(che palle, sembra che io sia andato solo perché lei è dj-donna e sto per partire con la solita menata su quanto siano leggiadre semplici eleganti le dj-donne e su come passi sopra alla musica noiosissima che suonano perché in fondo la serata scorre veloce mentre scatti cento fotografie sfocate tutte uguali con la luce rossa dietro le spalle che sembrano una copertina di un EP dei Belle And Sebastian risultando ancora più misoDJno di Ubercoolische e del suo tormentone)
Tifo da stadio con tanto di cori. Il finto vinile utilizzato per interfacciare Traktor col giradischi fa le bizze tra i flash (chissà cosa pensano i puristi di questa via di mezzo) ma il problema è presto risolto. Il set alterna due fili conduttori. Il primo è quello che ti aspetti, forse giusto più corposo ancorché schiacciato dal solito impianto obbrobrioso. Il secondo ha un sapore electro vecchio stampo che ti riporta in vita con battito lento, indeciso se essere celebrazione di Chicago, della Germania o del synth-pop (tanto che a un certo punto tra i bassi arpeggiati e rotondi scorgiamo un cantante che Tiga non è ma poco ci manca). Il respiro dura solo il necessario a restare vivi e a godere dell’asfissia. Il problema è che, tranne in qualche sprazzo soprattutto verso la parte finale, l’asfissia è noiosa e non si gioca mai nel passaggio tra i due stati. L’ultimo pezzo prima dei bis sculetta pop e il primo del bis tenta un’apertura in loop epico-melodica che purtroppo non si concretizza e si affloscia in quanto già sentito prima. In fondo, mi aspettavo m_no.