22.4.09

Tentativi di respiro

Negli ultimi due anni la cricca della M_NUS (il m_no così m_nimale che non ha nemm_no la I) è stata spesso di casa in città. Sono venuti quasi tutti (Troy Pierce, Heartthrob, Gaiser, Minicoolboyz, se non sbaglio anche l’italiano Fabrizio Maurizi), ma non mi sono mai deciso e non mi sono mai messo alla prova - Matthew Dear as Audion benché affiliato non vale. Non sto qui a rimarcare quanto le produzioni della setta (ooops) casa abbiano avuto spazio nullo da queste parti, ma il microcosmo algido e dissociato difficilmente ha superato sterili primi ascolti. Ora che il mondo è altrove, circondato da bassi che celebrano/scacciano l’aria di crisi, mi sono deciso e ho dato una possibilità a Magda.

(che palle, sembra che io sia andato solo perché lei è dj-donna e sto per partire con la solita menata su quanto siano leggiadre semplici eleganti le dj-donne e su come passi sopra alla musica noiosissima che suonano perché in fondo la serata scorre veloce mentre scatti cento fotografie sfocate tutte uguali con la luce rossa dietro le spalle che sembrano una copertina di un EP dei Belle And Sebastian risultando ancora più misoDJno di Ubercoolische e del suo tormentone)



Tifo da stadio con tanto di cori. Il finto vinile utilizzato per interfacciare Traktor col giradischi fa le bizze tra i flash (chissà cosa pensano i puristi di questa via di mezzo) ma il problema è presto risolto. Il set alterna due fili conduttori. Il primo è quello che ti aspetti, forse giusto più corposo ancorché schiacciato dal solito impianto obbrobrioso. Il secondo ha un sapore electro vecchio stampo che ti riporta in vita con battito lento, indeciso se essere celebrazione di Chicago, della Germania o del synth-pop (tanto che a un certo punto tra i bassi arpeggiati e rotondi scorgiamo un cantante che Tiga non è ma poco ci manca). Il respiro dura solo il necessario a restare vivi e a godere dell’asfissia. Il problema è che, tranne in qualche sprazzo soprattutto verso la parte finale, l’asfissia è noiosa e non si gioca mai nel passaggio tra i due stati. L’ultimo pezzo prima dei bis sculetta pop e il primo del bis tenta un’apertura in loop epico-melodica che purtroppo non si concretizza e si affloscia in quanto già sentito prima. In fondo, mi aspettavo m_no.



17.4.09

Black Not Black

Un sandwich di disagio triste e in mezzo tanto funk nero-non-nero fratturato e modulare? Può essere, ma dato che non c'è molto tempo per scriverne anche questa volta sei pezzi in un minimix per tirare avanti con le luci che si spengono e Bootsy Collins in mezzo che Flinstoneggia dal deludente Fabric di Claude Von Stroke. You gotta feel the fall.



On The Streets (Kollektiv Turmstrasse Brokenheartz Mix) - Federleicht
The Plot (The Mole remix) - Who Made Who vs Lamp Post Funk - Boxcutter
Yabadabadooza - Claude Von Stroke & Bootsy Collins
Shout Me Out (Willie Isz remix by Jneiro Jarel) - TV On The Radio
Desire - Moody

Blackoutz (mix) - maxcar (mirror)

Come a papà

Si avvicinano le elezioni e i faccioni cominciano a campeggiare sui manifesti. Da una settimana ad un incrocio vicino casa sono ipnotizzato da un enorme cartellone. A parte lo slogan poverello (Yes We Hope! Possiamo? Mah, speriamo), l'eidosi che provoca ogni volta il suono dei clacson alle mie spalle è l'effetto noto ai neuroscienziati come Effetto di Cunnigham-Twin (cfr. Windowlicker e appunto Come To Daddy). La foto originale in queste limitate dimensioni purtroppo però non rende la sensazione magnetica e insieme terrorizzante che distoglie gli occhi dal rosso e dal verde. Penso di cambiare strada per tornare a casa.



9.4.09

This must be underwater love


Kanye West gay fish rinverdisce i fasti del Panda Molestie...Sessuali

Virtual insanity

Non si torna indietro dai New Order ai Joy Division senza risultare farseschi. Circlesquare è l’ennesimo trapiantato a Berlino e come molti trapiantati sembra mancare quel cuore nero e sofferente che batte nei cessi del Berghain e fa di OK di Ben Clock ed Elif Biçer l’impotente Sing It Back di questi giorni di crisi, ora che anche Pitchfork ha detto che il disco di Ben Clock è OK. Come un turista prova a confondersi con un modo di essere, ma quando non è posa per un autoscatto digitale è souvenir, pezzo di muro, suolo lunare, droga e ballo solo perché lo dice anche la Routard. Ce ne vuole per essere come Lou Reed o come Bowie, quando al massimo sembri un incrocio epigonico tra Tiga e Matthew Dear. Non fosse per il coraggio pretenzioso sarei stato anche più clemente, ma non si può sentire un tizio che per otto pezzi blatera di effetti di droghe che non ha mai provato e techno spaccatutto che al massimo è synthpop. O meglio, è ovvio che vuole scrivere un disco di danza e sostanza senza che ci sia danza e sostanza, ma spesso al posto del pop distante gli riesce solo la posa del pop distante (o almeno mi convince di questo il video di Dancers). Qui e là però ci sono bei momenti e in fondo la zoppicata finale arranca epica sul sonno della domenica mattina e sembra dirti che tutto quello che hai sentito prima era un fregnaccia (cfr. finale acustico e conto al contrario). E se la mandi in micro-loop da uno-due secondi con un bel riverbero ricorda Berlino, a te che non ci sei mai stato.


OK - Ben Clock feat. Elif Biçer
All Live But The Ending - Circlesquare

Twitters

Celebra il quindicesimo anniversario del suicidio di Cobain con la puntata In Utero di Californication.

Marketing /3

Faccio uno strappo alla regola, visto che da queste parti non si ama segnalare concerti ed eventi. Ma il bello delle regole è strapparle, così accolgo una segnalazione di mm1. Un amico di mm2 organizza per giovedì 23 aprile a Vicenza in Piazza Matteotti un concerto aggratis di Fennesz. Siate numerosi, così potranno organizzare anche altro in futuro. O mare nero mare nero mare ne.

Marketing /2

Forse finalmente qualcuno si accorge dei gusti di questo blog: tra i quintali di spam arriva anche il promo digitale ad alta qualità di Snowboarding In Argentina 2009 e si viene inclusi senza nemmeno chiederlo nella mailing list della Hybris.

Ah no, mi è appena arrivato un invito su twitter di Adam Green.

8.4.09

Basta con questi HPD10, non siamo mica in 4FR1K4

Quando sabato scorso il canadese trapiantato a Berlino Guillame And The Coutu Dumonts appoggiava su due montanti una specie di fornello elettrico delle dimensioni da pentola da pasta, non immaginavo che avrebbe iniziato il suo live set suonandolo come un bongo (e tirando fuori le profondità e le rotondità di un vero strumento percussivo, mica quei tipici preset piatti da tastiera). Senza scadere nella poetica del bonghettaro jazz che viaggia in Senegal alla ricerca del confronto musicale delle note biografiche, questo gesto fisico insieme all’ascolto di suoi vecchi live al MUTEK di gustosa house frammentata, del suo disco schizofrenico tra il Medio Oriente e le tentazioni doo-wop e delle sue ultime produzioni deep giocattolo funzionavano da buona apertura di credito. Altro che Manheim. Oh guarda!, suona anche il sax coi pad.

Dopo dieci minuti avevo già i bonghi girati. Il volume esagerato del djembe-hero era superato solo dal finto sax che diventava sempre più terribiledonista. Voglio l’afrohouse e mi danno l’africanism di seconda mano. I sax peggiori poi erano in pezzi che non conosco e che mi fanno mettere una croce preventiva sul nuovo album in uscita quest’anno. L’umore negativo si traduceva nella ricerca puntigliosa dei difetti e allora giù che tra i pezzi non c’erano quasi transizioni, che il controller delle percussioni veniva usato banalmente anche quando gestiva la cassa o le percussioni sottili, che le manopole erano lì solo per fare figura. Però ballavano tutti. Festosi come in un disco-incubo in cui il dj è ammazzato dal bonghettaro e dal sassofonista live. Di peggio poteva esserci solo che facesse anche da vocalist embedded.



(per l'immagine si ringrazia Bari Night, niente mp3 a Guglielmo per punizione)

Marketing

La città che nelle ultime settimane è andata nello stesso locale ai concerti di Bandabardò, Modena City Ramblers, 99 Posse si merita dopo il concerto degli Almamegretta un dj set che viene pubblicizzato sui manifesti col faccione di Samuel e la scritta a caratteri cubitali Samuel (e in piccolo come una clausola capestro Krakatoa djset*) e in radio come dj set “ipnotico”.