29.1.10

Miette



(Ancora ti chiamerò trottolino amoroso e duddudaddada. Si sopporta la molesta Marina e i diamanti pur di ammirare in tutto il suo splendore il maestro Minghi Gonzales e le sue dita cicciotte in guanti bianchi. Ah, sapessi suonare il piano e fossi brutto come lui)

26.1.10

Booze and boobs and grooves

Hanno più o meno detto tutto loro.

Venerdì scorso al The Beach di Torino (e, lo dico con piacere, il giorno dopo nella cara Bari) Moodymann ha scomposto attraverso un prisma la sua musica in tre ore / quarant'anni di nero e non nero. Da quando sono entrato in ritardo sulle note di Club Lonely fino all'uscita su un technone di Federico Gandin, passando per il synthpop di Don't Go, la discomusic che non farò mai in tempo a impararla tutta, l'hiphop giusto e l'ar'en'bi sbagliato, sprazzi di house e techno, KDJ per una sera ci ha fatto dimenticare l'idea di club come cava nera omogenea e un filo disperata in favore di quelle discoteche che i colleghi ti raccontano al ritorno delle loro vacanze o trasferte negli States. Posti dove il dj è spesso anche mc, la musica accompagna il beveraggio / flirt / cazzeggio e il flusso sa più di onde che di soufflé che si gonfia fino a scoppiare. Una roba di questo tipo con i De La Soul al posto della Gasolina, il funk al posto del reggaeton e una gestione delle dinamiche che ti sembra che Moodymann non sappia mixare (alla fine non è un dj, è un musicista) e invece il togli metti puntina è speculare ai passaggi fluidi coi pezzi disco e riesce a trasfigurare quello che suona al punto di rendere magniloquente un pezzo dei Whitest Boy Alive di Erlend Øye che nemmeno ricordavo. Un ragazzo di passaggio dice "Per una volta non siamo tutti maschi". Mentre se ne va via verso il Po, di spalle col suo cappuccio nero con pelliccia bianca e la pilotina piena di vinile, Moodymann sembra proprio Babbo Natale.


Club Lonely (I'm On The Guest List Mix) - Lil Louis and The World
A Roller Skating Jam Named "Saturdays" - De La Soul
Done With You - The Whitest Boy Alive

19.1.10

Attrici (qualcosa con cui distrarsi)

Paura. Di Avatar e della sua trama non me ne frega una ceppa, ma siccome dicono che è una specie di esperienza allucinogena e io da sempre sogno un'esperienza allucinata ma ho paura delle droghe, allora medito di caricare il nuovo di Four Tet sull'ipod e portarmi le cuffione al cinema per guardarmi l' "esperienza" con una sonorizzazione viaggiona a base di cetantoammore, Animal Collective, Manitoba, Isolée e Lindstrøm. Paura. Per paura di ascoltare maniacalmente cetantoammore alterno gli ascolti con qualcosa. Un nuovo remix di Nathan Fake che sembra il remix di Idioteque fatto da Aphex, la madrasboard del portatile del lavoro che si rompe e dev'essere sostituita, il nuovo ep di Joy Orbison che ormai lo pompano tutti in maniera inconsulta e pure il Guardian e beat'allui per la botta di culo (ma il remix di Maybes è toccato a James Blake, a-ah).

Sul nuovo EP di Joy Orbison per Aus Music (etichetta di Will Saul a metà tra techno e nuovibattiti) c'è un remix di Actress. L'anno scorso mi sono perso Actress. Una specie di incrocio tra Model 500, Autechre, Chicago e i bassi londinesi che nel tempo perso è uno dei tenutari della Werk Discs (per capirci dopo innumerevoli promo rifiutati - e poi rivenduti alla Hyperdub - ha ricevuto il materiale di Where were you in '92? e ha scoperto Zomby e inoltre pubblica Lone e Lukid). L'anno scorso è uscito con l'LP Hazyville, un disco di house sbagliata e morfinica senza bonghetti, rifiutato negli scorsi anni di intelligent laptop sterilità. In primavera Actress uscirà col nuovo LP per la Honest Jon's di Damon Albarn, già benemerita per la pubblicazione/distribuzione in UK delle nuove cose di Moritz Von Oswald e Tony Allen. Il 5 di Febbraio la Honest Jon prenderà possesso del Berghain con Moodymann, Joy Orbison e appunto Actress. Io mi consolerò venerdì prossimo con il djset di Moodymann @ Secretmood c/o The Beach, sperando che Kenny Dixon Jr prenda in mano il microfono e chiacchieri tanto.


14.1.10

Fratelli Maggiori


Brothers - Hot Chip

(un disco che fotografa il mio qui e ora di trentenne col suo cuore pop di Brothers, Slush e Alley Cats, che annoierà i bloghousettari che torneranno ai Bloody Beetroots e a Little Boots, che sembra fatto apposta per i sabati a casa*, ora come quindici anni fa)

* ma Brothers è un lavagnone su cui mi aspetto meraviglie per i weekend senza fine e senza cori in tele

13.1.10

If it's not rough it isn't fun

Su questo blog non avevo mai nominato Lady Gaga e Poker Face (sono uno snob schifoso). È con particolare piacere quindi che vi introduco al primo grande leak del decennio. Una monumentale discussione sul forum del Mucchio (aka FdC) intorno al fenomeno Lady Gaga (aka Stefani Joanne Angelina Germanotta) sta deragliando su binari sublimi e sul culto di Paul Van Dyk (aka Paul Van Dyk). Al suo interno un importante contributo come il Reboante Edit di Poker Face per mano di Pikkiomania (aka nihil82 aka Widex aka Caizzy) ha ispirato nelle menti veggenti di (appunto) Caizzy e Busy P. Sbirulino (aka Officina Gommy aka tOm) un progetto di cover senza regole registrate male.

PKFace Project


Gabberpunk, ambient satanico, l'inno dei mondiali, Bollywoodfunk, crauti cosmici e pop evoluto. La raccolta in uscita per Borla Records è già leaked (che sia colpa di the man machine aka traffic heart aka boblopette?) con tanto di bonus disc contenente l'esclusiva digital bonus track che ho registrato da esterno (aka ffwd aka batteriaricaricabile) indossando la cotenna ancora calda dello scuoiato Apparat. Per la vostra gioia in calce a questo post potrete sentire il temibile dub pieno di dread di Bessemerr (aka betrayal aka ikke). Dalle parti di inkiostro invece potete ascoltare la gemma lush p(h)op di Cymbal Beurre.

12.1.10

Non fosse stato per i ventisei gradi a Natale




(non tanto per gli ovvi motivi della pianohouseria sognante, spiaggiata e psichedelica - vero stato mentale dal quale non riesco a uscire da sette-otto mesi a questa parte -, quanto per come si strascica, inciampa e solleva con difficoltà le ciabatte dalla sabbia - devono essere quei piccoli fuori-tempo percussivi o i riverberi sul piano. Via 20 Jazz Funk Greats che quando non fa troppo il cattivo tira sempre fuori dei viaggioni per cui lo si ama)

11.1.10

Watermark (or The Ghost Of Enya)



Mancano due settimane all'uscita di There is Love in You di Four Tet e pare che questa volta alla Domino si siano superati: i pochi fortunati in possesso dei promo (nella maggior parte dei casi mp3 con un sistema per tracciare gli utilizzi indebiti [watermarking] particolarmente cattivo) hanno ritrosia persino ad affrontare l'argomento. Si favoleggia sulla metodologia usata e sui possibili effetti fisici oltre alla blacklist. In tutto ciò si moltiplicano le recensioni un po' storte tipo quella di Wire (His predilection for pedestrian rhythms makes There Is Love In You sound 90s-dated rather than cutting edge or even retro-effective). Così si perlustra sotto i tappeti della rete in cerca di ogni minimo indizio oltre al singolo Love Cry. Plastic People la sentite nel video di cui sopra e per intero in una puntata dello show di Gilles Peterson sulla BBC. A dicembre nella serata di chiusura della residenza per Plastic People è stato regalato un cd contenente un mix in cui più o meno intorno al trentesimo minuto partiva Sing. Nel weekend Four Tet stesso ha reso disponibile una versione live del pezzo di apertura del cd, sempre per la BBC (ho anche il pezzo dal disco, ma pare più bella live e non vorrei mettere nei guai l'eventuale watermarchiato). Disco alla Tarot Sport? Tutti i pezzi hanno la vocetta alla Orbital (Circling di sicuro sì)? Avete paura?

Angel Echoes (BBC session) by Four Tet

5.1.10

Rotante (La Settimana Dei nonSaldi A Londra)

No. Al minifestival dubsteppo non sono poi andato (la bass music, quella che una volta era il dubsteppo, ha monopolizzato le classifiche di fine anno ma per fortuna non è ancora diventata il nuovo trip-hop dato che i negozi di Londra, il vero metro di brit-popolarità post-NME, non la usano perché spaventa i clienti o li fa inciampare e sbattere l'uno contro l'altro come pacman intrappolati in un tenori-on). Al nonCapodanno nella solita topaia rappezzata di Shoreditch gli Aeroplane sono stati commoventi nonostante la trappola per topi in cui suonavano facesse di tutto per tenerti ai margini (i loro grandi classici misti alla disco polverosa, One Life Stand inaspettata da lacrime, un giorno vivremo a Parigi te lo prometto, like battery thinkers/count your thoughts, DON'T YOU WANT ME di FELIX e quel tepore da Deejay Time se il Deejay Time fosse esistito vent'anni prima). Erol Alkan invece ha annoiato pure la shop assistant gobba del Fred Perry di Covent Garden (andare lì quattro volte perché si ha la teoria che ogni giorno mettano qualcosa di diverso negli scaffali e ritirarsi con un unico noioso pullover smanicato): se vuoi accontentare ancora oggi tutti, il tuo miscuglio di post-disco, electro, milanesità rompi-coglioni risulta artefatto e senza mordente anzichenò (non puoi fare la profumiera con un minuto dei KLF prima di lanciare l'hit milanlondinese del momento - Bangkok di Boris Dlugosh - e poi era così giusto terminare sull'intreccio di Waves riletta da Gonzales con l'originale che non dovevi continuare a sonorizzare la fila al catastrofico guardaroba). Fico invece in apertura Rory Phillips che nonostante mixi con una cornetta telefonica al posto della cuffia ha intrattenuto amabilmente con la più recente tendenza di ibridazione di minimal e nuovadisco. A capodanno la fila per i fuochi in riva al Tamigi è durata un'ora (vai per Westminster e ti ritrovi oltre il London Eye), i fuochi dieci minuti, l'accenno di neve dieci secondi e più o meno un'altra ora per ritrovarsi al Fabric semivuoto popolato da indiani e turisti italiani (lo si voleva, ma non a questo punto) dove nello stesso momento suonavano Weatherall/sala uno, Joe Goddard degli HotChip/sala due, Rub'nTug/frigo-piccionaia. L'hotchippo ha optato per il polpettone nerobianco che strizza l'occhio alla band di provenienza (house sbagliata alla dOP, pochi technoni controllati, un pezzo vocale femminile post-r'n'b, ritmi rinse.fm-spezzati per il pre-finale e la chiusa con la suddetta Bangkok). Dopo si è resistito solo per una mezzora tra la coda minimalsfiancante di Weatherall (era ovvio, ma cristo per un set umano ti devo rincorrere nei pub?! a casa?!) e il freddo insostenibile per il mio raffreddore della sala tre dei Run'n'Tugghi. Al ritorno alla mezzanotte di sabato tra le ormai inutili luminarie festive sulla strada di Luton l'autista del pullman della Greenline canticchiava classici minori di Bacharach, Lucky Lips di Cliff Richards e astruse donnine northern-soul, tirava su col naso per il raffreddore e sbadigliava anche se avrebbe guidato fino a mattina.



ps:
Scena al Rock Shop di Charing Cross Rd.
Io: posso vedere il Launchpad della Novation?
Tipo dietro il bancone che capisci che ha aperto il negozio per vendere le chitarre e ora si ritrova a vendere queste diavolerie mentre il socio a fianco strimpella indolente su una fender: è lì in vetrina.
Io: niente sconti?
Tipo di cui sopra: No, è piuttosto caldo (pretty hot, in certi casi l'inglese sa essere davvero efficace)
Io: Vabbé, lo prendo.

Lungi dall'essere un post pubblicitario dato che centoquarantanove sterline le ho spese e ancora non mi rincorrono tirandomi addosso i tenori-on come a Four Tet, mi preme sottolineare due o tre fatti.
1) Chiunque pensasse che quelli della Novation abbiano pensato a un coso con dei bottoni per far partire le tracce si sbaglia di grosso. è un attimo e grazie ai prodigi di Max ci si barcamena tra emulatori di monome, step-sequencer, sample-scrambler e si è a un passo dal tenori-on.
2) Smanettando un po' ci si rende conto di quanta musica amata negli ultimi quattro-cinque anni sia figlia dell'approccio vettoriale-matriciale-grafico alla scrittura. Per una volta ci si accorge che la musica amata non è la solita figlia delle droghe (cocktail di anfetamine e allucinogeni) ma di un misto di patchinko, scandaglio nei forum alla ricerca della patch funzionante e occhiaie da 'no stasera dormo quattro ore che domani recupero'.
3) Non ho sentito The Visitor di Jim O'Rourke, ma sicuramente è stato uno degli alfieri dell'approccio matriciale. Fa tenerezza a tal proposito vederlo mentre i signori Yamaha gli spiegano come funzioni il tenori-on e lui risponde interessato (!), in giapponese (!!) e con interiezioni che non ti aspetteresti nemmeno da una macchietta giapponese (!!!).



pps: una delle sere dando un'occhiata alla BBC mi sono imbattuto in Goldie che partecipava a un quiz per celebrità chiamato Celebrity Mastermind. Rispondeva a domande correlate ai film di PT Anderson. Ora, è assolutamente ok che musicisti (che sono stati) di nostro interesse frequentino i programmi televisivi inglesi di prima serata - in una delle puntate di The Big Fat Quiz c'era anche Lily Allen. Goldie però fa caso a parte. Per chi non lo sapesse, Goldie è stato uno dei concorrenti del Celebrity Big Brother del 2002 (eliminato per primo), si è rotto il femore facendo sci d'acqua nelle prove del reality The Games (a cui non ha mai partecipato) ed è stato uno dei concorrenti più amati di Maestro una specie di Ballando con le stelle applicato alla direzione d'orchestra andato in onda ad Agosto-Settembre dell'anno scorso. Goldie è arrivato secondo, battuto da una specie di Maria Amelia Monti punk, ma è stato il vincitore morale tanto che questa estate la BBC ha trasmesso l'esecuzione alla Royal Albert Hall di una sua composizione pseudo classica (!) chiamata Sine Tempore (!!), facendo commuovere il suo grill in platea (!!!). La Giusy Ferreri del Regno Unito



Don't You Want Me? - Felix
Inner City Life - Goldie
Viva Forever - Jim O'Rourke