4.4.05

Together In Electric Dreams*


Marc Almond è al centro e il maxischermo dietro lampeggia la sua immagine in giallo e verde mentre canta, per conto suo e senza essere amplificato, I feel stupid and contagious: riflettendoci su, la cover electro che sta passando gioca su uno scarto, lo stesso di The Light 3000 di Schneider TM, ma dove lì l’emozione diventa metallo freddo con spot caldi qui la rabbia giovanile nonsense viene tradotta nel messaggio testuale del tilt di una macchina automatica per il divertimento.
Chissà quanto c’è di automatico in Marc Almond che mette i dischi. Lui sembra divertirsi, sorride con la solita faccia allungata che sembra congelata dai vecchi video, mixa rigorosamente non in battuta e per lo più segnala ad un aiutante cosa mettere sul piatto. Il pubblico è strano e già il fatto che usi ‘pubblico’ la dice lunga sul fatto che il djset viene inizialmente percepito come un concerto. Tutti fermi verso il palco a sentire il primo pezzo che metterà dopo il precedente (Sheriff Whitey?) remix dei Bloc Party.
Gruppi di dark abbigliati con calze a rete, strisciole di pelle e trucco pesante e da rifare ogni due per tre al bagno si aggirano senza l’espressione che secondo me avrebbero dovuto avere, quella dei fuori posto: Almond nelle sue incarnazioni non è mai stato particolarmente dark, la musica che mette ora è electro e anche un po’ unz e si ha il sospetto che siano lì solo in memoria di un’epoca, per salutare la figura mitologica che fende la folla alla fine o per suscitare in lui un interesse che difficilmente proverà per loro. Il resto del pubblico si è equamente diviso tra fan che sollevavano le copertine dei vinili in attesa di autografi che più volte arriveranno dal palco, ballerini scatenati e astanti incuranti.
La selezione ha alternato ultime sensazioni (remix dei Fischerspooner di Just Let Go) a pezzi anonimi passando per classici rivisitati, come nei venti minuti conclusivi dove ha ripescato dal passato per chiudere su Blue Monday. La durata si è mantenuta nei confini delle due ore. Alla fine i dark sono scappati via, a pulirsi il viso in vista delle scrivanie dei lunedì blu.

* la versione dei Lali Puna

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