a) anche a Torino esistono gli hipster
b) a parte un b-boy e il suo amico che ronzavano intorno all’ingresso della sala come me, gli hipster non mostravano certo voglia di staccarsi dall’aperitivo in Caffetteria
c) dove c’è hipster, c’è video camera: io ho cercato di schivarle un po’ tutte, ma a un certo punto mi son reso conto che il mio rutzulano e fortissimo vodka martini era finito nel mirino di una di esse. Cercherò su youtube per farmi cancellare
Dentro guadagno subito il posto da me ambito (terza fila centrale). Lawrence si è tagliato il capello indie ed è presente nelle vesti del non più giovane che conduce il programma rap su All-Music. Il suo set è molto ambientale, tranquillo e poco incline al ritmo. Certo lui lancia le tracce con la flemma di una presentazione Powerpoint e temo che da un momento all’altro prenda a darsi cazzotti sulla faccia per onorare la somiglianza con Ed Norton, ma non aiuta certo una platea imbalsamata che concede un solo cenno di applauso quando cede il mouse al compare. Nel secondo set un pettinatissimo Pantha Du Prince carica via via il ritmo mantenendo il precedente tono ipnotico delle melodie. Rimpiango che ciò non avvenga in una situazione meno compassata e trovo sostegno nel b-boy vicino di poltrona che azzarda anche un timido gesto della legna. È chiaro però come il suono della Dial abbia sostituito l’anno scorso nelle orecchie degli hipster quello che erano state Kompakt e Border Community: techno impressionista melodica ma non troppo, organica e morbida, se non carezzevole. Sono applausi, ma la voglia di tutto questo in un contesto da ballo limita la soddisfazione. Con la curiosità se avessero in programma un doposerata segreto in qualche loft hipster, io opto invece per mettere alla prova il turco Onur Ozer, già perso in altre occasioni.
Onur Ozer suona al Suono (ahahah, non è vero: è lì as a dj, ma mi faceva troppo ridere dirlo). Io mica avevo capito che il Suono era il Barrumba. Io al Barrumba c’ero andato solo una volta nel 2004 di sabato sera: la vendevano come una serata indie ma in realtà il posto era semivuoto, c’erano più che altro diciassettenni con le magliette dei Nirvana e il dj suonava i Limp Bizkit. Ora, va bene che forse io a volte entro troppo presto nelle discoteche per evitarmi le file e usufruire di quelle fastose riduzioni da due-tre euro, ma quando dentro scopro la pista semivuota con gli stessi diciassettenni di quattro anni fa mi aspetto che da un momento all’altro parta “So you can get that cookie” in modo da agitare la mano col gesto delle corna. Invece mi accuccio sul divanetto e aspetto che il lento ingresso delle persone si faccia massa critica. Il posto non si riempie ed è già aria di fine stagione o forse solo di un weekend piovoso che ricaccia in casa ogni tentazione di festa. Io, già emotivamente provato, spero in qualche luccicone, ma l’ingresso in scena della drag-queen imitatrice di Magda mi riporta alla realtà come un vodka redbull sa fare dopo i vodka martini. Onur Ozer ridefinisce i livelli di melodramma inerte ozpetekiano e il look da zia zitella alla Renato Zero, annoiando fastidiosamente peraltro con un set di techno piatta e anonima. Io, siccome vanto anche tendenze masochiste, rimango fino alla fine per vedere dove voglia andare a parare. Quando davanti a una decina di persone per il bis passa un pezzo a caso che contiene il sample di Sinnerman dove Nina Simone dice "It's a new life, it's a new day" temo che da un momento all’altro spunti anche Neffa per una cover di una cover in turco dello scioglilingua dell’Arcivescovo di Costantinopoli del Quartetto Cetra, ma fortunatamente lo strazio termina lì. Dovevo fermarmi al kebab egiziano post-Dial.
Onur Zero ultrasoporifero: si noti il ragazzo alle sue spalle
Il giorno dopo avevo in programma lo showcase della Warp (17-21, sempre per EVA) con l’ascolto sul prato con cuffie senza fili del live di Clark e poi il concerto in Piazza Vittorio dei Subsonica alla faccia di quei piagnoni dei Six Organ Of Admittance allo Spazio 211. Ma mi sono fatto prendere dalla tristeza della pioggia incessante e ho dormito tutto il giorno.