In the words of Sylvester: reality was less "everybody is a star," and more "I who have nothing."Un anno dopo Hercules & Love Affair, Anthony e
Blind. Tutto intorno per l’ennesima volta ci si riempe la bocca con la parola house e a volte fatichi ad associare quel termine a quello che si sente. L’house, più di altri generi, ha sofferto nei tempi le brutture di chi l’ha cooptata e l’ha condotta verso popolarità sempre più improbabili fatte di vita, amore e felicità. Le disco-dive per il grande pubblico, il suono champagne per gli aperitivi provinciali, l’euro-demenza per sonorizzare gli autoscontri e le montagne russe, l’abitino afro-decontestualizzato oggi perché ogni due anni bisogna cambiare abitino alla cassa che rassicura il pubblico del daje e daje.
L’house però di suo è musica che è nata con un rapporto problematico nei confronti di vita, amore e felicità, musica di malinconica dis-integrazione sospesa tra ricerca di identità (nel gender, nelle radici, nella fuga dal quotidiano) e un divertimento che non cancellava tutti i problemi ma li cannibalizzava e se ne nutriva. Se poi guardiamo a New York il contesto era ben definito: crisi sessuali e di gender, prostituzione transgender, ormoni al mercato nero, dipendenza da alcol e droga, solitudine, razzismo, HIV, ACT-UP, il parco di Thompskin Square, la brutalità della polizia, lavoro sottopagato, disoccupazione e censura.
Tutti a 120 beat al minuto .
DJ Sprinkles (alter ego per
Terre Thaemlitz, veterano di quella scena) canta il blues decadente di quei giorni a 120 beat al minuto. La sua house originaria racconta tutto questo, sconfinando per bellezza nell’ambient pastorale delle piste da ballo svuotate e delle ferrovie che portano dalla provincia alla metropoli e nel fag-jazz ossessivo che nasconde dietro l’organico degli strumenti le sfumature più tecnologiche. Tra il tragico e il sublime, come quel volto in copertina che non sai se sia uomo o donna, se rida o se pianga.
Midtown 120 Intro - DJ Sprinkles
Ball'r (Madonna-Free Zone) - DJ Sprinkles