30.5.10

Simpatia non finita



Quando venerdì scorso alle 4, più o meno dopo un'ora di set, il buon Robag Wruhme ha liberato l'inciso originale e la voce di Shara Nelson dalle pastoie funzionali e inutili del trascurabile remix dei Kamouflage ho avuto i brividi e mi sono commosso, non solo perché mette i brividi e commuove sentire quel pezzo dei Massive su una pista da ballo, ma perché in qualche modo quel "You're the book that I have opened and now I've got to know much more"/"I'm missing every part" riassume benissimo la necessità di andare oltre e insieme la malinconia per quello che sono stati i Wighmony Brothers davanti ai piatti. Ho sollevato le braccia e ho cantato, tanto sicuramente qualcun'altro avrebbe fissato il momento per sempre, magari in una delle ultime esibizioni dei Wighnomy nello scorso dicembre con Robag a coprire Monkey Mafia che doveva andare in bagno.

La grande curiosità immagino che sia quel "Ma come sta X dopo che si è lasciato con Y?" e giocoforza si tende ad interpretare in modo morboso ogni comportamento e atteggiamento, quand'anche questo comportamento o atteggiamento sia semplicemente il risultato della giornata, storta o bella che sia stata. Evito, dunque. La data allo Spazio 211 non è stata affollatissima. Al di là dei discorsi sul fatto che ogni organizzatore viva di fedelissimi, che i posti che attirino l'utenza "casuale" sono giocoforza concentrati in due-tre zone centrali, che lo Spazio 211 sia lontano da quegli spazi e ci sia stato pure un temporalone in serata, che il nome di Gabor non sia esattamente modaiolo né tra i grezzi né tra i connoisseur, al di là di tutto ciò il pubblico si divideva tra la zona esterna, dove c'è aria si fuma si beve lo stesso la musica si sente e si può pure chiacchierare, e l'interno in cui fino alle tre l'atmosfera era più quella del pre-concerto che quella di un club nel pieno della sua serata - indovinate dove potevo essere. Gabor, che come suo solito una mezzora prima ama sedersi da qualche parte e prendere le misure alla situazione, sembra perplesso.

Poi sale sul palco – il mixer è stato spostato per l'occasione sul palco – e comincia un set da ultim'ora. Sulle ritmiche a lui care, minimali ma zompettanti, sono adagiate melodie ed echi di voci morbide. Poi è la volta di qualche intermezzo electro, acido talvolta. La pista si vuota e si riempie come un polmone ma già dopo mezzora ci sono i primi abbandoni. Unfinished Sympathy e poi un'altra quarantina di minuti con sprazzi di voce tra il soul e il sognoincubo (Lisa Gerrard!). Dopo un'ora e quaranta chiede il back to back al resident e sebbene si sciolga mentre siamo quaranta, siamo trenta, siamo venti, prendendo in carico i pezzi più romantici e cantati (e ce ne fosse uno che riconosco), il mio ricordo corre a quella magica serata e al fatto che per quanto sia stato soddisfattissimo a volte non basta che tu sia coinvolto o che il dj sia emozionante, ma serve quella specie di enorme amplificatore che è il pubblico, specie quello ruspante. Poi il finale che non è nemmeno questa volta "until the telephone started ringing ringing ringing ringing ringing off" ma una bordata di pingpongdelay su "cold nights wrapped in ecstasy". Comunque c'è tanto amore in quei dieci che "signori l'uscita è da quella parte", un attimo prima stringo la mano a Gabor. Scusate l'urlo da gallina sgozzata alla fine del video.

1 commento:

fede ha detto...

Gabor è il tenerone del 2000, non fossi stato a dissonanze il we scorso sarei venuto di corsa.