18.3.11

Ma in quella puntina di diamante c'è un'elettricità, un'energia che cresce


Alfa Romeo, sai a chi rivolgerti per il prossimo spot. La roba sconfortante del filmato è che sembra che certa gente sia andata in vita sua a un solo dj set, quello di Steve Aoki. Intanto ho inaugurato oggi il primo jogging dell'anno (che pigrizia eh, ma comprendetemi, è stata la prima giornata di caldo vero qui al nord) con una quadrupletta a base di Ego (trilli!), Mirror (ovvia ma Yorke senza il muso!), Ye Ye (preset che mi spezzano le gambe e mi fanno camminare), Pinnacoli (shuffle a forze residue basse e sprint finale tirato da cinque minuti). La collaborazione a tre svela insomma a poco a poco i suoni (altoparlante portatile + quadruplo transcoding -> vinylrip su cuffiette di ipod -> necesitansi wav/flac + cuffiona separatista)

15.3.11

Le tette più piccole di Belinda

Ho un piccolo debole per Ben Folds e non me ne ricordavo da un po'. Il disco che ha fatto l'anno scorso con Nick Hornby è ovvio e tenero e gli si vuole bene e per questo è facile stroncarlo. Nel mare di bit, echi e distorsioni c'è la storia di un cantante confidenziale che canta ogni sera di Belinda nonostante l'abbia lasciata per una storia da niente con delle tette grosse e più giovani e senza figli. E poi penserà sempre a Belinda, lo scemo. E io ho pure un debole per i cantanti confidenziali.

9.3.11

Little Fluffy Clouds

Piccoli usi e costumi d'ascolto: ho abbandonato da mesi gli ascolti da Hype Machine in favore della scriteriatezza di Soundcloud. Abbozzi, mondi multipli e qualche volta semplicemente le anteprime dei "grossi". In fondo però ci si appassiona appunto ad altro, al patchinko di Paruko, che si definisce un impiegato con molti hobby e non un artista, al nome di Taragana Pyjarama, che specifica di essere danese, o all'istant △OOШ di Шike Ƀongiorno's Ͼorpse. La mancanza di necessità delle uscite discografiche degli ultimi anni e della fugace età di Myspace al confronto vi sembrerà niente e sarà bellissimo, per i prossimi due mesi.

PS: poi certo ci sono anche le piccole etichette encomiabili, le esclusive che non verranno pubblicate e probabilmente potremo sentirci anche i nuovi pezzi dei Flaming Lips senza mangiarci il caramellone. Ma vuoi mettere leggere i commenti di decine di peruviani che improvvisamente decidono di commentare in massa il progettino del tuo vicino di pianerottolo?

7.3.11

Equilibristi in bilico sul finesettimana (un weekend italiano)

Non c'è il pienone al Supermarket venerdì. Uno dei proprietari della Numbers, serata/etichetta inglese che si tiene sottocchio e a cui è dedicato l'appuntamento, sciorina un preserata ordinato su una battuta godibile (Freeki Mutha, l'OAR0003B) mentre il giovinotto Hudson Mohawke sonnecchia intrecciando le gambe sul divanetto restrostante con la tipa che lo accompagna - a quanto pare Hudson non è più ciccione e ha abbandonato le mise nerdone in favore del suo status di celebrità del sottobosco. Quello che non ha abbandonato sono i tastieroni / ritmi a zig zag / cantatoni hiphop che compongono il suo rodato mondo culone che solo poco prima della fine viene raddrizzato nelle curve da una tentazione techno, subito brillantata con la chiusura di Fuse.

Inutile dire però che io, come immagino molti, non sono sul posto che per la leggenda Lory D (sintomi della vecchiaia incipiente? una figura mitologica della tua giovinezza viene portata a spasso da ragazzini inglesi come fosse un Baldelli qualunque). Inizia il set con della disco gommosa con battuta da ondeggio glorioso. Non so se sia il tempo che ammorbidisce e trasforma il look dark sciamanico industriale in un'inquietante tranquillità da dopolavoro, ma la follia sembra sempre lì, negli sguardi e sorrisi al limite e negli sfaciolamenti rephlexivi dei beat da cui parte una (time to pret)End che mai in nessun indie-dancefloor è stata così sinistra, mai è stata così passata. Da questa l'ambient selezionato diventa techno a cui improvvisamente e con meraviglia viene dimezzata la velocità. Bello fuori da ogni logica. Sono appena le quattro e i maledetti del locale accendono le luci (si vendono meno consumazioni aumentando i prezzi, vero?) ma a furor della quarantina di rimasti si riesce a scucire un'ulteriore mezzora di gommosità e beatdestroy. Davvero un peccato che il pur buon impianto abbia schiacciato il tutto in un mono che è il flagello dei locali italiani.


Anche sabato lo Spazio 211 raccoglie gente con molta calma e senza stipare gli spazi (e per la cronaca qui si riducono le dimensioni del bicchiere della birra media, deve essere una qualche campagna del Comune di Torino per far dimagrire i cittadini in vista della stagione estiva). I Crimea X, ovvero Jukka Reverberi (basso, voce, manopole, tasti) e Dj Rocca (manopole, tasti, flauto traverso), attaccano con Liubov un live che è dilatato come un djset inframezzato da droni in cui si ondeggia e non si sente quasi il bisogno di applaudire (se non ovviamente alla fine). Gioia a ogni bordata di ping pong delay e alle psicodivagazioni più che agli arpeggi. L'ultimo pezzo, il remix moroderico di Time For Shopping, è un occhiolino a chi organizza la serata e purtroppo niente bis come è sempre più spesso d'uso qui.

4.3.11

Rette che tendono all'infinito (riconciliarsi)

Sarà che la vecchiaia è un po' come l'infinito.
Amo The king of limbs.
Avessi il tempo per parlarne.

(Edit: corretto dopo quasi un giorno l'errore (freudiano?) di html che aveva trasformato questa trascurabile sottolineatura in un tremendo post emo)