31.5.10
30.5.10
Simpatia non finita
Quando venerdì scorso alle 4, più o meno dopo un'ora di set, il buon Robag Wruhme ha liberato l'inciso originale e la voce di Shara Nelson dalle pastoie funzionali e inutili del trascurabile remix dei Kamouflage ho avuto i brividi e mi sono commosso, non solo perché mette i brividi e commuove sentire quel pezzo dei Massive su una pista da ballo, ma perché in qualche modo quel "You're the book that I have opened and now I've got to know much more"/"I'm missing every part" riassume benissimo la necessità di andare oltre e insieme la malinconia per quello che sono stati i Wighmony Brothers davanti ai piatti. Ho sollevato le braccia e ho cantato, tanto sicuramente qualcun'altro avrebbe fissato il momento per sempre, magari in una delle ultime esibizioni dei Wighnomy nello scorso dicembre con Robag a coprire Monkey Mafia che doveva andare in bagno.
La grande curiosità immagino che sia quel "Ma come sta X dopo che si è lasciato con Y?" e giocoforza si tende ad interpretare in modo morboso ogni comportamento e atteggiamento, quand'anche questo comportamento o atteggiamento sia semplicemente il risultato della giornata, storta o bella che sia stata. Evito, dunque. La data allo Spazio 211 non è stata affollatissima. Al di là dei discorsi sul fatto che ogni organizzatore viva di fedelissimi, che i posti che attirino l'utenza "casuale" sono giocoforza concentrati in due-tre zone centrali, che lo Spazio 211 sia lontano da quegli spazi e ci sia stato pure un temporalone in serata, che il nome di Gabor non sia esattamente modaiolo né tra i grezzi né tra i connoisseur, al di là di tutto ciò il pubblico si divideva tra la zona esterna, dove c'è aria si fuma si beve lo stesso la musica si sente e si può pure chiacchierare, e l'interno in cui fino alle tre l'atmosfera era più quella del pre-concerto che quella di un club nel pieno della sua serata - indovinate dove potevo essere. Gabor, che come suo solito una mezzora prima ama sedersi da qualche parte e prendere le misure alla situazione, sembra perplesso.
Poi sale sul palco – il mixer è stato spostato per l'occasione sul palco – e comincia un set da ultim'ora. Sulle ritmiche a lui care, minimali ma zompettanti, sono adagiate melodie ed echi di voci morbide. Poi è la volta di qualche intermezzo electro, acido talvolta. La pista si vuota e si riempie come un polmone ma già dopo mezzora ci sono i primi abbandoni. Unfinished Sympathy e poi un'altra quarantina di minuti con sprazzi di voce tra il soul e il sognoincubo (Lisa Gerrard!). Dopo un'ora e quaranta chiede il back to back al resident e sebbene si sciolga mentre siamo quaranta, siamo trenta, siamo venti, prendendo in carico i pezzi più romantici e cantati (e ce ne fosse uno che riconosco), il mio ricordo corre a quella magica serata e al fatto che per quanto sia stato soddisfattissimo a volte non basta che tu sia coinvolto o che il dj sia emozionante, ma serve quella specie di enorme amplificatore che è il pubblico, specie quello ruspante. Poi il finale che non è nemmeno questa volta "until the telephone started ringing ringing ringing ringing ringing off" ma una bordata di pingpongdelay su "cold nights wrapped in ecstasy". Comunque c'è tanto amore in quei dieci che "signori l'uscita è da quella parte", un attimo prima stringo la mano a Gabor. Scusate l'urlo da gallina sgozzata alla fine del video.
28.5.10
Come i film per la tv di Hallmark
Il disco nuovo di Trentemøller è da latte alle ginocchia. Voleva essere il Badalamenti (Angelo) electro e invece la sensazione è quella dei film remake per la tv di Hallmark (Carrie ex sguardo di Satana passato all'ammorbidente era un caposaldo, ma qui si è più dalle parti di un Lynch nella prateria con gli spiegoni e senza i coniglioni). Unica eccezione che strappa il sorriso è quando si ricorda che faceva il puzzone bastard'ø (do you remember Chris Isaak?) e tira fuori quella che sembra una cover della colonna sonora di Pulp Fiction ad opera di DJ Shadow con la spudoratezza di un Blackeyedpeaoneeyedjackrabbitslims. Pompa.
Sperare nella bagna cauda, consolarsi con l'aglietto
Speravo ancora in un annuncio in extremis dei Chemical Brothers o degli Orbital al venerdì e dei Gorillaz al sabato per il Traffic Festival (Torino, metà luglio) e invece tutto quello che mi danno è Erol Alkan, gli Aeroplane e Giorgio Gigli a far compagnia a Tiga e Klaxons al venerdì e Daniele Baldelli e Dj Ebreo ad africare col figlio di Fela Kuti e Afrika Bambaataa.
16.5.10
Le collinette, gli svedesi, il karaoke
The kisses of the sun
were sweet I didn't blink
I let it in my eyes
like an exotic drink
the radio playing songs
that I have never heard
I don't know what to say
oh not another word
Domenica pomeriggio, collinetta verde del Parco del Valentino a Torino, il tempo è clemente. Io ho l'orticaria. Il ritardo strategico di un'ora non è abbastanza per evitare un'interminabile ora di attesa nel pratello indiepopabestia (tutti coi cuccioli/cani di compagnia poi) con aggiunta di famigliole e di BONGHI. In più chi riceve solitamente i miei messaggidasolitarioaiconcerti™ ha pensato bene di passare la domenica pomeriggio davanti a un Lago Dei Cigni del Bolshoi. In fine gli Iori's Eyes sono la mia morte, non tanto per il pop acustico con la solita voce frognucolosa che aveva senso coi Mercury Rev e i fratelli Pace e meno con Yuppie Flu e sempre meno viavia, quanto perché a chiusura della loro mezzora fanno partire un preset di drum machine e dell'elettronichina a cazzo che mi fanno piangere lacrime silicee: lasciate stare il bit e i beat poverini che non hanno niente a che vedere col vostro mondo.
Dice: cazzo ci sei andato a fare su una collinetta indiepop primaverile DI DOMENICA POMERIGGIO? Sono andato a vedere una tipa svedese che fa il karaoke sulla collinetta indiepop di domenica pomeriggio. Prima di fare la figura del pazzo ci tengo a dirlo: non è come sembra. Sono andato per i JJ, creatura debosciata di casa Sincerely Yours (gloria gloria a The Tough Alliance) che infiltra l'amato (anche se solito) pop balearico svedese con allusioni di gangsta rap, dance tamarra, celebrazione calcistica e droghe. Una specie di Truzzi&Emo For Africa, una sola cosa col il Padre e con i tuoi, dato che nel pratello ci sono anche alcuni immancabili pellegrini della Sindone, tutti col cappellino arancione. Quando la giovane strappona palesemente ubriaca imbraccia la chitarra, il suo cocktail al limone e i milioni di secondi di delay sulla sua voce, col compare che non sente nemmeno la necessità di muoversi dal pratello sul palco, My Life spezza l'armonia cosmica delle birrette sull'erbetta con la dolenza di The Game e A Touch Of Class. Per tre pezzi fino a una spettrale Ecstasy - bienvenido al Mi Ami ahah – temo la deriva cantautorale per quanto sfattona, fuoriposto e con le ragazze che continuano a urlarle brava mentre sotto sotto pensano grassa e brutta ("trote"). Invece arriva il colpo di genio per le prossime canzoni e, rischiando di cadere dallo sgabello, la tipa si dirige verso un pc e fa partire il karaoke: Things Will Never Be The Same Again, My Life, My Swag, From Africa To Malaga, My Hopes And Dreams, mi sembra, scorrono uguali su disco. Lei finisce il cocktail e continua a succhiare la scorza di limone perché nessuno gliene porta un altro – vorrei farlo io, ma desisto, evito sempre gesti che richiamano troppo l'attenzione – ed è visibilmente poco a suo agio e quello scarto tra pratello fighello e karaoke malinconico ubriaco da baretto di spiaggia di provincia viene amplificato di non so quanti decibel, e sta per finire un altro weekend, se ne va coi cori in tele il weekend, anche se non si sono portati appresso Ibrahimovic. Poi stacca il karaoke e chiude con Let Go acustica e se ne va dai Tough Alliance e dal compare genio che probabilmente le dirà "brava ma se avessimo messo il cd ti saresti presa il sole pure tu".
In teoria ci sarebbe stato anche il dj set dei Tough Alliance, ma sono andato a farmi dare del negro da Horas (per i non Torinesi, sono andato a prendermi un kebab in un luogo vicino alla collinetta) e quando sono tornato la musica era bassissima e l'idea di aspettare un tempo indefinito non mi allettava certo. In fondo la domenica mi aveva soddisfatto. Era cominciata con Radiation Ruling The Nation, ché il disco della Thorn mi ha deluso e guardo Luther per riconciliarmi con i Massive Attack e i JJ sono disco da domenica mattina così come da quindici anni a questa parte No Protection e anche i dubboni successivi del cofanetto dei singoli, e avevo pranzato con The Hangover pensando che al massimo il risultato di un mio hangover è che non mi ricordo che pezzi ha messo Kode9 nel suo dj set due settimane fa. Una bella domenica e, come Mourinho, non mi sento a casa.
EDIT: come dimostra questo rvm lui è Repetto on ecstasy
were sweet I didn't blink
I let it in my eyes
like an exotic drink
the radio playing songs
that I have never heard
I don't know what to say
oh not another word
Domenica pomeriggio, collinetta verde del Parco del Valentino a Torino, il tempo è clemente. Io ho l'orticaria. Il ritardo strategico di un'ora non è abbastanza per evitare un'interminabile ora di attesa nel pratello indiepopabestia (tutti coi cuccioli/cani di compagnia poi) con aggiunta di famigliole e di BONGHI. In più chi riceve solitamente i miei messaggidasolitarioaiconcerti™ ha pensato bene di passare la domenica pomeriggio davanti a un Lago Dei Cigni del Bolshoi. In fine gli Iori's Eyes sono la mia morte, non tanto per il pop acustico con la solita voce frognucolosa che aveva senso coi Mercury Rev e i fratelli Pace e meno con Yuppie Flu e sempre meno viavia, quanto perché a chiusura della loro mezzora fanno partire un preset di drum machine e dell'elettronichina a cazzo che mi fanno piangere lacrime silicee: lasciate stare il bit e i beat poverini che non hanno niente a che vedere col vostro mondo.
Dice: cazzo ci sei andato a fare su una collinetta indiepop primaverile DI DOMENICA POMERIGGIO? Sono andato a vedere una tipa svedese che fa il karaoke sulla collinetta indiepop di domenica pomeriggio. Prima di fare la figura del pazzo ci tengo a dirlo: non è come sembra. Sono andato per i JJ, creatura debosciata di casa Sincerely Yours (gloria gloria a The Tough Alliance) che infiltra l'amato (anche se solito) pop balearico svedese con allusioni di gangsta rap, dance tamarra, celebrazione calcistica e droghe. Una specie di Truzzi&Emo For Africa, una sola cosa col il Padre e con i tuoi, dato che nel pratello ci sono anche alcuni immancabili pellegrini della Sindone, tutti col cappellino arancione. Quando la giovane strappona palesemente ubriaca imbraccia la chitarra, il suo cocktail al limone e i milioni di secondi di delay sulla sua voce, col compare che non sente nemmeno la necessità di muoversi dal pratello sul palco, My Life spezza l'armonia cosmica delle birrette sull'erbetta con la dolenza di The Game e A Touch Of Class. Per tre pezzi fino a una spettrale Ecstasy - bienvenido al Mi Ami ahah – temo la deriva cantautorale per quanto sfattona, fuoriposto e con le ragazze che continuano a urlarle brava mentre sotto sotto pensano grassa e brutta ("trote"). Invece arriva il colpo di genio per le prossime canzoni e, rischiando di cadere dallo sgabello, la tipa si dirige verso un pc e fa partire il karaoke: Things Will Never Be The Same Again, My Life, My Swag, From Africa To Malaga, My Hopes And Dreams, mi sembra, scorrono uguali su disco. Lei finisce il cocktail e continua a succhiare la scorza di limone perché nessuno gliene porta un altro – vorrei farlo io, ma desisto, evito sempre gesti che richiamano troppo l'attenzione – ed è visibilmente poco a suo agio e quello scarto tra pratello fighello e karaoke malinconico ubriaco da baretto di spiaggia di provincia viene amplificato di non so quanti decibel, e sta per finire un altro weekend, se ne va coi cori in tele il weekend, anche se non si sono portati appresso Ibrahimovic. Poi stacca il karaoke e chiude con Let Go acustica e se ne va dai Tough Alliance e dal compare genio che probabilmente le dirà "brava ma se avessimo messo il cd ti saresti presa il sole pure tu".
In teoria ci sarebbe stato anche il dj set dei Tough Alliance, ma sono andato a farmi dare del negro da Horas (per i non Torinesi, sono andato a prendermi un kebab in un luogo vicino alla collinetta) e quando sono tornato la musica era bassissima e l'idea di aspettare un tempo indefinito non mi allettava certo. In fondo la domenica mi aveva soddisfatto. Era cominciata con Radiation Ruling The Nation, ché il disco della Thorn mi ha deluso e guardo Luther per riconciliarmi con i Massive Attack e i JJ sono disco da domenica mattina così come da quindici anni a questa parte No Protection e anche i dubboni successivi del cofanetto dei singoli, e avevo pranzato con The Hangover pensando che al massimo il risultato di un mio hangover è che non mi ricordo che pezzi ha messo Kode9 nel suo dj set due settimane fa. Una bella domenica e, come Mourinho, non mi sento a casa.
EDIT: come dimostra questo rvm lui è Repetto on ecstasy
Etichette:
alzare il gomito,
ammmore,
anni che passano,
anninovanta,
colori acidi,
indie,
italiani indimenticati,
mp3,
oniondress,
pictures,
poppe,
remix non ufficiali,
troche alternative
Iscriviti a:
Post (Atom)