La fine dell’in(die)nocenza
And feel, and feel what it’s like to be newA volte
una canzone un mash-up racconta la realtà in maniera più concisa delle parole. Leggendo in giro del concerto dei Death Cab For Cutie, al netto degli eccessi snob e delle giustificazioni intimiste, mi è sembrato di assistere a una sorta di risveglio. Cominciamo a insomma
fare i conti con la distorsione emozionale del giudizio, col dualismo massa-eremita, con le pose, i ciuffi e le frangette che vanno bene solo quando sono le nostre. Io non spero che questo momento di passaggio, questa (finalmente) fine di una prolungata adolescenza triste, si risolva in un deserto che faccia piazza pulita per il nostro futuro. Mi basterebbe che passasse il fatto che la problematicità dell’essere non è il crogiolarsi nella problematicità dell’essere, che non siamo migliori di altri in base alla presunta osticità della discografia posseduta, che il bello deve arrivare alle masse, o almeno alle camerette delle masse. Perché in fondo, pur preferendo altre evoluzioni, un mondo che va ai concerti dei Death Cab For Cutie è sempre meglio di uno che va ai concerti di Gigi D’Alessio. E allora mi sembra di vedere tutto questo, il freddo del Rainbow, le emozioni che si svuotano nella massa, le piccole cose che ci colpivano indiscriminatamente, l’orologio che ticchetta così lento e poi veloce, la voglia di riagganciare, e di riprovarci.
Hung Up On Soul – Party Ben
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