10.11.10

She makes my heart beat the same way as at the start of Blue Monday. Always the last song that they play

Club To Club X: Venerdì Notte, Hiroshima Mon Amour

In ritardo di un'ora sulla tabella di marcia, ma comunque in orario per le prime esibizioni interessanti, abbandono l'idea di recarmi al Supermarket per mezzora di Oni Ayhun prima dei live di Caribou e Four Tet all'Hiroshima: i King Midas Sound su disco non mi sono dispiaciuti, un buon triphop con bassi attuali e il giusto legante con la parte precedente al Teatro Carignano, ma ero molto curioso dell'esibizione del Fratello Coltello prima di Jeff Mills. Conscio dei miei limiti, mi sono diretto all'Hiroshima dove campeggiavano minacciosi i cartelli che annunciavano il sold out: fortunatamente il pienone era già dentro e sono entrato velocemente per il non inizio del gruppo "pop" di The Bug.

Per problemi di "ciabatta" una serie di false partenze e un forzato reboot del mac innervosiscono The Bug, che col cappuccio della felpa tirato sul cappellino, il pizzo minaccioso e lo sguardo freddo sembra un boscaiolo sadico, uno di quelli che nei film porno recitano la parte del cattivo. Invece è solo teso per la situazione, nonostante il pubblico capisca e non dia di matto e lo conforti non appena è possibile la ripresa. Da quel momento insieme all'immancabile poeta caffettiera giamaicazzo hardcore continuum e alla vocalist orientale me love you long time, bye bye, aggrediscono il pubblico con frequenze che purtroppo non arrivano perfettamente e con un massivo attacco di tensione e dolcezza urbana. Outta Space, Goodbye Girl, Meltdown ed Earth a Killa sono i picchi personali che ripagano dal fatto che con mezz'ora-trequarti di ritardo sarebbe stato pensabile il saltimbecco di clubinclub.


Il passaggio di testimone tra i bassi e la techno pop psichedelica che andrà a monopolizzare la restante parte del mio C2C avviene nel momento in cui Danibou Snaith sale sul palco con la consueta formazione raccolta circolare che abbandona la doppia batteria in favore di un suono meno freecaotico e più andante. D'altra parte nelle sue continue variazioni Caribou ha mantenuto solo la matrice psichedelica passando dai cut'n'paste orientali e freak delle prime produzioni Manitoba alla technopop per la Plastic People di Swim, via il surf di Andorra. Cazzate. Sull'arpeggio di Swaili che apre il concerto, qualcuno lancia in aria dei brillantini che si attaccano sulla pelle di tutte le prime file. Il colpo d'occhio è notevole, forse anche notevolmente gay disco. Il primo coro è già da braccia alzate. Leave House inizia con un tiro rock che cancella il remix di Motor City Drum Ensemble e termina con una coda crauta che si attacca ad una Niobe a pressione concentrica. Complice il pienone entusiasta, vedo la prima atmosfera di ballo convinta, sudata e lontana dal giustificazionismo storico e/o intellettuale della serata precedente: Bowls è una cascata di mattoncini, pentole e arpe sadicamente rallentata. Quando termina, arriva l'unica onda dal passato di Melody Day. Il ritmo riprende in souplesse con la dolcezza malinconica di Found Out: Everything that she says she can fall for, she knows she'll be there on her own (fa troppo Redronnie citare i testi, di più tradurli).


Una Hannibal technoide spezza il flusso in vista del finale: il cuore grande di Jamelia e lo sculettamento innocuo e forse un po' inutile di Odessa fanno da preludio a una Sun suite che si ferma e riparte sempre più grossa con un finale che strappa urla applausi mani salti sun sun sunsunsnsnsn luci crash e ringraziamenti convinti da tutte e due le parti.


Certo, è la techno e l'elettronica indi-esposta e forse sminuita (quando ho sentito Swim per la prima volta ho pensato a una cattiva scopiazzatura di Four Tet), ma forse è anche la lezione del prendere la musica elettronica e psichedelica che si ama per fare un pop più simile a quello che ci piace.


Found Out by Caribouband

Mentre si smontano gli strumenti, scende come una mannaia My Girls degli Animal Collective. Vado verso il bar e incrocio Four Tet che si dirige verso il palco. "Go Kieran" e gli stringo il braccio. Sorride sornione. Quando prende possesso dell'Hiroshima con una Sing in progressione che si tramuta in una sincopata e sfalzante Nothing To See, è chiaro quanto voglia instaurare, pur col suo materiale, un'atmosfera da discoteca techno in ora di picco. A un pezzo che non ricordo (una roba da Ringer?) segue la pausa "Ilaria potrei piangere" (vedi video annesso) di Angel Echoes.


Solo un cuore prima di ripartire con una Love Cry multiritmica prima di un altro non riconosciuto/estratto da Ringer. Il finale marziale e pieno di ninnoli di Plastic People in realtà non sarà il finale. Richiamato sul palco, Four Tet chiuderà con gli arpeggi di Ringer in persona che sono stati il primo nero su bianco dell'infatuazione da club dei suoi ultimi tempi.


Ormai troppo tardi per raggiungere il finale qualcosa nel cielo di Jeff Mills, decido di ritirarmi e ricaricarmi, non prima di essere preso per il culo per tutto il glitter che avevo addosso. Sei andato a fare le marchette? Questo tu non devi dirlo.


soul jazz future bass-four tet-Nothing To See by The Drift Record Shop

2 commenti:

shisheido ha detto...

caz, ecco perché mi sono perso Sing, l'ha messa all'inizio. Comunque la porporina è diabolica, ho ancora i postumi di una festa di un mese e mezzo fa, good luck.

maxcar ha detto...

la porporina è passata, ma ancora non ho pulito le scarpe