4.5.07

Il pane e le metafe

L’altro giorno leggevo questo che, non ricordo dove e non ricordo in quale lingua, parlando di una canzone o di un concerto (non ricordo!), se ne esce fuori con uno stupendo “Sembrava di stare in fila per comprare il pane”. Il primo impeto è stato quello dell’ovvio riciclaggio. Poi però ho pensato che io di solito non mangio il pane, e quindi per me la metafora assumerebbe risvolti eccessivi e forse troppo elitari rispetto alla massa. In realtà però non è vero nemmeno questo, perché a me piace mangiare pane (o meglio, panini con sopra semi di sesamo, ‘torcigliati’ o il ‘pane di Monreale’ la domenica) ma solo nel pre-pasto, possibilmente mentre leggo / ascolto musica / guardo la tv. Da quando abito per conto mio però ciò accade sempre meno spesso, essenzialmente perché al di fuori della Sicilia se sei in fila per il pane è solo perché sei capitato con altre persone alla stessa ora in un negozio in attesa di un po’ di acqua+farina+lievito sfornati dieci ore prima, e non perché il fornaio ti ha detto che “Il pane c’è, ma tra dieci minuti esce quello caldo”. Insomma, è un gran panino…

Panis Et Circences - Os Mutantes
Friends And Lovers (Bread Cover) - Erlend Øye
Bread - On! Air! Library! (video)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma io ho passato la mia adolescenza emiliana a fare la coda per la focaccia bisunta!

belguglielmo.blogspot.com