pestaggio di Pastore, l’inizio è di quelli che ci piace.

Nell’ultimo contributo parte Fossifigo, una rubrica dove si spiega senza troppe romanticherie e con giusto realismo, come i musicisti si mantengano in attesa di riconoscimento economico. Al di là del fatto che suonare negli Ex-Otago non dia da vivere, un applauso a Simone che ha mandato a fanculo il sistema della produzione artistica che pretende di farti lavorare (nel suo caso da grafico) senza pagare e ha preferito dei soldi veri a fine mese da autista di pullman.




Grande invidia poi per l’inaugurazione live con i Casino Royale in salotto. A me il video di La soprà qualcuno ti ama non faceva che dire (No) Protection meets Milano For Zombies in reverse.


24.11.08

Dai potere alla manopola


Through The Robot Chicken Shed - Le Sarge En Board
(the sound of *my now*, ovvero "funky robo-gallo come cazzeggiamo per otto minuti e mezzo questa sera")

20.11.08

La centrale delle luci (rosse) elettriche

Clubbing, probably. Checking out the techno places [J.C.]

La passione per la musica ti porta un po’ dappertutto e dopo gli spazi riappropriati con le KK, i luoghi del post-industriale, le discoteche fighette, i pub della provincia, gli auditorium delle fondazioni, non potevi che finire lì. Tra le puttane. Possiamo chiamarle signorine con tatto leggero, possiamo usare la freddezza da teorico di marketing del termine eros center, possiamo esercitare i nostri aggettivi su quei neon e sui boombox che ancora non si sono fatti sostituire dagli ipod, ma la verità sta nelle facce di chi sta dall’altra parte del vetro,da qualunque altra parte del vetro si stia. Il Café D’Anvers è lì in mezzo, circondato da vibratori reggicalze fucsia pelle e tutto il resto. Le grosse catene che sostengono i sedili sono memoria del porto vecchio, le alte mura ricordano chissà quali merci depositate in tempi andati. All’estetica del casino si allude solo in un salottino fatto di vecchi divani di velluto, ma per il resto il pavimento con le luci colorate e lampeggianti, la macchina per il fumo e la gigantesca pallaspecchio richiamano alla mente più che altro gli ultimi giorni della discomusic, o anche le discoteche di provincia per liceali in gita degli anni Novanta. Con tanto di ventenni (pochi) che sembrano liceali in gita in una discoteca di provincia.



Andrew Weatherall sbadiglia già prima di prendere posto. Per circa un’ora e mezza martella con una tribal tech minimale scarna, e me lo aspettavo, ma senza bassi e sintetizzatori. Solo pestoni piatti e duri su enormi blocchi di marmo e un utilizzo rarissimo di riverberi. Mentre la pista si svuota incurante, più per l’orario che per il fastidio o la noia che invece provo io, penso che questo sguardo fisso e catatonico, ormai privo pure della disperazione, sia molto inglese. Un passo oltre le noie RadioSlaviane. Un gruppo di signorine entra con lo sguardo di chi ha appena finito il turno, ma scappa via presto. Forse ormai il posto giusto per sentirlo sono quei pub dei sobborghi con le serate in libertà o il podcast del Golf Club dei Brocchi in cui be-bop, rockabilly, indie, shoegaze dub si mischiano come 45 giri sentiti sul giradischi portatile dei tuoi a casa del nonno. Prostituzione senza giustificazione. Annoiato non resisto fino alla fine e decido per la via del ritorno. Sei triste, and you too will learn to live the lie.


Crazy Place (Original Mix) - Dave Aju

11.11.08

Giovani, carini e con il ritmo nel sangue

Si è da poco discusso di preach-a-pella (=voce declamatoria quasi da predicatore su musica elettronica fica) e da poco l’elezione del nuovo presidente americano ha fornito un discorso che sembra fatto apposta per essere messo in musica. Il discorso di Obama è così musicale nella ritmica e nell’evoluzione che non ha bisogno di essere manipolato, è già mixtape (è rap direbbe Luzzato Fegiz). Ha già dentro di sé l’house, l’Africa, le armoniche redneck e la festa. Devi soltanto ascoltarle bene e ballare con Ann Nixon Cooper.

It’s The Answer Mixtape – maxcar (ALT)



I Need A Life (Four Tet vs maxcar Bending The Arc Of History Version) – Born Ruffians
I Exist Because Of You (Heinrik Schwarz vs maxcar Brick By Brick Live Version) - Heinrik Schwarz and Amapondo
Kiss You On The Cheek (King Of Town vs Maxcar I Want To Kiss Ann Nixon Cooper On The Cheek Version) – Desmond And The Tutus


6.11.08

Hallelujah

Forse dovremmo prendere in considerazione l’idea che Obama possieda poteri taumaturgici. Ero ancora sconsolato del fatto di aver spostato il mio weekend lungo in Belgio, dalla settimana di Bengodi a quella di Calecchie. Ero annoiato dal programma di I Love Techno (e comunque è già sold out). Mi sono reso conto ascoltando ieri sera la compila Cosmic Balearic Beats che tutte le volte che negli ultimi tempi mi sono convinto a una serata da club, stavamo da quelle parti e rifuggevo le estremità techno e minimal. Soprattutto, da settembre a questa parte mi sono intrippato di acid house e della remixografia completa di Mister Andrew Weatherall. Mi sono persino fatto una versione personale di Pop Porno sopra la sua Feathers. Così ieri per festeggiare Obama, scelgo la visione in musica del futuro. E cosa scopro oggi? Scopro che venerdì prossimo al Café D’Anvers mi attenderà il dj set di Mister Andrew Weatherall. Hallelujah.


Hallelujah (Andrew Weatherall Club Mix) - Happy Mondays

5.11.08

The name of the game is power



Rompo il silenzio scaramantico per un po' di festa. Le foto di Callie Shell del prima sono molto belle, lo han detto tutti. Spero che ne abbia fatta qualcuna anche stanotte. Ma ora, facciamo Baracka, ahah.

Come Together (Andy Weatherall Mix) - Primal Scream

2bita sempre di chi ascolta la tua stessa roba (e ha le tue stesse perversioni)

Non scrivi quasi più e in una delle poche occasioni discuti di Sasha? Insomma poi, hai sempre cercato di mantenere un certo livello, sarebbe come se Wire discutesse di Tony Braxton (come, Tony ed Anthony non sono la stessa persona?). Comunque, Sasha ha dato alle stampe Invol2ver (Involtuver? In Volver? InvolT9r?), che per i fan di Sasha e della progressive-house è come se per i fan dei Nirvana i Nirvana con buonanima Cobain vivo avessero fatto NeverTooMind. Oddio non proprio lo stesso, io sarei stato contro anche *a quello*. Per farla breve, un mammasantissima del “Su co’ ste mani”, dopo quattro anni e con grande strepito caccia fuori il seguito di una compilation che tra i prog-talebani è una pietra miliare. Già allora tirava in mezzo UNKLE ed Ulrich Schnauss, ma oggi va oltre. Ormai il suo immaginario è il nostro immaginario. Scorri la lista dei nomi e vedi, uno dietro l’altro insieme a minori come Engineers o Home Video della Warp, Telefon Tel Aviv, Ray LaMontagne, Apparat, Girls In Hawaii nei bonus, Ladytron. Gli M83?! Thom Yorke... Sì, Thom Yorke. Immaginate un djset con una tripletta di Ladytron mixati con M83 e di seguito Thom Yorke. Già sarebbe troppo, ma vedi pure Rone, quello di Bora su InFiné. Pensi davvero di schiattare. Ovviamente non si tratta di originali, sono sue riletture ultra-plasticose su-falsopiano-ancorapiusu, ora aggravate da un utilizzo elementare e rassicurante di Ableton e da un flusso fastidiosamente enfatico e lineare come ama il genere. Pensi di schiattare, ma arriva il momento in cui Sasha sul giro di sintetizzatori di Couleurs di M83 schiaffa un Thom Yorke Eraserhead privato di tutte le sue turbe e ansie e problematiche, quasi sorridente gnégné: sulla carta avresti voluto farlo tu, ma ci stai male, è eccessivo, è violenza. Non si sevizia, così, un paperino. Per il resto tanta noia, così che confermo quella stortura mentale mai verificata secondo cui le serate prog debbano essere sulla carta le più tranquille: come fa a esserci una rissa con gente che apprezza ‘sto imbamboleo. Siccome però qui non buttiamo via niente, una cosa mi sento di segnalare: la rilettura In2Vol2Ver2 di Destroy Everything You Touch delle Ladytron, pur nei suoi inutili ableton-luoghi-comuni, ha un basso magmatico e una gestione malata dei campioni vocali che usati sapientemente non sfigurerebbero in un buon set techno, insieme mentale e a braga calata. Bonus track, l’originale di Flesh di Rone, anche se io preferivo Bora.


Sasha mixes Couleurs into The Eraser - M83 / Thom Yorke
Destroy Everything You Touch (Sasha Invol2ver Remix) - Ladytron
Flesh (Original Mix) - Rone

3.11.08

Lo vuoi un palloncino colorato?

Inkiostro mi ha chiesto di remixare gli I’m From Barcelona, con la stessa leggerezza di uno che chiede a Troy McLure di tenergli d’occhio l’acquario (tutte le altre similitudini che mi vengono in mente sono più fiche, ma probabilmente poco adatte a un pubblico facilmente impressionabile). Io però non avevo ancora sentito il pezzo originale e allora ho deciso di accettare a scatola chiusa. L’ascolto delle singole parti vocali e strumentali si è subito tradotto nell’entusiasmo di poter tradurre i cori di chiesa in una disperazione industriale alla Radiohead trattata con tecniche di produzione alla Burial o alla Four Tet. Il pezzo originale invece era più dalle parti di un cartone animato degli Arcade Fire, con lieto fine. Nel mio caso invece la trama è che c’è un serial killer vestito da cantante degli I’m From Barcelona che testa l’età mentale degli indie-kid col Nintendo DS e il giochino della Kidman e se uno dimostra meno della metà dell’età fisica lo fa a fette. Ovviamente il lieto fine ce l’ho anch’io: il serial killer non uccide le indie-kid e canta con loro il coro finale sul tetto dell’Hana-bi.

it-pennywise-basement

30.10.08

Alternative

Quando ancora non esisteva MTV Italia, MTV arrivò in Italia con la sua versione inglese. La mia formazione musicale già allora scombinata passava per un piccolo show serale chiamato Alternative Nation, condotto da Toby Amies. Toby Amies era figo in maniera scombinata e scoordinata. O forse ricordava semplicemente i personaggi di Beverly Hills e Twin Peaks. Fish Heads! Fish Heads!. Potevi vedere certi video solo lì, altri su Chill Out Zone. Lui poi creò MTV Hot che per l’Italia fu ovviamente ceduto ad Andrea Pezzi, migrò negli Stati Uniti e presentò MTV Live che in seguito sarebbe diventato TRL. Tornato in Inghilterra ha lavorato per uno show della Lonely Planet e per la BBC. Oggi è fotografo e filmaker a Brighton. Davina invece ha presentato tutta la serie del Grande Fratello inglese.


Foto di Amerigoland

Less Than Zero - Manda Rin

29.10.08

Che differenza fa

Il mondo scorre noncurante anche quando ti estranei dentro un un paio di cuffie. Il problema è che a te sembra che tutto si fermi quando togli quelle cuffie. Le dovresti tenere sempre, tanto ormai hai anche imparato a dialogare senza toglierle. Così per due settimane non succede niente, anche se è successo di tutto. Per esempio ritornano The MFA, l’allstars dei figli di buona donna. The MFA sono Alistair e Rhys. Alistair ama la dance e Rhys i Super Furry Animals. Nel gennaio 2004 pubblicano The Differerence It Makes con Border Community di James Holden ed è subito botto. Techno-twee. No, i Boards Of Canada alla discoteca. No, due che fanno quello che vogliono tra electro, emo-trance, chitarre acustiche e foto vestiti da Pet Shop Boys. Coccolati dalla Kompakt e dalla B-Pitch Control, da Michael Mayer e da Ellen Allien, tirano fuori un altro EP, qualche traccia sparsa e poi scompaiono, mentre le collabolarazioni in remix altrui si diradano. Non sai se siano le sostanze o se abbiano preferito un altro lavoro, ma la tua casella di mail si intasa di venti messaggi al giorno di gente che batte quotidianamente il ferro senza porsi il problema che tu sia interessato alla loro musica e loro non ci sono. Non sai se abbiano bisogno di aiuto o se hai solo più gusto nello sceglierti le one-hit wonder tra i meno capaci di monetizzare il talento. Alla fine però ritornano alla comunità dove hanno iniziato. Non ci credi tanto, non farà la differenza, ma sei pronto a rimetter su le cuffie.


The Difference It Makes - The MFA

21.10.08

Terra Nostra

Il viaggio di Inkiostro/Batteria Ricaricabile negli episodi-pilota in musica delle serie più trascurate dalla maggioranza modaiola continua con Terra Nostra. Sfortunata nella collocazione iniziale su una rete secondaria, la storia degli emigranti italiani in Brasile ha saputo più che raddoppiare i suoi fedelissimi nel tempo. Per raccontarla sono qui con noi Kanye, sedici cavalli di potenza, la delocalizzazione del gospel, un Mark Lanegan dolente come un Johnny Cash della techno, la terra promessa, gli Eurythmics, il Brasile.



terra_nostra

Terra Nostra (MP3)



Tracklist:
Promise Land - Kanye West & Malik Yusef
Wayfaring Stranger - 16 Horsepower
Wayfaring Stranger (Burial Remix) - Jamie Woon
Black River (Gui Boratto Remix) - Bomb The Bass feat. Mark Lanegan
Promise Land (Pilooski Edit) - Findlay Brown
Love Is A Stranger (Coldcut Remix) - Eurythmics
A Minha Menina (live at Barbican) - Os Mutantes

(Il precedente pilota, Senza Traccia, ora con playlist)

13.10.08

A Ibiza diresti di sì, a Formentera no

Grazie Borgonovo



Maxcar Formentera Vita! Incarnition
alternate zshare

post cancellato senza preavviso, al prossimo mi faccio cancellare dalla Aip Mascin


7.10.08

Bicchieri

Ai primi di settembre sono stato ad Anversa per sette giorni. Il giorno prima di ripartire siamo andati al Petrol. I belgi vanno al Petrol in auto o in bicicletta, ma se tu non sei belga quando arrivi al capolinea del 23 (culo!) non ti resta che wandel richting Schelde, per un chilometro e mezzo. In quel chilometro e mezzo di allontanamento post-industriale dalla città hai alla destra i container che chissà cosa contengono, alla sinistra della campagna incolta, davanti qualche tir parcheggiato con l’autista che dorme con un occhio aperto e alle spalle la suspence di poter essere rapito/scippato/violentato da un momento all’altro. Così scruti se quegli altri passanti, avanti e indietro, possano essere fan di Radioslave o degli Aeroplane e speri che siano degli Aeroplane, ché comunque anche Radioslave con tutto il buono che si vuole a Quiet Village non ispira certo tranquillità. Il marciapiede si inabissa in un sottopasso ma non c’è nessun incrocio e riemerge senza senso. La cosa più strana è che i pochi davanti a noi scendono e tornano in superficie mentre noi camminiamo in strada, come se l’aria potesse proteggerci. Il Petrol è lì davanti, in una zona industriale petrolifera che sa di dismissione. Dentro è come una festa delle medie in cui è arrivata la metà delle persone invitate. Ma è ancora presto.

Raccolgono bicchieri. Noi che viviamo in una nazione sfortunata dal punto di vista del clubbing abbiamo visto tutto. Abbiamo visto la bella gente che va in un locale perché c’è la bella gente, abbiamo visto i tamarri in cerca di fica, abbiamo visto gli hipsters e abbiamo visto gente così sconvolta che non sappiamo come sia arrivata e come tornerà a casa. Ad Anversa raccolgono i bicchieri. Un duo di dj cerca di attizzare con un'incoerente sequela di disco e techno oscura. Fate conto di ballare un misto dell’ultimo disco di Lindstrøm e di Ass To Mouth di Jay Haze. Non sai se sia geniale o se inseguano alla ‘ndo cojo cojo i fan di Radio Slave e Aeroplane, ma non si nega il piacere davanti ai Discodeine che remixano Trembler dei Photonz (Ah! Il caro DisKoInKiostro Vol. 1). Molti ballano, ma la maggior parte è impegnata a socializzare e a raccogliere bicchieri. I bicchieri li raccolgono perché ogni dieci bicchieri raccolti hai diritto a un ticket. Per un cocktail ce ne vogliono tre, ma con un ticket tutti prendono la pilsner che è una specie di acqua gialla non frizzante impropriamente detta birra. Arriva anche della gente in acido coi braccialetti del Laundry Day, ma quelli ballano con uno sguardo dimentico del concetto di bicchiere. I dj schiaffeggiano sempre più e poi buttano nel mischione Beggin’ di Pilooski (i genii!). Tutti chiacchierano, ballano acidimentichi e raccolgono bicchieri. Siccome però quelli che ballano acidimentichi sono pochi e tutti gli altri chiacchierano e raccolgono bicchieri, quando Matt Edwards inizia il suo set è in difficoltà.



Radio Slave è in difficoltà perché pensa che il suo successo dipenda da quanto balli la gente ma non si rende conto che dipende da quanti bicchieri vengano raccolti. Così, con sguardo inusualmente spaurito comincia, dopo un pezzo anonimo, con un uno-due braga-calata a base di Good Life originale e di un pezzo con le trombette (non la famigerata e odiosa Trompeta di Sis e mi ritengo fortunato a non averla mai incrociata, non essendo mai andato a ballare quest’estate tranne che in questa occasione). Poi, quando la pista si svuota e si riempie indipendentemente da quello che si sente, prende fiducia e tira fuori “il set alla Radioslave”. Peccato che nemmeno Grindhouse mi convinca della cattiveria e/o malattia e/o mentalità delle sue cose. Piatto, costruito e scemo come l’occhio sbarrato che immagino dalle sue produzioni. Rimaniamo fermi e annoiati al centro della pista e alcuni anziani (saranno coetanei) si preoccupano di noi. State bene? Stiamo bene. Ma allora, che, state mica guardando la tv? Una partita? Se avessi un telecomando, rispondo, cambierei dj. Ma intanto intorno raccolgono bicchieri come mai si era visto, con livelli tali da demolire il concetto di entropia. Un ragazzo, biondino solitario alla River Phoenix di Ti Amero Fino Ad Ammazarti, addirittura ha una pila che parte dalla tasca posteriore del suo jeans e continua avanti e tiene a destra, mentre a sinistra ha l’immancabile pilsner.



Quando Radioslave passa la palla agli Aeroplane, i socializzatori dormono a casa, gli impasticcati continuano indomiti, pochi sono i raccoglibicchieri e noi iniziamo a muoverci. Gli Aeroplane cominciano come al solito in crescendo, con un pezzo che dice “Mi Nombre Es Rosa” e con Moon Song dei They Came Frome The Stars I Saw Them nel remix degli Holy Ghost e poi la voce di Annie che sia Toby Tobias o nuovo disco. Matt Edwards balla a lato della consolle in nome del quieto villaggio. Gli Aeroplane sembrano due ingegneri, uno vestito da ingegnere edile con la camicia alla barese, l’altro da ingegnere elettronico con la maglietta bianca della salute sotto alla camicia. La prima parte disco si tramuta in un meraviglioso set di techno subacquea. Gli impasticcati si siedono via via, il River Phoenix solitario, conscio che mai consumerà tutte quelle Pilsner, cede bicchieri alle ragazze e noi balliamo freschi e sorridenti. Gli anziani (forse coetanei) ci dicono “Ah, questo vi piace!” e io rispondo “Abbiamo trovato il telecomando!”. La parte finale è senza freni e tra il remix di David Rubato, Ein Riton Klein Nacht Rondò Vee-neziano, West End Girls e persino un po' di diva-house, rimaniamo solo noi al centro, anche senza Whispers, 69 e Love Love Love, e il sorriso degli sfatti acidimentichi sdraiati ovunque e lo sguardo bello e un po’ triste del River Phoenix solitario.



Il post l’ho scritto ora dopo un mese e quindi non mi ricordo tutti i pezzi suonati. Ad Anversa ci torno a Novembre. Non ci sono djset in programma, ma in quei quattro giorni in Belgio ci sono i concerti di The Streets, Fujiya & Miyagi, Fleet Foxes, Bandabardò, Kanye West, Tv On The Radio, Death Cab For Cutie, Roisin Murphy ed Hercules & The Love Affair.

Circuit (Aeroplane Remix) - David Rubato


26.9.08

Yvppie Tv (ripristinato senza mp3)

“Per il resto tutti gli album precedenti a Duke mi erano sembrati troppo artistoidi e intellettuali”

Dice che Dear Science dei TV On The Radio è pensato per ascolti piacevoli e salottieri, da yuppie inseriti. Piacione che piace a tutti tranne quelli a cui non piace quello che piace a tutti. Sgombrata la piacevole e piaciona sensazione che già a metà del primo ascolto in ufficio mi ha fatto esclamare in piedi “Viva Tutto!”, staccando la cuffia dal notebook più o meno dei pressi di Golden Age, mi sono ritrovato in mezzo alla vendetta storica nei confronti di Kid A. Con tanto di funk, afro-fiati, battimani e sintarelli. “Dear Science, please fix all the things you keep talking about or shut the fuck up” è la richiesta di applicazione alla scienza, l’approccio artistoide e intellettuale al servizio della musica e non viceversa. Dove la scienza in questo caso non è l’LHC ma l’art-rock. Poi ci si può beare delle ambivalenze, dei particolari e della costruzione, ma l’importante è che lo spirito con cui si ama la dance di queste pagine abbia trovato ancora espressione in un disco di pop classico e inventivo.



(Blogger ha cancellato il post precedente per violazione del DMCA con segnalazione a Cillin Fcts e ha minacciato che con ripetute violazioni l'account verrà rimosso. A tal proposito ricordo che "mp3s on this blog are offered for a limited time and only for evaluation purpose." e come dice ink "If you are the artist or the copyright owner and would like a link removed, just let me know. I'll take it off, and you'll lose some free promotion.")

19.9.08

Senza Traccia

Il pilota di Senza Traccia, la nuova coproduzione Inkiostro/Batteria Ricaricabile, è un mix trance alla Tiësto o alla Gabry Ponte. Tutto nasce come ripicca verso il padrone di casa che mi ha rifiutato un remix delle Pipettes, in quanto potenzialmente trance. Se non avrà successo sono già in cantiere il pilota di House e quello di Law And Order: Elevator Inspectors Unit. O-oh-o-oh-o.

Senza Traccia
Senza Traccia (MP3)



Tracklist:
Solid Gold (Jackmate Remix) - International Pony
Arcadia (Telefon Tel Aviv Remix- Edit) - Apparat
Hold My Hand (Innervisions Orchestra Remix) - UNKLE
Dull Flame Of Desire (Modeselektor's Remix For Girls) - Bjork feat. Anthony
Nord Sud Ovest Est (Datura Sonora Remix) - 883


14.9.08

Circuito 32


(non è un edificio in demolizione, è un edificio in ridefinizione)
Circuit (Steve Moore Remix) - David Rubato

30.8.08

Ah, in caso che...

...non sapeste chi siano gli Aeroplane (ovvero Fasano & De Luca)

Aeroplane mixing for Resident Advisor (tracklist here)
Whispers - Aeroplane feat. Kathy Diamond

29.8.08

Suo fratello non è figlio unico

Mathew Johnson ha un fratello che nella techno inietta electro e la bella IDM di noi che eravamo ragazzini negli anni Novanta e nessuno mi (vi) dice niente?! In passato lo ha pure remixato The Mole che nell’occasione buttò nel calderone pure l’house schizzata.

Per la cronaca io torno in ferie (bella la vita del lavoratore, eh). Vado ad Anversa, città del mare, del design e della musica disco-cosmica. Aspetto appena che se ne vadano da lì i Mogwai per arrivare. Poi giuro che faccio penitenza e salto Jay Haze, Passarani, D’Julz, Solomun, Sasha (ahahah) come ringraziamento agli dei per la possibilità di assistere a ben due set degli Aeroplane, uno al Laundry Day e uno di supporto a Radio Slave. Benvenuta Nuova Ibiza.

Love's Duel (The Seduction Business) - HRDVSION

26.8.08

Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere

- Hai sentito, stanno facendo il revival di Yeke Yeke di Mori Kante. Itsutumeniahaaaaah
- Devo avere da qualche parte la cassetta del Festivalbar di quell'anno. Scialpi con la povera Scarlet, Alzati la Gonna, Run DMC, Irene La Medica, Wonderful Life, Yello, Vanessa Paradis. Sai di chi è la colpa?
- Linus?
- No, Richie Hawtin

22.8.08

Mettendo da parte le vacanze

Stavo per riprendere con un post sulle mie super-rilassanti vacanze solo per infilare da qualche parte il gioco di parole più scemo dell'anno che continua a farmi ridere ancora quando ci ripenso (Mr Ouzo, ahahahaha). Poi ho deciso che bisogna ricominciare in modo diretto. Uno dei dischi di cui si parlerà molto a settembre in ambito "cosa c'è oltre la techno" sarà Shedding The Past di Shed. Nessuno però vi farà notare a cosa assomiglia un certo pezzo. Salvo il sottoscritto con un diagramma di flusso.


Estrangé - Shed

1.8.08

Pure qualcosa di noi resterà

Come una tv di second’ordine vi lascio con le repliche. I quattro episodi di DisKoInKiostro raccolti in un comodo post-cofanetto da far invidia alla raccolta de Una Rotonda Sul Mare sono per la prima volta raggiungibili direttamente da qui senza passare da chi ha reso possibile tale insensatezza.





Come appendice bonus vi lascio con la segnalazione dei cinque pezzi profondissimi che nell’ultima settimana avrebbero formato l’encore se solo ci fosse stato il tempo. Ricordate la crema protettiva e ci si ribecca tra qualche giorno.



D.P.O.M.B. (Version 2) - Âme & Heinrik Schwartz & Dixon
Minimal (Original Mix) - Matias Aguayo
Plastik (Todd Terje Türkatech Remix) - Simon Baker
Uptown (Weatherall Remix) - Primal Scream
Quello Che Conta - Luigi Tenco

30.7.08

Nient’altro che un simbolo

Da qualche giorno sono ossessionato da un pensiero. Sono nato nello stesso giorno di Amy Winehouse. Dovrà pur voler dire qualcosa, ma cosa? (Sempre sullo stesso argomento ok Tondelli, ok Terzani, ma vuoi mettere Tano Badalamenti, Franco Califano, Mariano Apicella e soprattutto Alessandro Canino. Sì, proprio lui)

29.7.08

Disc Over-y

Tanta voglia di scrivere, ma bisogna pur pagarsi in qualche modo il cazzeggio (che sia più semplice farsi pagare direttamente il cazzeggio?). E alla fine se il cazzeggio ormai è un miraggio, non resta che il conto alla rovescia verso le vacanze. Qualche anno fa da un innocente viaggio in Portogallo uscì fuori uno dei concerti della vita col piramidone dei Daft Punk. Non oso pensare cosa possa succedere in dieci giorni di mare da vecchi a Cefalonia. ‘Vecchio (e stanco)’ è la parola in cui più mi riconosco in questo conto alla rovescia. Pensate che questo finesettimana c’era il Giovinazzo Rock Festival con headliner nei tre giorni i Blonde Redhead, Paolo Benvegnù e gli Africa Unite: io sono andato solo nella prima serata causa vecchiaia (e dire che volevo risentire anche gli altri) e persino nella prima serata mi sentivo molto vecchio ad averli visti praticamente una volta all’anno negli ultimi quattro anni (e loro tutto sommato erano meno scazzati delle ultime volte e direi anche godibili e il batterista era vestito alla marinara come Paperino anche se fa sempre paura quando parte la voce di Kazu per il ritornello e lei ha la bocca chiusa e solo dopo dieci secondi si interfaccia). Comunque mi sono convinto di essere molto vecchio (e stanco) quando dopo i Blonde Redhead non ho preso minimalmente in considerazione l’idea di dare una possibilità al per me incomprensibile Radio Slave in un posto da giovini dove ero già stato. Radio Slave è meglio quando fa il vecchio in Quiet Village ho detto quella sera. Invece non è solo questo. È che a un set di Radio Slave avrei preferito un set di DJ Koze e poche storie. (Incrociando le dita per un DJ Koze Live in Myrtos di seguito il pezzo (chez Matias Aguayo) che vincerebbe il Festivalbar Dance se solo esistesse: l’anello mancante tra i cazzoni french house e i cazzoni sudamericani. Con tanto di minuto finale vera presa in giro che se non siete emo, non siete brutal, non siete house, ma siete minimal, fate un po’ di tagliaincolla e anche voi avrete il vostro pezzo dell’estate che non sarà il mio)

ps: grazie a Luigi che mi indicò il pezzo oltre un mese fa quando era solo una creatura su myspace


Minimal (DJ Koze Remix) - Matias Aguayo
(per la foto grazie a Dinos Christopoulos)

21.7.08

La Fine

Metto gli ultimi cinque dischi da inkiostro.
Quasi mai sotto i 130bpm, con qualche carezza nascosta tra gli schiaffoni.
La scaletta della selezione è:

Electronic Battle Weapon 10 (Midnight Madness) – The Chemical Brothers
Constant Rising – Dusty Kid
Blind Amandine (Da FrAud ionic maxcar mix) – Hercules & The Âme Affair
Day’n’Nite (Crookers Remix) – Kid Cudi
Jaguar – DJ Rolando “The Aztec Mystic”


9.7.08

Beautiful Looper

Era il 2004 e i Junior Boys erano i cocchi dell’internet musical-elettronico-gnégné. Quando dopo alcuni singoli si avvicinava la pubblicazione del primo album Last Exit, su internet nei soliti canali uscì il disco. Stupendo, con le canzoni che iniziavano e a un certo punto entravano in loop ipnotici. Era una presa in giro, un fake, come quello dell’affare Rumore. All’epoca ci erano cascati in tanti, compresa una webzine che arrivò a definire Teach Me How To Fight uno strumentale eccellente e austero, nonostante il pezzo fosse cantato. Il fake però era così bello che mi annovero nel gruppo delle persone che hanno continuato ad ascoltarlo tanto quanto la versione corretta.

Beautiful Future è il nuovo album dei Primal Scream ed uscirà il 21 Luglio. Come di consueto, il disco è apparso su internet in anticipo nei soliti canali, sempre più veloci ed efficienti. Peccato che le tracce siano costruite a partire da loop lunghi intorno al minuto dei pezzi originali. Io ho avvisato, eh, ma questo non vi impedisce di preferire i loop agli originali in sede di recensione.

Beautiful Summer (fake loop version) - Primal Scream

8.7.08

La Gigantesca Scritta DisKoInKiostro Vol.3

Metto altri cinque dischi da inkiostro.
Valzer psichedelici, congas invisibili, baci profondi, Vasco’n’Vasco e tanti canti.
Alla DisCoop.
La scaletta della selezione, con possibile gruppo rivelazione dell’autunno, è:

Eat Yourself (Yeasayer Remix) – Goldfrapp
Cable Dazed – Invisibile Conga People
Solo Tu (Isolée Remix) – Paulo Olarte
La Gigantesca Scritta Vasco (maxcar & San Proper ‘Nati in un feroce Settembre’ mix) – Ricardo Villalobos vs Le Luci Della Centrale Elettrica
Danse Avec Moi – Nôze feat. Dani Siciliano

Isolée torna tra noi!

La gigantesca scritta DisKoInKiostro
La Gigantesca Scritta DisKoInKiostro Vol.3
(ps: La gigantesca scritta non è opera mia)

2.7.08

Soldi e legna

“Tu non vieni qua a sfottere lo sponsor”, diceva in un fuori onda un Mike Bongiorno incazzato ad un’Antonella Elia colpevole di solidarietà con una concorrente che rifiutava per motivi di coscienza la vittoria di una pelliccia. Non so se siano volate parole così esplicite, ma la principale webzine di musica dance Resident Advisor è scossa da uno scandalo riguardante il pericoloso conflitto d’interesse tra recensioni e sponsorizzazioni. Qualche settimana fa su RA viene pubblicata una pesante stroncatura della nuova compilation mixata di John Digweed (un grosso nome della prog-house su Reinassance) scritta dal managing-editor Jeremy Armitage. Reinassance è uno dei principali inserzionisti su Resident Advisor. Passa qualche settimana ed esce una seconda recensione di Robbie Younan, abbastanza prona, e viene eliminata dal sito la precedente. Qualcuno se ne accorge nei commenti e la testata comunica che con la prima recensione si era esagerato nei toni e a conferma della natura critica della decisione, si ripristina la vecchia recensione come commento alla prima. Peccato che a rovinare il quadretto di una goffa ma onesta linea editoriale, arriva sempre nei commenti il capo-editor Tami Fenwick che svela quanto sia successo: l’ufficio vendite ha ritenuto che la recensione potesse essere dannosa dal punto di vista delle entrate pubblicitarie e i due fondatori del sito Nick Sabine e Paul Clement hanno preso la decisione del cambio di recensione. Nello stesso commento la Fenwick ha comunicato che lei e Armitage hanno rassegnato le dimissioni. A partire da questo annuncio si sono scatenati gli interventi di collaboratori attuali, ex recensori, dell’estensore della nuova e di quello della vecchia recensione. Quello che rimane però, al di là della presunta trasparenza 2.0 su forum che almeno non vengono censurati, è il gusto amaro di assistere alla parodia di quello che qualche anno fa avveniva sulle riviste cartacee. (via Bebo e Teleosteopathy, che ha usato in anticipo il titolo che avrei scelto)

Calembour della settimana

Il nuovo singolo della Turbo non mi esalta particolarmente, ma ci si complimenta sempre con chi scova un gioco di parole come Rainer Werner Bassfinder che stava lì da anni e ancora non mi era venuto in mente.


(La copertina è censurata, clicca se proprio ci tieni)

27.6.08

Gli Aeroplane sull’aeroplano (va lontano, vola su Antweeeerp)




La compagnia aerea Vueling ha inaugurato la stagione estiva del volo Parigi-Ibiza offrendo ai passeggeri un dj-set dell’ovviamente tamarro David Guetta. A fine agosto prenderò un volo per il Belgio e partirò deluso perché la settimana prima perderò il dj-set dei miei nuovi beniamini Aeroplane: è un po’ troppo sperare che la Myair organizzi un dj-set della Eskimo?

Whispers - Aeroplane feat. Kathy Diamond

26.6.08

Sofia Coppola’s Trainspotting

Metto altri cinque dischi da inkiostro.
Andammo per ricamare melodie e tornammo con riflessioni di remake.
La scaletta della selezione, con pezzo dell’estate, è:

Two Doors Down (Duke Dumont Reconstruction) - Mystery Jets
Born Slippy (Darren Price Remix) - Underworld
We Own The Sky (Maps Remix - Frequency Doped by maxcar) - M83
Headphone Silence (Heinrich Schwarz Live Remix - Dennis Ferrer Noisy Edit) - Ane Brun
Love Love Love (Aeroplane Remix) - Low Motion Disco



18.6.08

16.6.08

Oh, sunshine in an empty place and I’m braindead virtually

A fine giugno uscirà una compilation chiamata Post-Remixes Vol.1 (qui l’anteprima in streaming completo), ovvero una manciata di classici della dance anni Novanta e non (Eiffel 65, Air, Orb, Daft Punk, Wall Of Voodoo, All Seeing I) dati in pasto a gente come Perturbazione, Carnifull Trio, Julie’s Haircut, Canadians, Tre Allegri Ragazzi Morti, Mojomatics e Numero 6, con vocalist della serata Marco Mancassola. Tanti compitini ordinati ma niente che mi scuota più di tanto. Eccetto per gli Ex-Otago a cui viene in mente di incrociare The Rhythm Of The Night di Corona con Coffee & TV dei Blur, cogliendo il momento di passaggio di una generazione e strappando anche l'occhio lucido. Ora non resta che tagliare le alte frequenze per eliminare la lingua di pezza del cantante ed editare il finale, ché la chiusura a fari spenti nella notte non si può proprio sentire.

The Rhythm Of The Night - Ex-Otago

13.6.08

House of bees

Dolci. Brulicanti. Nano-tecnologiche. Le canzoni dall’alveare di Move D e Benjamin Brunn sono dei piccoli gioielli bionici di spostamento oltre i limiti del genere. Piccole ali house di titanio battono lente e sensuali quasi a cullare, più che a incitare alla danza. Il polline e le gocce d’acqua delle bottinatrici scompongono e ricolorano i raggi dell’alba. Non è ambient, ma si sogna già una veranda e il fresco delle sere d’estate. Non è techno, ma godi dell’iper-modernità di suoni e scrittura per poi scoprire che è solo l’aspetto alieno di uno zoom sulla natura sconosciuta. Entusiasmante come Isolée, ma più complesso e più romantico allo stesso tempo, Songs From The Beehive produce miele e pappa reale, dolcezza ed energia, sfuggendo alle costrizioni del tunz, della riconoscibilità pacchiana e della freddezza rigorosa, con ritmo, carattere e precisione. Non sarà democratico o umano, ma lo si ama per la bellezza e la necessità del meccanismo. In fondo, si tratta pur sempre di api.


Love The One You’re With - Move D And Benjamin Brunn

12.6.08

Il problema del cambio palco

Leggendo i racconti di chi è stato al Primavera quest’anno sembrava di stare al Lollapalooza 1994, con tanto di crescente interesse per l’hip-hop in allegato. Nessuno ci ha però raccontato il simpatico siparietto tra Alan Braxe e DJ Assault. Alan Braxe è francese ed è uno degli esponenti di punta della french house: forse vi ricorderete di lui per la collaborazione con Bangalter dei Daft Punk e Benjamin Diamond negli Stardust per il singolone Music Sounds Better With You o per i numerosi remix degli ultimi anni. DJ Assault è americano ed è un nome storico della ghetto-tech, quell’incrocio di techno ed electro fuse con tecnica hip-hop sulle quali vengono gentilmente adagiati torridi rap su tits, asses, boobs, pussy, bitch, fuck e così via. Per capirci di seguito mostriamo in foto Alan Braxe e DJ Assault.


Alan Braxe e la sua espressione più minacciosa



DJ Assault e il cerchione della ruota del suo SUV


Alan Braxe suona prima di DJ Assault. Arriva l’ora della fine del suo set, ma continua. DJ Assault richiede più volte di darci un taglio. Alan Braxe lo ignora come solo un francese è capace di fare. Passano dieci minuti e partono gli spintoni e la conseguente rissa. DJ Assault prende possesso della console e fa partire un martellone da 150 bpm con su una canzone più o meno intorno al licking pussy. Morale della favola: ai festival si invitano solo dj amici tra di loro o tedeschi.

11.6.08

Anni Novanta (dieci anni dopo)


Past Mistake - Tricky

(del perché le macchine del tempo fanno male, se Marty McFly non vi aveva convinto. meno male che nel disco Bernard Butler non suedeggia altrimenti saremmo passati alla fase liquida)

From disco(blog) to disco(blog)

Metto cinque dischi da inkiostro.
Non so se la farò diventare un abitudine.
La scaletta della selezione è:

Plonk (Dub Mix) - Redshape
Killing For Love (Todd Terje Brokeback Mix) - Jose Gonzalez
Trembler (Discodeine Mix) - Photonz
Jolly Joker (Supermayer Remix) - Alter Ego
Digital Love - Miracle Fortress



DisKoInKiostro Volume 1

6.6.08

Sunday morning in reverse

A Londra sabato per il super-ponte girano migliaia di italiani. La metà di questi indossa magliette, felpe o canottiere di uno stilista che non conosco, un certo Bruce Springsteen. La coscienza sociale dei londinesi però non si concentra su questi particolari estetici ed è attanagliata dall’entrata in vigore di un provvedimento epocale: dal Primo Giugno 2008 sarà vietato bere alcolici su autobus e metropolitana. Per il primo anno si rischierà l’allontanamento dal mezzo e tra due anni l’infrazione diventerà reato. Il provvedimento ha le sue giustificazioni, ma viene visto come l’ennesima privazione delle libertà personali. In fondo per garantire la sicurezza, si dovrebbe proibire l’ingresso a chi è in stato di ebbrezza, altrimenti è soltanto una questione di apparenza. Io più che altro non avrei pensato a salire in metro con una birra, ma questi sono altri discorsi. Un po’ per protesta, un po’ per salutare la fine del libero alcool in libera stazione, è stata organizzata The Last Booze Tube Party, ovvero una festa alcolica di massa sulla Circle Line. Sul presto abbiamo fatto appena in tempo ad assaporare l’inizio perché poi qualche intoppo ha provocato la chiusura della linea e della Liverpool Station dove si sarebbero poi concentrati tutti. Dopo un sano fish’n’chips ci armiamo di due birre e contribuiamo anche noi simbolicamente solcando il tragitto con la linea Rosa. L’evento ha il sapore del carnevale e molti gruppi scelgono la chiave di lettura del Proibizionismo e degli anni 30 vestendosi con gessati ultra-spallina, abiti da Cabaret e cerchietti con la piuma, bevendo champagne o vino da bicchieri di cristallo. Il modello prevalente è certo quello dei ragazzini+tanta birra, ma c’è chi si presenta vestito per un pigiama party, chi indossa i manifesti che ammoniscono riguardo al provvedimento e chi sceglie un look vampiresco. La nostra inviata a Liverpool Station, che ha scritto qualcosa più giù nei commenti al primo post, ha continuato la festa mentre noi alle undici eravamo già a dormire, assegnando il momento evento perso della serata a Mark Moore degli S-Express allo Unit 7.

Alle undici dormiamo perché abbiamo in mente una cosa fighissima (mentre lo scrivo, penso che qualcuno ha molta pazienza a sopportarmi). Al Fabric suona il dj svizzero-cileno Luciano, ma prima di lui ci sono Shinedoe e Pedro che non sono esattamente il massimo dei miei desideri e nelle altre due sale oltre ai Model 500 già visti non è che ci sia niente degno di nota. In più Luciano comincerà a suonare molto tardi ed è verosimile che sfori nella mattinata. La mandrakata è insomma questa: sveglia alle quattro e per le cinque ci si presenta freschi come roselline di campo alla porta del Fabric e si entra senza fila e con prezzo ridotto. Prezzo ridotto perché con l’adesione inglese al modello di party senza fine tedesco-ibizenco, per ripagare i costi aggiuntivi di struttura e personale sono stati introdotti gli ingressi dopo le quattro (8 sterline) e dopo le cinque (5 sterline). Molti inglesi stanno uscendo, ma il programma appeso al muro recita chiaro che Luciano suona dalle cinque alle otto e mezza. Pieno successo. Dicevo delle roselline di campo. Ora, noi saremmo arrivati freschi e riposati, ma una cosa che non avevamo considerato è l’ODORE DEL FABRIC DOPO LE CINQUE DI MATTINA. Apocalypse ora. Sulla pista principale sovraffollata la condizione sudorifera di molti elementi rendeva proibitiva la respirazione. Se poi ci aggiungiamo che Luciano comincia subito a lanciare i canti popolari sulle percussioni facendo sollevare le braccia al cielo, immaginate un po’ voi.

Luciano viene da un inizio anno poco convincente, segnato da un repertorio poco variabile misto ad alcuni sconfinamenti in ambito house poco apprezzati dai puristi. Pure il suo futuro cd per il Fabric nei pezzi scelti sembra non dire niente di nuovo e al massimo si spera in qualche sorpresa in come mixerà il materiale. Questa mattina invece parte subito piacione quando dopo una interessante serie percussiva ricorre subito al giochetto della voce popolare sulla minimale: una volta culmine di ore e ore di set, ora diventa parte consistente e ripetuta. Dalla diva-house alla passio-minimal. Mi guardo intorno e mi rendo a conto che a poco a poco il posto si è riempito di ispano-americani. Gli inglesi provati dalle loro bevute abbandonano il campo a chi si è svegliato alla stessa nostra ora. Il set (laptop + controller + giradischi) continua incentrato sulle percussioni, su questi bonghetti, conga, maracas, triangoli, frasche, legni che intersecano ritmi a più velocità e tempi. Ballare sobri al risveglio tonifica come una seduta di ginnastica aerobica. Per gradi si passa a suoni più elettronici e cogliamo l’occasione per guadarci un po’ intorno e meravigliarsi del recupero continuo di bicchieri da terra, dei super-efficienti bagni e della prontezza e discrezione con cui il servizio d’ordine ‘sposta’ fuori chi si accende la dannata sigaretta (eh sì, la cosa bella di Londra è stata tornare ogni sera a casa coi capelli che non puzzavano, cosa che ormai non possiamo più aspettarci dai nostri amici incivili). Dopo un po’ di ballo alle spalle della console sfruttando i monitor, la partenza di Rez degli Underworld mi trasforma in Speedy Gonzales e riguadagnamo il centro della pista dove rimembro i muri tremanti della casa natia. Qualche altro pezzo in ambito tech-deep (appunto Get Deep di DJ Le Roi e Roland Clarke) conduce verso la seconda sezione di “Come rendere meno noiosa la minimale con cantanti delle mamme, un pezzo nuovo dei Los Updates, un sassofono jazz, chitarre, una ritmica quasi rock e un pezzo strumentale greco (Gia Tous Anthropous Pou Agapo di tale Yiorgos Mangas)”. È un po’ il discorso della sovversione dei tempi e dei generi della serata di ieri, eppure mi sa di espediente per cercare di rivitalizzare una scena dal fiato ormai corto. Poi è divertente certo, ma buttandola sul piano tecnico non si possono sentire a ogni cambio disco sempre gli stessi due preset di Ableton toglifrequenze/inseriscistrati. Molto meglio quando gioca sottilmente con le sinapsi dei drogati inserendo elementi asincroni o quando fa a meno per minuti della cassa, che riparte sempre, ma ogni volta con una particolarità diversa (cambio tempo, start-stop, sincopi, shift). Quando si ritorna sui lidi minimali mi accorgo che è affiancato da Pedro e il tutto prende una piega un po’ oscura e noiosa.

Sono ormai le otto e riemergono i campioni vocali della prima ora (ma cos’è, un altro trucchetto per mandare in loop la testa dei drogati?) con un’atmosfera che diventa sempre più eterea con lo svuotarsi goccia a goccia della pista. I controller ogni tanto si inceppano come a volte mi è capitato di sentire sui set in rete, dovrebbe cambiarli. L’organo in riverbero potrebbe essere quello di In Church degli M83 che spesso usa, ma potrei essermelo sognato. Penso che sia la rincorsa verso il finale, ma superiamo ampiamente le otto e mezza e lui è chiaramente preso bene. Intanto cominciano ad arrivare tipologie poco da Fabric e molto da ATP Festival. La musica prende una piega da balera tecnologica molto divertente ed ormai da un’ora lui continua a stringere mani, abbracciarsi, complimentarsi con Pedro, salutare e infilare un pezzo da finale dopo l’altro. Solo che noi siamo abbastanza soddisfatti delle quattro ore di danza ed abbiamo un appuntamento per una colazione all’inglese (sonno, poi danza, poi uova fritte bacon salsiccia e fagioli, non fa una piega) e tutto questo potrebbe continuare fino alle undici. Divertente, ma vittima di quello che lui e Ricardo si stanno creando intorno. Così andiamo via. All’uscita mi danno una riduzione per andare a sentire Martin Buttrich al The End in serata, ma io passo, anche se non mi ero mai sentito così riposato e pimpante dopo un dj-set. Un giro a Spitalfields, una toccata alla Tate (“Questi hanno appeso i quadri come li appende mia zia”), una birra in un pub semideserto di Camden dato che Lykke Li ed El Perro del Mar hanno annullato e poi il giorno dopo si ritorna dal paese delle meraviglie.



Rez - Underworld
Mixing M83 In Church over percussions @ Belgrade - Luciano

5.6.08

A Dissident is here

Il secondo giorno di super-ponte si apre con una scelta sofferta. Ai Corsica Studios, circondato da gente a me sconosciuta, suona il produttore mascherato del momento (È un alieno? Un’astronave? È Carl Craig? No, è Redshape). Lo si sacrifica, nella speranza di incrociarlo presto, con la dichiarata missione di toccare dal vivo il fenomeno Dissident. Nata l’anno scorso per mano di Andy Blake, la Dissident si è già creata una solida reputazione con le sue uscite che esplorano quello spazio indefinito tra l’italo e cosmic disco, disco-punk e techno. Vinili a singola traccia, con copertina che si differenzia solo per il nome e il relativo carattere dell’artista e del titolo, tirature iniziali limitate a 100 copie (ora salite a 200) e un approccio alla promozione quasi scostante – non esiste nemmeno il myspace dell’etichetta, per dire. Fatto sta che la Dissident viene adottata come etichetta di culto del sottobosco londinese della rinascita disco, l’equivalente di quello che nei paesi scandinavi gravita intorno alle figure di Lindstrom, Prins Thomas e Todd Terje e che in Francia ruota attorno al collettivo del DIRTY Soundsystem di Pilooski e soci. Persino la DFA si è spostata gradualmente lungo lidi più disco e pare che la notizia sia che lo sbarco sul mercato statunitense di Dissident avverrà proprio tramite i canali della DFA. È notizia di questi giorni poi della prima raccolta dissidente (eccezionalmente su cd ed eccezionalmente in 1000 copie). Insomma, prima che la bolla esploda (cfr. il portato commerciale di cui sono capaci Hercules o il Pilooski Edit di Beggin’) o prima che l’hype si sgonfi noi siamo andati a una serata Dissident/Discobox/Futurismo. In un pub di Hackney.

L’anno scorso eravamo stati testimoni della movida di Hoxton/Shoreditch, ma la crescita dell’aura modaiola ha portato con sé maggiori costi e più difficoltà per gli organizzatori. Così in molti, come testimoniano queste interviste su Fader, si sono spostati verso i territori di Dalston e Hackney. “La gente dai gusti musicali avventurosi in fondo sa spingersi in posti avventurosi” e così alcuni basement e pub sono stati adottati dalla scena, attingendo tra l’altro alla numerosa popolazione giovanile che abita da quelle parti. In particolare la serata in questione si svolge attorno al Dolphin, pub dalla licenza estesa su Mare Street. Che sarebbe la strada che parte dalla fermata di metropolitana di Bethnal Green: qualche fermata di autobus e siamo a posto. Io però mi convinco che la strada non sia quella ma una parallela, adocchio un tizio sull’autobus con un borsone che potrebbe contenere vinili e cd e decido che dobbiamo seguirlo per arrivare a destinazione. Quando scende, noi scendiamo. Lui volta per la traversa e noi dietro. Si gira e ci nota. Affretta il passo e si rigira, spaventato. Entra presto dentro casa sua, probabilmente per farsi venire un attacco di cuore. Quello non era un dj, e io e le due compagne di inseguimento non eravamo certo così minacciosi. È il quartiere che è spettrale, anzichenò. Fatto sta che sembra svanire la possibilità dell’ingresso gratuito prima delle undici. Quando arriviamo alle undici e dieci e l’omone della security all’ingresso ci chiede il pagamento dell’ingresso, io comincio con il mio solito piagnucolio stronca-buttafuori (sono solo cinque minuti, non siamo di Londra, il tipo ci ha messo fuori strada). Rimediamo un tre al prezzo di due che è un bonus rispetto alla visione della mia scenetta.

Dentro c’è ancora il vuoto. Il Dolphin è un pub all’irlandese di una certà età con un modesto slargo davanti a un lato del bancone dove immagino si potrà ballare. C’è anche un biliardo e un beer-garden esterno. La musica è già all’opera morbida. Decido di resistere alla tentazione di contatto con i tipi e consumo una Guinness mentre il suono cosmico arpeggia che è un piacere. Via via che la battuta cresce arriva un’insieme di persone non categorizzabile. Arrivano le ventenni vestite come nei film di Doris Day, arrivano i ragazzi inglesotti che probabilmente abitano da quelle parti, arriva gente di mezza età cresciuta in quel pub e a un certo punto, mentre la selezione diventa un labirinto in cui non si capisce più cosa è stato prodotto questa settimana e cosa venticinque anni fa, cosa sia edit e cosa sia extended, il pubblico diventa sempre più visionario: un gruppetto coi baffi a maniglia accompagnato da altissime bellissime e biondissime, una sosia italiana di Amy Winehouse con due amiche vestite in maniera simile impegnate con un fotografo in un photoset sui divanetti, un cinquantenne loro amico che mi è sembrato la cosa più simile a un incrocio tra uno zombie e un frequentatore di casa Andy Warhol. Uno dei tizi col baffo a maniglia balla la musica a velocità doppia tenendo fermo il busto e oscillando solo le estremità inferiori e superiori. La fidanzata altissima biondissima bellissima è ferma davanti a lui e cerca di non guardarlo. È l’unica ferma mentre ormai la selezione ha preso una spudorata piega disco e tutti interagiscono con tutti, sorridendo con soddisfazione. Da noi questo succederebbe solo con i soliti Village People e soci, ma qui il piacere è di farlo con pezzi che sembri di conoscere e in realtà non conosci (e viceversa). Forse è anche questo uno dei sensi di questo recupero, insieme all’esplorazione delle nuove possibilità del genere: l’idea che quella sensazione correntemente ottenuta dal nastrone di Capodanno, possa essere provocata da scelte meno collaudate, dalla comunicazione tra i generi e i tempi, dalla filologia e dal suo contemporaneo sovvertimento. Mentre fumi di Detroit iniziavano a contaminare il ritmo ancora crescente, usciamo fuori insieme alla sosia, al baffo, alle Doris Day, al ragazzetto di quartiere e prendiamo la strada di casa. Presto questo pub sarà abbandonato in favore di qualche locale più accogliente a Dalston, così sembra dalle interviste. Le scene crescono, i quartieri spettrali diventano fighi, ma ci sarà sempre qualche altro posto in cui essere avventurosi.

Ps per nerd: FM Synth is the way


Zombie Raffle - Ali Renault
Bursting The Bubble - Gatto Fritto
We're Back - Heartbreak

4.6.08

Strano pareggio

Vorrei tanto cominciare il racconto del super-ponte a Londra, incerto fino all’ultimo, facendovi come al solito scuotere la testa. Mi sarebbe piaciuto tantissimo il concerto di quel piccolo gruppo pupazzoso dei Boy Least Likely To al posto dei Silver Jews, ma i BLLT sono stati annullati. Anche per questo mese non avrò ricadute twee. Avrei desiderato provare l’ebbrezza del secret show dei Mistery Jets con relativa interminabile fila e una ventina di minuti di durata al posto dei Silver Jews, ma non avendo contatti presso l’azienda produttrice di sidro che organizzava la cosa, lo show è rimasto – come dire – secret. A questo punto la scelta del concerto dei Silver Jews all’ULU sembrava inevitabile, ma continuavo a essere vagamente restio: un bagarino vendeva biglietti davanti alla fila e io “ecco, tutto esaurito, andiamo a valutare l’opera di irrigidimento del Millenium Bridge in condizione di pioggia leggera”. Io, per un po’ di tempo li ho anche sentiti e apprezzati, i Silver Jews, ma non so spiegare tanta ritrosia. Comunque i biglietti c’erano e siamo entrati così presto che sulla lista degli artisti a quell’ora c’era scritto ‘Doors’ e dal palco non si sentiva certo Light My Fire.

L’ULU sarebbe l’Unione degli studenti dell’Università di Londra. È un posto fichissimo di quelli che ti fa chiedere se ci sia qualcosa di simile in un’università seria italiana: un palco enorme da teatro, una buona acustica, tre bar, di cui uno con terrazza e una bella atmosfera senza troppe pose, fighetterie o punkabbestialità di ritorno. Non si capisce però perché sulle pareti siano appese a un metro di distanza tra di loro decine e decine di foglietti che avvisano riguardo l’uso continuo di “strobe light” che sarà fatto durante la serata. Non si capisce soprattutto dopo l’inizio del live del primo gruppo spalla, i Port O’Brien: capitanati dal sosia obeso di Kurt Cobain, bivaccano sulle ceneri della tristezza adolescenziale americana dei primi anni Novanta. Non che siano fastidiosi, ma sono più che indifferente. Altra storia sono i successivi Monotonix: brutti sporchi e cattivi, potrebbero essere noiosi quanto il loro hard-rock e invece montano su uno spettacolino a base di lanci continui di birra, strumenti che vagano tra il pubblico, salite e salti dai parapetti e un cantante più vecchio pazzo che sciamano che si denuda via via e quando tutti pensano che avesse già dato il meglio mostrando le chiappe, si toglie i calzini e se li ficca in bocca, continuando a cantare. Strappano più di una risata, ma vale più che altro l’effetto sorpresa. David Berman dei Silver Jews se li porta appresso da quando gli fecero da supporto nella loro Tel Aviv, suppongo per creare un forte momento di stacco tra spalla e inizio della loro esibizione. Durante il cambio strumenti chiedo a Valido se abbia voglia di scrivere qui qualche racconto sulla scena techno e disco in quel di Londra, ma lui diniega gentile e probabilmente con una citazione degli Scorpions che non colgo.




Presentati dal vecchio pazzo, i Silver Jews iniziano con la vecchia Random Rules. La perfezione viene curata, sin dal 1984. David Berman ha l’eleganza di un Jarvis Cocker nato e invecchiato per sbaglio in Tennessee. Sembra anche un po’ un Antonello Venditti indie: pensateci, una faccia simile, canzoni generazionali, personaggi, volemose bene, i giovani che lo citano di continuo nelle loro canzoni e nei titoli dei loro gruppi. Sembra un po' Enver, anche. Cullato dalla matematica alternanza tra pezzi vecchi e nuovi e dalla celebrazione dell’amore coniugale sul palco, vengo riportato alla realtà dalla pressione del folto pubblico. I Silver Jews conquistano applausi via via crescenti e io sento il bisogno di una sedia a dondolo e di una veranda che non arriverano certo in allegato al bis. Vi chiederete se almeno loro abbiano usato le luci strobo. La risposta è no, ma oggi ho scoperto che la sera prima all’ULU avevano suonato i Booka Shade.






Per chiudere in bellezza, saremmo andati a ballare, visto che le serate di venerdì e sabato erano a rischio. Scartati Jennifer Cardini e Danton Eproom al T-Bar, la scelta più soft era tra la serata della Innervisions al Plastic People o quella di beneficenza per War Child allo Scala con Punks Jump Up, Filthy Dukes e un dj set aggiunto all’ultimo minuto degli Hot Chip dopo i concerti di Autokratz, Kid Harpoon, Rumble Strips e Does It Offend You Yeah?. Dato che Dixon della Innervisions si è fatto male con la bicicletta, preferiamo lo Scala ai soli Âme. Il tipo della security all’ingresso non ci ha convinto abbastanza dicendoci che in un’ora avrebbero chiuso: con un’ora di ballo saremmo stati persino più freschi per il nostro mestiere da turisti alla mattina. Dentro scopriamo invece l’ineluttabile: l’ora finale sarà occupata dal concerto dei Does It Offend You Yeah, finora evitati con maestria dal sottoscritto. I dj-set in realtà erano due o tre dischi suonati tra un gruppo e l’altro. Il dramma. Il mischione tra qualche beat electro inoffensivo, chitarroni, urla e voci filtrate eccita un pubblico composto esclusivamente da diciottenni maschi ubriachi. Praticamente l’inferno sulla terra. Seguo così il tutto annoiato dalla balconata nella posizione che al Rolling Stone di Milano occupano di solito i matusa. L’unico divertimento è un roadie-buttafuori hooligan di mezza età che scaccia dal palco i giovani, asciuga gli strumenti e il palco con carta igienica e risolleva il cantante quando si butta per terra. Secondo me con quella carta igienica voleva dirci qualcosa. Alla fine accendono le luci ed è chiaro quello che avevamo vagamente intuito prima. Non resta che prendere un taxi e dirigersi verso la camera accanto alla cucina del ristorante indiano e verso un meritato riposo tandoori.



Random Rules - Silver Jews
Strange Victory, Strange Defeat - Silver Jews