11.9.11

Il mercato delle spezie

Radiotre disquisisce su quanto all'Auditorium Arturo Toscanini di Milano si sta svolgendo per la parte Mi del venerdì di MiTo2011, con gli ascoltatori critici (via mail, sms e persino fax anche se non so se sia il caso) come ormai non succede più nemmeno nella mezzora di telefoni aperti di Radio Padania o de Il Fatto Quotidiano. Io mi dirigo verso l'evento di inizio stagione, che guarda caso è la coincidente parte To dello scorso venerdì di MiTo2011. Omar Souleyman is in the house.


Se non avete presente, il fenomeno Omar Souleyman è più o meno l'equivalente siriano di un neomelodico, un Ciro Ricci,  che viene invitato da tutti i festival hipster del mondo dal Sonar a Glastonbury senza nessuna giustificazione etnografica o musicale. Omar ha tutta una mitologia occidentale, a volerla raccontare, ma a noi interessa che come ogni buon neomelodico canti ancora ai matrimoni nonostante il livello raggiunto.


Il nocciolo è qui, lui non è un musicista di world music fatto per una buona metà del pubblico qui radunatosi. Nel suo essere ancora adesso cantante da matrimoni è più affine al rave, al fomento, al taglio della cravatta, che alla radice orgogliosa. È il braccio col finestrino abbassato e allora viva l'assenza di ogni giustificazione acustica, del suonatore di oud, in favore di un uso maiuscolo della strumentazione da pianobar da parte di Rizan Sa'id. Così mentre tutti sono seduti sulle sedie pieghevoli della Sala Espace, non appena parte la musica sotto il palco si raduna una folla che interpreta il senso sonoro sfollando quanto succede alle sue spalle, richiamandolo e mandandolo via allo stesso tempo.



Certo poi, accanto al sudore, all'adrenalina e ai sorrisi di questa specie di acid house triplamente accelerata, c'è quella sensazione che il mondo occidentale si stia fottendo con le proprie mani. Come un turista che ama farsi fregare al mercato delle spezie di Istambul, il ballerino che suda e che imita i vocalizzi berberi non si accorge che Omar guarda impaziente l'orologio d'oro appena prima di ogni "ehhhhh". Che Rizan è scoglionato mentre scatena il solito inferno. Che tutto è finto, esotico, esorcizzante. Però Shift Al Mani (e tutto) spaccano e mi fanno gli ovvi complimenti per la scelta della tshirt della Skull Disco per la serata. Hit orchestrali ad libitum e che la Cina acquisisca il nostro debito pubblico.






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