Mi agganciavo ad alcuni particolari e l’ingresso in quell’enorme villa, luogo segreto di un party privato riservato a non più di quattrocento eletti, era la materializzazione di Bretistonellis a Palombaio, frazione di Bitonto, provincia di Bari. La ragazza alle liste al cancello fingeva di non trovare il nostro nome quasi a tenerci sulle spine e a esercitare tutto il suo potere rimbalzante. Dentro i posteggiatori mascheravano l’accento rivolgendosi con un inusitato “Signore” alla mia consueta imbranatezza che faceva scivolare per terra i pezzi da dieci centesimi con cui comporre i soliti due euro. Li ho tutti. Grazie signore, e buona serata. Entrati, avvolta nel fumo, ci accoglieva una reception in giacca scura e cravatta. Certo è una sorta di nemesi storica la tessera per i prossimi appuntamenti, un feticcio anni Novanta che torna a braccetto con la crisi e la necessità di fidelizzare anche quando si rifugge il divertimentificio di massa, ma il gioco è di attaccarsi a tutti i particolari fichi possibili. Per esempio a una consumazione compresa preparata con perizia da barman-in-livrea in bicchieri veri. Altro che quelle robe tutto ghiaccio in bicchierini di plastica versate dal solito fuori-corso brufoloso.
Probabilmente avvisato del nostro arrivo (eheh), Kalabrese iniziava dopo due minuti il suo djset. In un ideale collegamento col no-live-ma-djset della settimana scorsa di The Mole, Kalabrese si muoveva in modo diverso sullo stesso campo da gioco. Sempre house originaria con grossa carica disco, ma dove The Mole era fluido e più interessato a come declinare oggi quel gusto, Kalabrese sceglieva invece una via mimetica: mixato netto da dj fineOttanta-inizioNovanta, cantatoni feelgood, scelte d’esperienza e solo e soltanto bottigliette di acqua tonica Schweppes da 50cl una dopo l'altra. Non fosse stato che i pezzi alla Van Helden, i Soul Rebels della rivoluzione non teletrasmessa, la Contemplation di Josh One (sempre prezioso Luigi) e i tribalismi classici erano intrecciati con Pantha du Prince, l’onnipresente nuovo Moody(mann) e col Turkatech su Simon Baker, sarebbe venuto da pensare a una serata macchina del tempo. Agganciandosi solo ad alcuni particolari, Todd Terje al posto di Todd Terry. Il problema è che guardi la felpa di Kalabrese e pensi che non è Knuckles o Morales e che tu non vivi quegli anni con dieci anni di ritardo da un’altra parte del mondo. Che ci si diverte e che è pur sempre meglio di tanti set rompipalle, ma a questo punto la voce di Laurie Anderson ricoverata da Mandy e Booka Shade e triturata da Audiofly X non è che un virus che macina una cartella iTunes ormai troppo grossa per stare sull’iPod. Così felice e disilluso penso che le bordate di feedback che distruggono la triste gioia filologica di Blind nell’Hercules Club Mix siano la sintesi perfetta, e necessaria alla mia sopravvivenza, di questo essere immersi in troppa musica nel luogo e nel posto sbagliato, e così si esce e si torna a casa. A volte non puoi trascurare i particolari.
O Superman (Audiofly X Remix) - Mandy vs Booka Shade feat. Laurie Anderson
Blind (Hercules Club Mix) - Hercules & Love Affair feat. Anthony Hegarty
Blind (Hercules Club Mix) - Hercules & Love Affair feat. Anthony Hegarty
10 commenti:
si, ma la serata tè piaciuta o no ?
caro anonimo, se vuoi una risposta alla maramaionchi, mè piaciuta
articolando il mio pensiero, la vedo più come dico qui sopra
caro o cara Maxcar, nn cè bisogno di articolare, basta dire che tè piaciuta, senza inutili giri di parole. semplice no ?
Se uno volesse dire le cose semplicemente non alimenterebbe il proprio ego con un blog.
Ma quindi secret shows anche nel barese? Minchia mi toccherà di non fare più spam alle nostre serate a bologna, ormai fare pubblicità è so uncool.
@bebo: pensa che ho appena risposto a delle domande per una tesi sui blog musicali e sulla loro urgenza (io che poi penso che di urgente ci sia solo la posta prioritaria)
in un ambito come quello della dance in Italia uno dei mali è il poco interesse nei confronti della musica e forse l'idea di radunare gli appassionati con una partecipazione più consapevole potrebbe avere il suo perché.
sarebbe un problema se poi diventasse una questione di esclusività, immagine o robe come quelle di cui scriveva girolami, ma fortunatamente non mi sembra che sia stato questo il caso
certo la mia natura populista e antielitaria propende per il ragazzino che entra a caso per fare il tacchino ed esce con la passione per quello ha sentito, ma utopia portaci via
In effetti non avevo valutato il lato della faccenda che rende la partecipazione più vissuta, però credo che il passo verso l'elitarismo sia breve. Quello verso l'evento "drink", proprio come si diceva da andrea, è forse ancor più breve.
Poi penso anche che il boom house come metafora della gigante industriadeldivertimento abbia reso tutto troppo aperto, dove fare il tacchino è legittimato da una musica che tutto sommato non ha ragion d'essere se non farti fare il tacchino. Tipo la fidget però con i bonghetti!
A volte dipende anche dalla morfologia del locale, da come poni la serata, da quanto vuoi fare le cose all'italiana o con un respiro un po' più internazionale. Sono stato al moxa qualche tempo fa, per la prima volta, mi pare un bell'esempio da seguire (nonostatne l'età media un po' troppo bassa o troppo alta).
in fondo in momenti di crisi estrema, si estremizza l'oscurità (cfr l'amabile deriva nera della Berlino del Berghain) o si va di scacciapensieri
ma al moxa questo finesettimana insieme a Kerry Chandler e Kenny Dope ci sarà Osunlade?
Dovevo suonarci io ma han detto che non sono abbastanza negro!
No lo so come conttatare questo sito. Volevo dire del mio gruppo. Scusate, devo usare di piu italiano . Siamo del NYC. myspace.com/theboweryriotsnyc.
grazie tante, TJ TBR
ho sentito Kalabrese a Milano due settimane fa: un'esperienza estatica. oltre che estetica...
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