26.11.12

Festival, io sento questa musica

Sabato dalle 9 alle 19, quattro film e un corto al Torino Film Festival XXX.

NO, Pablo Larrain [2012]
Chissà se Ricardo Villalobos alle dieci di mattina di una mite domenica berlinese ha mai fatto scivolare el jingle, Chile, Alegria ya viene. Nel 1988 in Cile la Cola locale ha una pubblicità fatta di band con batterie da settanta elementi e tastiere da dieci piani e mimi che appaiono a caso. Il pubblicitario della cola Free (ahora si, GG Bernal) viene coinvolto in un'impresa senza speranza: rovesciare Pinochet e oltre sedici anni di regime con quindici minuti al giorno in tv a disposizione per la campagna referendaria contro l'Augusto. La franja del no vuole puntare sulla memoria e sulle violenze perpetrate, ma il pubblicitario convince tutti a una campagna paninara incentrata sul LOL (cfr. Pisapia e ultimo referendum), sulle chitarre con l'harmonizer e sui mimi. Poi sappiamo tutti che Pinochet non faceva più comodo e i dittatori non si rovesciano solo con un voto, ma il racconto dolceamaro e tutto instagrammato da una fotografia abbagliata e drugapulca di una vittoria impossibile riscalda il cuore, nonostante il finale abbia una timida malinconia. Le grandi vittorie non risolvono i piccoli problemi personali, i propri grandi meriti alla fine faranno la fortuna di altri e non resta che sognare di essere Marty Mc Fly tra le strade di Santiago.


Inizialmente dovevamo passare a Eva Mendes e Kylie Minogue in Holy Motors, ma siccome nel weekend precedente avevamo già dato con le limousine (Cosmopolis, Miami Vice e Gainsbourg: Une Vie Heroique) optiamo per

Maniac, Franck Khalfoun [2012]
Qualche anno fa, ad un festival a Bari, ricordo un giovane Elijah Wood hooligan del West Ham insieme al fico inglese di Undeclared. Infimi livelli di credibilità. Sarà per questo che Khalfoun per il suo remake del classico slasher-gore anni ottanta trasforma l'italoributtante amico di Rocky in un allucinato figlio di madre allegra e sceglie una visione POV che ne ottimizza la resa. Maniac tenta dunque diverse metastrade di metahorror, divertendo anche (i bicchieri di vino rosso e le vasche da bagno femminili statunitensi), ma insperatamente riesce a trasportare i fan del meta verso le caviglie svasate e i fan dello smembro verso le romanticherie soleggiate sonorizzate sintpoppe come se fossimo in Drive. Menzione obbligatoria alla Suicide Girl che mette su il suo pezzo preferito: la musica su cui ballava Buffalo Bill ne Il Silenzio degli Innocenti. Il taglio di capelli è lo stesso.


Chained, Jennifer Lynch [2012]
Altro giro, altro serial killer. Jennifer Lynch esplora i suoi irrisolti légami familiari nell'ennesima teoria di mazzate/stupri/feminigidi (btw, tutti i film della giornata prevedevano almeno un colpo di bottiglia rotta al ventre). Siccome c'ho gli autori bravi, riassumo tutto in "una puntata lunga di Criminal Minds". Salva la baracca la somiglianza del coniglio con Julian Sands e una colonna sonora post-prateriota come il posto sperso dal quale parte il taxi (il pezzo qui sotto è degli autori della colonna sonora, ma non è nella colonna sonora).


Siccome non ho mai fumato, invece di Gipi che smette di fumare vediamo

Bobby Yeah, Robert Morgan [2011]
Venti minuti di Wallace & Gromit (quasi) in mano a Chris Cunningham e ad Aphex. Riusciresti a non premere un pulsante che ti spunta davanti? Gioia vera per ogni slap.


e

Wrong, Quentin Dupieux [2012]
Mr Oizo strappa risate e tenerezze con un apologo gioiosamente assurdo sull'amore per i cani e sull'insensatezza delle vostre scelte. Flat Eric è giochino del cane in una guest star memorabile. Astenersi seriosi e accigliati.

 
 
 

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