7.10.08

Bicchieri

Ai primi di settembre sono stato ad Anversa per sette giorni. Il giorno prima di ripartire siamo andati al Petrol. I belgi vanno al Petrol in auto o in bicicletta, ma se tu non sei belga quando arrivi al capolinea del 23 (culo!) non ti resta che wandel richting Schelde, per un chilometro e mezzo. In quel chilometro e mezzo di allontanamento post-industriale dalla città hai alla destra i container che chissà cosa contengono, alla sinistra della campagna incolta, davanti qualche tir parcheggiato con l’autista che dorme con un occhio aperto e alle spalle la suspence di poter essere rapito/scippato/violentato da un momento all’altro. Così scruti se quegli altri passanti, avanti e indietro, possano essere fan di Radioslave o degli Aeroplane e speri che siano degli Aeroplane, ché comunque anche Radioslave con tutto il buono che si vuole a Quiet Village non ispira certo tranquillità. Il marciapiede si inabissa in un sottopasso ma non c’è nessun incrocio e riemerge senza senso. La cosa più strana è che i pochi davanti a noi scendono e tornano in superficie mentre noi camminiamo in strada, come se l’aria potesse proteggerci. Il Petrol è lì davanti, in una zona industriale petrolifera che sa di dismissione. Dentro è come una festa delle medie in cui è arrivata la metà delle persone invitate. Ma è ancora presto.

Raccolgono bicchieri. Noi che viviamo in una nazione sfortunata dal punto di vista del clubbing abbiamo visto tutto. Abbiamo visto la bella gente che va in un locale perché c’è la bella gente, abbiamo visto i tamarri in cerca di fica, abbiamo visto gli hipsters e abbiamo visto gente così sconvolta che non sappiamo come sia arrivata e come tornerà a casa. Ad Anversa raccolgono i bicchieri. Un duo di dj cerca di attizzare con un'incoerente sequela di disco e techno oscura. Fate conto di ballare un misto dell’ultimo disco di Lindstrøm e di Ass To Mouth di Jay Haze. Non sai se sia geniale o se inseguano alla ‘ndo cojo cojo i fan di Radio Slave e Aeroplane, ma non si nega il piacere davanti ai Discodeine che remixano Trembler dei Photonz (Ah! Il caro DisKoInKiostro Vol. 1). Molti ballano, ma la maggior parte è impegnata a socializzare e a raccogliere bicchieri. I bicchieri li raccolgono perché ogni dieci bicchieri raccolti hai diritto a un ticket. Per un cocktail ce ne vogliono tre, ma con un ticket tutti prendono la pilsner che è una specie di acqua gialla non frizzante impropriamente detta birra. Arriva anche della gente in acido coi braccialetti del Laundry Day, ma quelli ballano con uno sguardo dimentico del concetto di bicchiere. I dj schiaffeggiano sempre più e poi buttano nel mischione Beggin’ di Pilooski (i genii!). Tutti chiacchierano, ballano acidimentichi e raccolgono bicchieri. Siccome però quelli che ballano acidimentichi sono pochi e tutti gli altri chiacchierano e raccolgono bicchieri, quando Matt Edwards inizia il suo set è in difficoltà.



Radio Slave è in difficoltà perché pensa che il suo successo dipenda da quanto balli la gente ma non si rende conto che dipende da quanti bicchieri vengano raccolti. Così, con sguardo inusualmente spaurito comincia, dopo un pezzo anonimo, con un uno-due braga-calata a base di Good Life originale e di un pezzo con le trombette (non la famigerata e odiosa Trompeta di Sis e mi ritengo fortunato a non averla mai incrociata, non essendo mai andato a ballare quest’estate tranne che in questa occasione). Poi, quando la pista si svuota e si riempie indipendentemente da quello che si sente, prende fiducia e tira fuori “il set alla Radioslave”. Peccato che nemmeno Grindhouse mi convinca della cattiveria e/o malattia e/o mentalità delle sue cose. Piatto, costruito e scemo come l’occhio sbarrato che immagino dalle sue produzioni. Rimaniamo fermi e annoiati al centro della pista e alcuni anziani (saranno coetanei) si preoccupano di noi. State bene? Stiamo bene. Ma allora, che, state mica guardando la tv? Una partita? Se avessi un telecomando, rispondo, cambierei dj. Ma intanto intorno raccolgono bicchieri come mai si era visto, con livelli tali da demolire il concetto di entropia. Un ragazzo, biondino solitario alla River Phoenix di Ti Amero Fino Ad Ammazarti, addirittura ha una pila che parte dalla tasca posteriore del suo jeans e continua avanti e tiene a destra, mentre a sinistra ha l’immancabile pilsner.



Quando Radioslave passa la palla agli Aeroplane, i socializzatori dormono a casa, gli impasticcati continuano indomiti, pochi sono i raccoglibicchieri e noi iniziamo a muoverci. Gli Aeroplane cominciano come al solito in crescendo, con un pezzo che dice “Mi Nombre Es Rosa” e con Moon Song dei They Came Frome The Stars I Saw Them nel remix degli Holy Ghost e poi la voce di Annie che sia Toby Tobias o nuovo disco. Matt Edwards balla a lato della consolle in nome del quieto villaggio. Gli Aeroplane sembrano due ingegneri, uno vestito da ingegnere edile con la camicia alla barese, l’altro da ingegnere elettronico con la maglietta bianca della salute sotto alla camicia. La prima parte disco si tramuta in un meraviglioso set di techno subacquea. Gli impasticcati si siedono via via, il River Phoenix solitario, conscio che mai consumerà tutte quelle Pilsner, cede bicchieri alle ragazze e noi balliamo freschi e sorridenti. Gli anziani (forse coetanei) ci dicono “Ah, questo vi piace!” e io rispondo “Abbiamo trovato il telecomando!”. La parte finale è senza freni e tra il remix di David Rubato, Ein Riton Klein Nacht Rondò Vee-neziano, West End Girls e persino un po' di diva-house, rimaniamo solo noi al centro, anche senza Whispers, 69 e Love Love Love, e il sorriso degli sfatti acidimentichi sdraiati ovunque e lo sguardo bello e un po’ triste del River Phoenix solitario.



Il post l’ho scritto ora dopo un mese e quindi non mi ricordo tutti i pezzi suonati. Ad Anversa ci torno a Novembre. Non ci sono djset in programma, ma in quei quattro giorni in Belgio ci sono i concerti di The Streets, Fujiya & Miyagi, Fleet Foxes, Bandabardò, Kanye West, Tv On The Radio, Death Cab For Cutie, Roisin Murphy ed Hercules & The Love Affair.

Circuit (Aeroplane Remix) - David Rubato


3 commenti:

Raibaz ha detto...

La roba di darti da bere in cambio dei bicchieri vuoti è un'usanza tipicamente nordeuropea...in germania capita anche che ti facciano pagare la consumazione un euro in più e che te lo ridiano in cambio del bicchiere vuoto, col risultato che se raccogli N bicchieri vuoti bevi gratis e vedi, appunto, la gente aggirarsi con le pile di vuoti in mano.

Qui a Milano funzionava così anche il Bitte, che ora è chiuso, e devo dire che anche se scatena le legioni di raccoglitori, che sono personaggi curiosi, è comunque una pratica utile a ridurre un po' il cagaio che si forma di solito sui pavimenti dei club a fine serata :)

a. ha detto...

si raccoglievano bicchieri per consumazioni anche al mi ami. si potrebbe scatenare una disamina sulla differenza del raccoglitore impasticcato e quello indie. ma non ora non qui.

Anonimo ha detto...

"che ce l'hai due bichieri messi male?"