8.11.11

XI CtoC. IntroC, Blue

Si diceva palchi o platea del Teatro Carignano. Un arrivo improvvido (vuoi per dare un'occhiata all'intro di Servizio Pubblico, vuoi per la scelta di andare all'ultimo minuto via metro per il maltempo) mi costringe a una doppia fila in ingresso e al ritiro biglietti che mi fa optare per i palchi invece della consueta platea. Acclarato che il palco regio è riservato, salgo la prima rampa, salgo la seconda, salgo la terza e mi ritrovo in vetta alla piccionaia, dove i palchi non ci sono. A questo punto considerandomi volatile penso fuori dalla seggiola (dove non avrei avuto potuto vedere niente) e mi attrespolo su una sbarra laterale dalla quale godo una visibilità che nelle due scorse edizioni mi era mancata e un'acustica forse anche migliore.


Lucy, a cui è consegnata l'apertura della serata e del festival, opta per un live di intro ambientale che sacrifica i battiti in favore di suoni stirati, campioni e beat destrutturati (in fondo suonerà da club il giorno dopo). Termite dei velluti purtroppo invece di aggredire la struttura circostante se ne fa condizionare immerso in un perenne e freddo blu. Alla fine del set la platea lo riscalda, ma la palpebra un po' calava. Alla fine del set le luci si accendono e mentre si prepara il setup per il concerto della Apparat Band, maschere biondo platino, vigili del fuoco, commessi extra-parlamentari e celerini si avventano sui fuori posto della piccionaia, rei di non sedere alla poltrona. Si viene cortesemente informati che si troverà un posto per una loro corretta fruizione dell'esibizione. Pacioso sul mio trespolo-transenna, invero non oscurante la visuale di alcuno, nessuno mi disturba. Apparat e la banda entrano.


Devo ammettere il pregiudizio. A me il disco della banda apparata non ha convinto. Belli i suoni, belle anche le melodie ma lo percorre quella sensazione che in cerca di una legittimazione popolare (lui, non la banda) abbia sacrificato il mirabile equilibrio tra pucciosità e cassa in favore di un equilibrio tra i sigurrosi e i thomjorky. Sebbene il live sia incentrato su questa visione, i richiami a un passato più (o forse meno) compromesso sono palpabili. Arcadia, la Moderat-a Rusty Nails (col richiamo al live al castello purtroppo mai vissuto perché si era all'Hyde Park per eccellenza e le insospettate sfumature depeche sulla voce e lo stupendo gioco di luci a metà tra il cero cimiteriale e la segnalazione autostradale) e tutto il bis da Sayulita al finale drummoso non fanno che proclamare Song Of Los come l'apocrifo episodio che si salva. A differenza delle due precedenti edizioni con Tristano-Craig-Maurizio o Kode9+ricchiBurial&cotillon il pubblico riservato delle prime file non si alza e non se ne va e così Ring conquista il suo status pop a suon di applausoni. Se lo merita, anche se sotto sotto si spera in copiose versioni remix.



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