20.11.08

La centrale delle luci (rosse) elettriche

Clubbing, probably. Checking out the techno places [J.C.]

La passione per la musica ti porta un po’ dappertutto e dopo gli spazi riappropriati con le KK, i luoghi del post-industriale, le discoteche fighette, i pub della provincia, gli auditorium delle fondazioni, non potevi che finire lì. Tra le puttane. Possiamo chiamarle signorine con tatto leggero, possiamo usare la freddezza da teorico di marketing del termine eros center, possiamo esercitare i nostri aggettivi su quei neon e sui boombox che ancora non si sono fatti sostituire dagli ipod, ma la verità sta nelle facce di chi sta dall’altra parte del vetro,da qualunque altra parte del vetro si stia. Il Café D’Anvers è lì in mezzo, circondato da vibratori reggicalze fucsia pelle e tutto il resto. Le grosse catene che sostengono i sedili sono memoria del porto vecchio, le alte mura ricordano chissà quali merci depositate in tempi andati. All’estetica del casino si allude solo in un salottino fatto di vecchi divani di velluto, ma per il resto il pavimento con le luci colorate e lampeggianti, la macchina per il fumo e la gigantesca pallaspecchio richiamano alla mente più che altro gli ultimi giorni della discomusic, o anche le discoteche di provincia per liceali in gita degli anni Novanta. Con tanto di ventenni (pochi) che sembrano liceali in gita in una discoteca di provincia.



Andrew Weatherall sbadiglia già prima di prendere posto. Per circa un’ora e mezza martella con una tribal tech minimale scarna, e me lo aspettavo, ma senza bassi e sintetizzatori. Solo pestoni piatti e duri su enormi blocchi di marmo e un utilizzo rarissimo di riverberi. Mentre la pista si svuota incurante, più per l’orario che per il fastidio o la noia che invece provo io, penso che questo sguardo fisso e catatonico, ormai privo pure della disperazione, sia molto inglese. Un passo oltre le noie RadioSlaviane. Un gruppo di signorine entra con lo sguardo di chi ha appena finito il turno, ma scappa via presto. Forse ormai il posto giusto per sentirlo sono quei pub dei sobborghi con le serate in libertà o il podcast del Golf Club dei Brocchi in cui be-bop, rockabilly, indie, shoegaze dub si mischiano come 45 giri sentiti sul giradischi portatile dei tuoi a casa del nonno. Prostituzione senza giustificazione. Annoiato non resisto fino alla fine e decido per la via del ritorno. Sei triste, and you too will learn to live the lie.


Crazy Place (Original Mix) - Dave Aju

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