Cio D’Or è una dj. Potrebbero seguire le solite banalità su genere e dj, ma ve le risparmio. Cio D’Or è una donna inquietante, anzitutto. Per quanto le foto che circolano la mostrino in maniera codificata (bianco e nero, baricentrica espressione tra Crudelia Demon, inquietudine bergmaniana e morbosità à la Fassbinder), per quanto ostenti sempre e comunque un bocchino da sigaretta e sia circondata da scenografici vapori di nicotina, Cio D’Or è per davvero un oscuro fantasma. Chi l’ha vista in giro, ha descritto la sua espressione come aspra e scontrosa, non necessariamente in senso negativo. Persino nelle foto promozionali più ammiccanti, c’è un sottotesto angosciante, quasi che il fantasma Cio D’Or pregusti il momento in cui ci farà tutti a pezzettini, come quando in Lichtblick una convenzionale progressione techno è minacciata per tre volte da ronzanti tenebre bianche. Un consiglio però per lei, sperando che non venga a grattuggiarmi i piedi di notte: licenzi chi le scrive le sinossi pseudo new-age dei suoi pezzi.
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