5.7.05

Light Green On Dark Blue


Schiacciato contro una transenna, per pochi secondi. Se stai nella seconda fila non è differente, per il resto dei secondi. C’è chi sgomita a lato e la visuale è unica verso il palco, non mi giro per vedere quanta gente c’è, più, meno, uguale. Comincio a credere che la particolarità di questo festival, il Traffic, sia nella fisicità. La fisicità è la particolarità di tutti i festival, cretino mi direte: il fango in Inghilterra, i quarantasette gradi in Spagna, tra trenta giorni. Però concedetemi il confronto tra due fisicità, tra quella che ti vede traslato di metri e metri in un secondo con tanto di gomito sui denti e tra quella che tu sei fermo e senti pressione e al massimo ti sposti lungo il tuo unico grado di libertà, verso l’asse z. Saltelli, premuto. Iggy Pop e gli Stooges ieri, i New Order oggi.

Non vi racconto il viaggio, una successione di macchiette che sembrerebbe inventata e allora preferisco farvi credere che mi teletrasporto, come qualcuno ha scritto, che non ho fatto ventidueore di treno in trentanove ore. Mangio una fetta d’anguria, la seconda dell’estate, ché qui il frigo è piccolo. Gli 808 State non fanno la mia loro canzone preferita, che era lenta, c’era una chitarra slide e sta al di fuori del loro concerto. Forse gli anni Novanta sono troppo vicini per pensarlo già come revival e non serve dire in un certo momento “dov’è il campanaccio?”, perché tanto spunta anche qui. Ci sono quelli con la maglietta con le spille da balia, ci sono quelli che sul giornale hanno letto che c’era un concerto gratis e per una volta hanno evitato la televisione e quell’altro live(lontano)8milamiliardidimiglia da te, ci sono i blogger: a gruppetti prima, raggrumati a scambiare commenti trackback parole balli e saluti poi.

We’re like (crash). Provateci voi a essere attendibili e a ricordarvi che hanno fatto questa o quella scelta, io abdico. È per questo che non sarò mai un bravo scrittore di musica: per quanto possa affidare il mio personale a un post conciso come quello qui sotto, per quanto possa riavvolgere il tutto e scordare che ero lì contento come un bambino e triste come un trentenne, io non c’ero con la testa. Non ero nemmeno deluso del loro aspetto. Bolsi? Le mosse da heavy metal bass di Peterhook? Le magliette aderenti a evidenziare pancioni paterni? Non mi è servito nemmeno chiudere gli occhi.

Loro giocano forte, come direbbero in quel film. Mettono in ballo il passato scomodo, coraggio o incoscienza? Io non ricordo le canzoni del nuovo bruttino disco, tranne una, ma loro non esagerano apposta. La divisione della gioia non mi ha mai rimandato a un gruppo che portasse la gioia, mi sembrava che si riferisse a un sentimento di dissociazione dalla realtà. Ma forse loro hanno ben presente la realtà, quando le canzoni dei Joy Division non pretendono di esserlo ancora, quando di proposito mancano quell’oscurità della voce cavernosa e quegli echi di vuoto generati in produzione artificiale. I New Order suonano alcune cover dei Joy Division, punto. Non vogliono essere quello che non possono più essere, e per questo li ringrazio. Nonostante ciò, She’s Lost Control è strana e inaspettata e non so dire se bene o se male, per i motivi di cui di sopra.

Infilano di seguito Bizarre Love Triangle, True Faith e Love Will Tear Us Apart e davanti a loro mi sento una cacchina che di qui alla fine dei suoi giorni sarà in grado solo di produrre cacchine. Certo hanno la pessima pensata di introdurre Blue Monday con Kylie che canta sopra Can’t Get U Out Of My Head e se non è un riferimento fuori tempo massimo al bastardpop è, peggio, un tributo all’artista operata. Ci si consola col Peterhook batterista su elettronici pad e sulla coda del pubblico che quando la musica svanisce continua col suo u-uh uh uh uh-u. Applausi, non rientrano per un secondo bis, perché il primo era già pensato per la fine.

Si chiude col djset madchestereccio al Giancarlo di occhioallucinato Shaun Ryder e di Tony Wilson che a guardarlo è uguale a Peterhook e al tipo che suonava il sassofono negli 808s. Scopro lì di aver vinto qui un dvd di Benicassim (miragolo) e poi mi sposto verso l’interno, uno dei più angusti e soprattutto uno dei meno ventilati dei Murazzi. Djset enciclopedico, forse banale quando mette di seguito proprio Joy Division e New Order, di certo non esaltante dal punto di vista tecnico. Massimo dell’entusiamo, anche mio, per Mr. Brightside (o Mr. Braitais come dico per scherzo io) dei Killers. C’è un piccolo Daniel Fourth (traduco per ovvi motivi) in tutti noi. Poi torno alla casa aziendale che ho sfruttato per la mia permanenza, mi tolgo la maglietta con la scritta I Am Analog e penso al fatto che è la prima volta che ho visto un gruppo anziano da fan e cerco di scacciare l’idea che io sono come quelli che si sono stracciati gli indumenti per i Pink Floyd o, peggio, per i Pooh.

Nessun commento: