Fedele alla mia abitudine di entrare nei posti nel primo minuto di apertura, osservo come al solito le sempre diverse modalità di arrivo e riempimento di un luogo forse troppo ampio e con una luce bassa, blu-verde livida e strana. Il dj che cura l’apertura sciorina per una buona mezzora un misto pop funkettone spezzato, tra cui per esempio riconosco Young Heartache di Bullion. Poi via via che le persone arrivano opta per della techno a bassissima battuta, tra cui per esempio riconosco Goblin Think dei Margot. Shackleton attacca laptop e controller e comincia con una jam di percussioni senza bassi. Non avevo idea che potesse indossare degli occhialini da vista, dei colori sulla t-shirt e che potesse saltellare così tanto davanti alle manopole – sì, mi aspettavo una specie di ninja imperturbabile bianco e nero. Il primo pezzo realmente ballabile è la nuova (No More) Negative Thoughts che sfocia in Death Is Not Final. I bassi sono controllatissimi, delle bordate solitarie e dei giri assassini lontanissimi da certi wahwahwah cafoni che tanto animano certo dubstep. Se Shackleton già in passato era stato uno dei tanti battitori liberi che animano la parte più interessante del genere, oggi sembra spingere oltre la sua produzione, tra tentazioni techno che ogni tanto nel live sono affiorate e divagazioni ambientali che sempre nel live sono state più al servizio della maniacalità percussiva.
Se un unico appunto voglio proprio fare è quello che, mentre saltuariamente Shackleton ridacchia perché intreccia due linee di cassa in modo insieme dritto e sbilenco, il suo set parla solo il linguaggio della paranoia e dell’apocalisse. Gli inserti medio-orientali, asiatici, africani (ma si potrebbe continuare con maori, eschimesi e valguarnera-caropepesi) hanno perso tutti i colori e la vita che spesso come un brutto souvenir l’esotismo a basso costo riesce comunque ad afferrare e non resta che il borbottare dei quartieri ghetto visto con sconcerto, paura e rifiuto dal resto della città indigena e insicura. Anche se il borbottio non era altro che “oggi ho avuto una giornata pesante, ti amo, che facciamo stasera”. Così i momenti più belli sono quelli in cui l’apocalisse diventa letteralmente rivelazione e il velo vieno squarciato e ci si mette alle spalle la paura precedente. Come in Naked che è una specie di film nouvelle vague strizzacuore sulla Banlieu (di più cosa si può fare, la nouvelle vague coi nazisti?). O come quando la tribalità dei canti e delle percussioni si inietta nelle nostre giornate automatiche e sempre troppo cinetiche anche se siamo fermi col culo sulla scrivania e la faccia incollata su uno schermo (i pezzi su Hotflush come New Dawn e i suoi urletti o la tabla-defibrillazione di Mountain Of Ashes). Mezzanine dei Massive Attack era un punto di partenza verso il buio, qui ci stiamo dentro appieno ed è solo questione di prendere le misure di quello che non riusciamo a vedere. Poi però il live finisce e il modo sbalordito con cui Shackleton sorride e stringe mani riporta queste pippe alla genialità umile e intuitiva che amo nella musica elettronica perché riesce a dire tanto sul mondo in cui viviamo senza sembrare una coglionata da sociologi per quotidiani.
Naked - Shackleton
Mountain Of Ashes - Shackleton
Mountain Of Ashes - Shackleton
5 commenti:
A me Shackleton non piace, ma a leggere questo tuo post quasi mi è venuta voglia di dargli un'altra chance.
Grazie :)
c'ero anch'io e concordo col tuo reportage e per quanto riguarda la "perdita di colori" penso che sia il momento divisorio tra la old school(disco) e la nuova via su perlon che ha staccato tutti i legami con la scena dubstep madre di hyperdub e tempa.
Cmq Sammy è un personaggio: appena arrivato mi ferma e mi chiede dove avevo preso la felpa della skull disco e quando gli dico che l'ho visto saltare come un pazzo al berghain sulla breakcore di remarc lui mi fa:"eh ma era troppo una figata cos'altro dovevo fare?"
Più che altro con gli occhiali sembra più vecchio di 20 anni...(ha detto che si è già sposato 2 volte tra l'altro...)
Infine mi spiace che nn ci siam conosciuti, anche perchè anch'io ero lì dalle 21, belin si poteva fare una bella chiaccherata ;)
Invidia invidia invidia.
Riporto solo:
"riporta queste pippe alla genialità umile e intuitiva che amo nella musica elettronica perché riesce a dire tanto sul mondo in cui viviamo senza sembrare una coglionata da sociologi per quotidiani."
Decisamente si.
io l'ho visto alla triennale qua a milano, luce accesa ai massimi livelli e sciure in abito da sera intorno. ha fatto ballare anche lì. della skull disco mi sono comprato pure la t-shirt.
@raibaz: grazie a te. lo trovo in evoluzione, ma non è che faccia tutt'altro che prima
@fede: uh, e potevi fare un fischio! shackleton mi sa di geek producer tranquillone che vive in mondo tutto suo (non a caso si tramanda nella storia della skull disco che lui ci mettesse soldi e idee e il lavoro industriale veniva condotto da applebim, anche se alla fine il grosso dell'attenzione è venuto dalle pensate di shack)
@bebo: (e pensare che su torinoforum qualcuno osava lamentarsi perché era venuto pure a gennaio)
@a.: sono anch'io per la contaminazione con le sciure!
Posta un commento