23.12.10

Every woman and every men, join the caravan of Blake

È passato più di un anno da quando ho iniziato a rompere col James Blake cantante (e leggendo c'erano già la coverazza, I Never Learnt To Share e Misuroni), ma è con piacere che il primo disco del 2011 che ascolto sia il suo (no, non quello dei Decemberists), sia tutto cantato e sia ficherrimo. Per questo motivo (e dato che sono stato minacciato di morte nel postare mp3 e visto che comunque ormai ce l'avrete tutti), vado a segnalare dei momenti signifativi paura sorpresa gioia pezzo per pezzo.


(non leakatelo, vi guardo a destra, vi guardo a sinistra)

Unluck: i ritorni di carrello in linee di un foglio a quadretti che si affastellano i r re gloar i
Wilhelms Scream: dopo due minuti dai colpi di sonar si sollevano bit di lava che deformano il vinile con la ritmica che zoppica nella sua tentazione techno
I Never Learnt To Share: le beghe familiari, gli hit rissonantimodulari, il finale zanzarista
Lindesfarne 1 / 2: le settantadue voci si spogliano dei filtri e dei processi e li appoggiano sui bassi dove capita
Limit To Your Love: il basso martella mononota a smorzare tutto il core
Give Me My Month: l'ultima frase
To Care (Like You): la voce che cambia cento sessi. Mount Kimbie? Burial? Viva i mononota impulsivi
Why Don't You Call Me: quando salta il cd/mp3/vinile perché ha paura degli ululati. What I Am, whatiam, w h a t i a m?
I Mind: in loop coi monosillabi. Lui bada o lui mente?
Measurements: era qui, prima di tutto

(ok, forse ho nascosto qualcosa lì in mezzo)

1 commento:

casadivetro ha detto...

L'ho scoperto proprio da poco, ammazza che disco!
Complimenti per il blog, è illuminante e ben scritto.

una profana