Paradossalmente, la vera trasgressione oggi potrebbe essere la fede.
«Ma quella di tipo francescano, assoluta e rigorosa».
(Un Bianconi sulla strada di Lindo dalle colonne de Il Giornale)
29.1.08
28.1.08
27.1.08
Non me gusta (è questa la cosa giusta)
Sarà per contrasto col suo disco, uno dei più interessanti di inizio 2008, ma il live di Bruno Pronsato visto ieri sera a Bari è stato una delle esibizioni più noiose e moleste a cui abbia mai assistito, mettendo nel novero anche concerti di cantautori folk, art rocker e tutte le orchestrine che suonano in quelle balere-ristoranti per anziani che ogni giorno il benemerito programma Ballando Le Cupole porta all’attenzione di tutti noi. Così noioso e molesto che dopo un’ora buona di “piatta cassa e poco più -> tolgo quasi tutti i campioni -> riparte la cassa (urlo della folla) -> effetti di ableton -> riparte la cassa (urlo della folla) -> abbasso il volume -> riparte la cassa (urlo della folla)”, meditavo di tornare all’interminabile fila* all’ingresso dalla quale dopo un’ora di attesa mi aveva strappato l’intervento pronto del compagno di sventure La Scarpa Che Respira, oppure alla coda* del guardaroba, a farmi mettere i gomiti altrui nello sterno.
* termini convenzionali da rendersi visivamente come ammasso caotico di persone disposte a raggiera intorno a un varco
* termini convenzionali da rendersi visivamente come ammasso caotico di persone disposte a raggiera intorno a un varco
Bruno Pronsato nella sua classica posa con cui ogni cinque minuti rilancia la cassa
24.1.08
L’amico del giaugaro
Quando venerdì scorso, a un metro e qualcosa di altezza dal Po e dopo un’ora e mezza di dj set, Len Faki buttava sul piatto Knights of Jaguar di DJ Rolando, ho pensato che tutto potesse finire lì. Certo, Jaguar dovrebbe essere vietata nei dj set di chi non ha vissuto la Detroit di quegli anni e chiudere una serata con un pezzo dalla linea melodica fondamentalmente triste e però capace di saldarti un sorriso enorme sulla bocca, da un orecchio all’altro, irriterebbe certo tutti i soliti antipatici snob e farebbe la gioia di noi poveri dal cuore molle. Poi Len Faki non avrebbe finito lì, continuando con una selezione di vecchia scuola che sembrava chiudere a ogni pezzo: The Man With The Red Face di Laurent Garnier, Timbuktu di Ferrer & Sydenham, il remix di Carl Craig di Kill 100 degli X-Press 2 fino a quel pezzo così studiato e così per me irritante che sovrappone un orgasmo ad un rallentamento ritmico per poi riprendere, buono forse per metà set ma non certo per la fine (per la cronaca, French Kiss di Lil Louis). La fine invece è una corsa sempre più veloce, qualcuno stende la pasta, qualcuno del sud balla a nord. La melodia è triste, ma noi sorridiamo.
(Fortunatamente poi Jaguar arrivava a chiudere la seconda parte del dj set a base di techno fattona stile la sua My Black Sheep. Molto più apprezzabile la prima parte composta per gran parte di nuovi pezzi che rimandano alla vecchia scuola come Elephant di Rune & Sydenham o la sua Rainbow/Mekong Delta)
Knights Of Jaguar - DJ Rolando AKA The Aztec Mystic
(Fortunatamente poi Jaguar arrivava a chiudere la seconda parte del dj set a base di techno fattona stile la sua My Black Sheep. Molto più apprezzabile la prima parte composta per gran parte di nuovi pezzi che rimandano alla vecchia scuola come Elephant di Rune & Sydenham o la sua Rainbow/Mekong Delta)
Knights Of Jaguar - DJ Rolando AKA The Aztec Mystic
16.1.08
Stainless sky when the style is falling
Uno sembra il seguito di Gnarls Barkley, l’altro un mash-up album di Rufus Wainwright in salsa synth-pop. I nuovi album di Neon Neon (Gruf Rhys dei Super Furry Animals e Boom Bip più una manciata di ospiti rap) e Kelley Polar sono discontinui, o meglio NN discontinuo e KP diviso in due metà sbilanciate. Eppure quando Gruf Rhys canta su uno di quei pezzi che ormai escono fuori solo dalle radio di certi personaggi di Eggers o di Richard Kelly o quando la voce sintetica di Kelley Polar zippa libri liceali di filosofia su base disco, ho una piacevole sensazione simile a questa . Poi li accomunano due botta-e-risposta-dontyouwantmebabe (I Lust You vs Entropy Reigns), il gusto per la messa in piega della parola e una pesante glassa anni ottanta. Eppure. Eppure quando all’inizio di Steel Your Girl lampeggia Videogames su una melodia degna dei Fountains Of Wayne o quando il paradosso di Zenone viene tradotto in spaziature di sintetizzatore che non arriveranno mai, penso che forse dovrei rivedere la mia opinione su Supermayer Save The World.
I Told Her On Alderaan - Neon Neon
A Feeling Of The All-Thing - Kelley Polar
I Told Her On Alderaan - Neon Neon
A Feeling Of The All-Thing - Kelley Polar
5.1.08
Le dodici fatiche erotiche di Ercole
Lo so, tutti aspettano il pezzo con AnthonydiAnthonyAndTheJohnsonsRigheira, ma io sono in fissa con il remix che Hercules & Love Affair ha preparato per A&E di Goldfrapp. Come certi pezzi che l’anno scorso hanno contribuito a demolire il castello di stuzzicadenti della minimale, il remix di A&E adotta una struttura scarna, ipnotica eppure pop. Gli elementi stranianti (i cori afro e le campane trattate) sono così caratteristici che se la giocano col cantato originale (rotondissimo) e i giochi di frequenze tra i bassi dei tom e le bordate ad alta frequenza dei piatti, ascoltati ad alto volume, sono energia compressa. Poi, certo, chi lo scorso capodanno non ha ballato Blind, non può dire di essere stato ad una festa degna di nota. Ma vi capisco, all’una io già ronfavo a casa per evitare delusioni.
A&E (Hercules & Love Affair Remix) - Goldfrapp
Blind (Motik Lok Edit) - Hercules & Love Affair feat. Anthony Hegarty
A&E (Hercules & Love Affair Remix) - Goldfrapp
Blind (Motik Lok Edit) - Hercules & Love Affair feat. Anthony Hegarty
2.1.08
Torri, tette e tagliacode
Dove sono i bolognesi quando servono? Com’è che vengo a conoscenza de Il Tagliacode di Andrea Sartori da forum e blog stranieri? E le webzine italo-che-più-italo-non-si-può? Per amore di precisione qui in Italia ne hanno scritto su Frequencies e Inkiostro ha linkato la compilation della Homework, l’etichetta fondata dallo stesso Sartori, ma per il resto l’uscita de Il Tagliacode è passata sotto silenzio e ascoltandolo si capisce purtroppo anche perché. Niente coretti generazionali (a meno che non si voglia considerare tale il riferimento al Supertele della prima traccia), niente gadget per esibizioni dal vivo, un titolo geniale come Ehi Amigo (Hai Bisogno Di Un Autoradio?).
Sartori gioca nello stesso campionato di Kalabrese e Bruno Pronsato, ovvero quello della musica carnale strapazzata. Mentre Pronsato è un maestro nella gestione di un insieme senza centro, Sartori predilige sviluppare a partire dalle registrazioni suonate: i pezzi iniziano come jam jazz o funk e dopo l’introduzione indossano ritmi quasi dance, in maniera però più restia e meno dritta che nelle cavalcate di Kalabrese. Il rischio è di scontentare tutti, da chi attende il terzo minuto per ballare agli snob poltroni. Troppo intellettuale, troppo cafone. Per quanto mi riguarda l’aspetto che più mi ha urtato sono stati i momenti che più tendevano al phuture jazz. Molto meglio quelli in cui alla pheeghetteria si preferisce la sporcizia del funk o la serie B dell’easy listening. Per esempio, in Horror Vaqui il ruvido funk fratturato iniziale si trasforma in un pezzo deep house dove al posto della solita diva con enorme capigliatura crespa urla una erinni sedata solitamente dedita ai cori di musica contemporanea. Prima Le Signore sembra invece il nome ironico di uno di quegli horror seminali italiani dei Settanta, quasi un tributo alla giovane Florinda Bolkan. Altrove buoni i giochi tra corde e tasti di Vodkatronic, la circolarità nera di Rompicapo e la coatta (e come non potrebbe esserlo) Ehi Amigo (Serve Un Autoradio?). Il Tagliacode non regge sempre i suoi momenti migliori, ma ha il pregio di essere un disco divertente in modo non immediato, che non dà soddisfazione al pimo colpo di un ascolto distratto col solo auricolare destro della cuffia.
Horror Vaqui - Andrea Sartori
Prima Le Signore - Andrea Sartori
Sartori gioca nello stesso campionato di Kalabrese e Bruno Pronsato, ovvero quello della musica carnale strapazzata. Mentre Pronsato è un maestro nella gestione di un insieme senza centro, Sartori predilige sviluppare a partire dalle registrazioni suonate: i pezzi iniziano come jam jazz o funk e dopo l’introduzione indossano ritmi quasi dance, in maniera però più restia e meno dritta che nelle cavalcate di Kalabrese. Il rischio è di scontentare tutti, da chi attende il terzo minuto per ballare agli snob poltroni. Troppo intellettuale, troppo cafone. Per quanto mi riguarda l’aspetto che più mi ha urtato sono stati i momenti che più tendevano al phuture jazz. Molto meglio quelli in cui alla pheeghetteria si preferisce la sporcizia del funk o la serie B dell’easy listening. Per esempio, in Horror Vaqui il ruvido funk fratturato iniziale si trasforma in un pezzo deep house dove al posto della solita diva con enorme capigliatura crespa urla una erinni sedata solitamente dedita ai cori di musica contemporanea. Prima Le Signore sembra invece il nome ironico di uno di quegli horror seminali italiani dei Settanta, quasi un tributo alla giovane Florinda Bolkan. Altrove buoni i giochi tra corde e tasti di Vodkatronic, la circolarità nera di Rompicapo e la coatta (e come non potrebbe esserlo) Ehi Amigo (Serve Un Autoradio?). Il Tagliacode non regge sempre i suoi momenti migliori, ma ha il pregio di essere un disco divertente in modo non immediato, che non dà soddisfazione al pimo colpo di un ascolto distratto col solo auricolare destro della cuffia.
Horror Vaqui - Andrea Sartori
Prima Le Signore - Andrea Sartori
Iscriviti a:
Post (Atom)