28.1.05

Approssimazioni


Un giorno a quattro anni ho preso un libro da uno scaffale e sono uscito sul balcone. Era domenica, la pasta era nel forno e il sole era bianco. Sull’altro balcone c’era il mio vicino di casa, un carabiniere in pensione che aveva la faccia di quelli che hanno sempre avuto i baffi e a un certo punto, a settantanni, decidono di non volerli più. Il mio vicino di casa si chiamava signor Ferrauto e l’accento va sulla u perché a Palermo il Ferrauto con l’accento sulla a è quello che aggiusta le macchine. La moglie del signor Ferrauto è nata lo stesso giorno che sono nato io, il 14 Settembre, però un anno diverso.

Il signor Ferrauto mi chiede “Massimiliano, cosa stai leggendo”, anche se il libro era sottobraccio. E io gli rispondo tenendo la ringhiera del balcone con una mano “Fisica Nucleare”. Nucleare per me non voleva dire piccolo, era una parola che si allargava. Poi io allora non pensavo ancora all’essenza delle cose e alle approssimazioni. Non conoscevo nemmeno The Essence, ma se li sentivo pensavo che i Cure facevano uno scherzo a tutti quanti, per ogni epsilon maggiore di zero.

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