Musica da un mese fa
And these tales I tales I tell are tall
Every man is evil, yes, every man is a liar
Into sweet dark circles of beautiful eyes
Come into my house and we’ll pick bones
The curse of those red lips on me
I got no reason to lie to you
These are the great dust bowl days
You hold the skeleton key
Bring your blade and your gun
Everybody knows my movement in this town
Boy you lost your grip
This is your season for standin' still
Let there be no goddamn doubt
Potrei raccontare la musica che sono stato la scorsa settimana. La semplicità, quasi facilità, verdeacqua delle chitarre di On The Bus Mall dei Decemberists. Un inutile e dolce manonellamano. Potrei raccontare la musica che sarò la prossima settimana. Il passo indietro, quasi avanti, argenteo delle chitarre di Just Stand Back dei Low. Un inutile e deciso progresso. Potrei raccontare la musica che sono adesso, ma preferisco parlare della musica che ero qualche mese fa, quando preparavo la carne coi peperoni in cucina.
In Colorado c’è stato il 1981, nel febbraio 1996. Ho visto quello che ho visto. I concetti iterati sono il pane del predicatore e il vino del post-punk. Non so se si chiamano ancora saloon, ma lì il gruppo vestito di nero permuta le chitarre elettriche e metalliche con banjo e slide, anch’essi metallici, e pallidi peccatori ballano il coro dell’anima nera.
Lei ha freddo e ha la pelle da accarezzare come la schiena di un corvo nero.
Lei ha occhi e nomi diversi ad ogni sguardo e mi riporterà a casa.
La tastiera è quella di una fisarmonica. La batteria, dove non corre, è sinuosa come quella di un batterista jazz che suona country per ubriachi, per ubriacarsi anche lui a fine serata. Il violino stride. La voce scava fosse, spezza catene. Tela da sacco e cenere.
Non c’è nulla di più annichilente della fede.
Ti rende apocrifa perfino un’edizione europea.
But baby don't look down
Keep your, keep your arms around me
Keep your, keep your arms around me
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