15.11.11

XI CtoC: durezza senza eguali

"I'm not sure I'll make it Im in Los Angeles right. Now I was asked to stay and play some shows and not sure I've time to make fly from LA to Italy with time diff etc". Nel pomeriggio si diffonde la voce che quell'omm'e'mmerda di Zomby pacca il Clubtoclub, così come ci si attendeva da quando si era letto il suo nome nel programma. Roba da metterci una croce sopra se non fosse che con gli zombie non basta. Al suo posto suonerà Untold che era già previsto per lo showcase della R&S al Teatro Vittoria.


La R&S negli ultimi tempi invece di vivacchiare sui classiconi del catalogo sta puntando su un manipolo di giovani ibridi del bit, basso, funk, meldoia. Al livello 1 (Foyer) Lone ha alle spalle una vetrata sul centro di Torino sferzato dall'inizio di tempesta + lucidinatale (o dartistachesiano). Impeccabile nell'essere il suo suono anche visivamente, lui e il suo maglione (giovane che recupera i Novanta techno, le meldoie BoC e il gusto zerought per la frammentazione). Ribeccarlo all'uscita poco fuori il TeatroV col suo piccolo trolley mentre aspetta il taxi o che la pioggia smetta non ha prezzo. Al livello 2 (Teatro) Untold fa subito cenno a chi si stava già accomodando sulle poltrone di raggiungerlo davanti alla sua postazione: complice l'impatto dell'impianto infila uno dopo l'altro una serie dei suoi classici bongopentolobassstep. Il set è molto carico ma si ondeggia. Sarà che sono le nove e mezza, sarà che lui ha addosso una freddezza post punk, sarà che il contesto è più da ascolto che da danza. Comunque Swims di Boddika e Joy Orbison comincia a essere omnipresente.


Il tempo di un panino e si è subito al Lingotto perché Function e Regis (ovvero Sandwell District) cominciano per primi alle 22.30. Cominciano addirittura coi cancelli ancora logisticamente chiusi e così la prima mezzora davanti a meno di dieci persone è spettrale ma bella. Techno vaporosa dalla battuta lenta e rotonda che va via via asciugandosi con l'arrivo della gente. Il gioco di cenni e indicazioni sui due laptop che duettano paralleli e ora alzano la posta, ora la sviano, è simbiotico e pieno di esperienza.


A malincuore si alterna tale bendidio col palco grande dove Byetone parte dritto e pesante per sfumare di droni verso un Alva Noto più coinvolgente dal punto di vista visivo ma molto più spezzante ancorché sostenuto da martelli pneumatici: il Lingotto ipnotizzato tributa loro gli applausi per i maestri.



Faccio in tempo a tornare in boiler room dove, in vista del passaggio di consegne a Pantha Du Prince, F&R inframezzano melodie e financo campanelli. Goduria. Pantha, sempre col maglione in testa, parte con la sua collaudata cosa e allora decido di conquistare la prima fila del palco grande per i Modeselektor.


Stadium rock una volta si diceva. Pur avendoli già visti lo scorso anno, un nuovo disco e un live rinnovato a base di peli di scimmia, scimmie azteche 3D, facebooo, Zer0, scimmie cattive, nuvole blu e arbusti gialli hanno avuto la meglio su Pearson Sound. L'inizio mentale di Grillwalker si è mantenuto fino a dopo Pretentious Friends, quando è iniziato il nucleo tamarro pestone Moretti in playback black bloc stappo la sciampagna tanto capace di fomentare lo sterminato peak time del Lingotto.


Provvidenziale la voce di Thom Yorke e del remix di Mr Magpie a dare ossigeno agli interdettellettuali che ascoltano i due solo dagli altoparlanti del pc. Il finale ragadream di Let Your Love Grow col giallo incendio-in-fermo-immagine è il loro saluto e uno dei pochi momenti in cui l'amore è apparso in una serata finale rigorosa e poco incline ai sentimentalismi.



Appurato che Dettman si concentrerà per l'ennesima volta su marcette arricchite da antifurti, si torna da Untold che ripropone quanto sentito qualche ora prima raccogliendo reazioni più danzerecce. Jeff Mills inizia come due anni fa spazial-ambient per passare in breve a un treno altavelocità incessabile che come al solito spezza e arricchisce di drum machine. Lo si abbandona per l'inizio del dj-set di Caribou che si muove dalle parti della roba Daphni: benevolo ma non troppo perché all'ennesimo pezzo afrocazzo lo farcisce con Spastik e decido di tornare nel salone dove scampanano le campane. Da lì Mills è sempre più duro, quasi (parolaccia) rave nel finale, con l'acustica ormai compromessa dalla riduzione di pubblico. Il finale è improvviso su grande esaltazione e non si è capito se sia stato problema tecnico, audio staccato o il fatto che a Mills facevano male le nocche. Fuori la tempesta, manco a dirlo, era dura e tutta questa durezza la sento ancora sull'orecchio destro che ticchetta.

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