23.3.06

Moriremo barockki? (più tanti inutili post scriptum)


Per uno che viene da una regione che ha interi quartieri ammorbati da edifici stracarichi di angioletti e Bach di gesso istoriati vivi sull’oro che ricopre il legno di organi monumentali, questa non può che essere una minaccia. Ma vediamo di far luce sul fenomeno del momento, il ritorno del barocco (fenomeno assolutamente inesistente, ma bisogna pure inventarsi qualcosa e giuro che non sono io a presentarmi sul mio sito come un esponente della baroquetronica).

Fortdax lo trovi lì alla fine del disco di remix di Nathan Fake vestito da Wendy Carlos che scrive i titoli di coda per il cartone animato di Arancia Meccanica (esegue la partitura l’orchestrina di Springfield). Amico dei Piano Magic, vive in un mondo inesistente dove tutta la realtà è replicata in circoli, fughe e marcette che alternano lo svolazzo di flauti, campanelli e violini all’ossessività clavicembala di certe b-side degli Orbital o di certe colonne sonore infami per horror ancor più infami. Le anticipazioni del suo nuovo disco Divers, sul suo MySpace, parlano chiaro: ammirazione o disgusto. Io non ce la faccio, mi ricorda troppo il violinista trash palermitano Mario Renzi, quello che andava ospite nelle Domeniche In di Pippo Baudo negli anni Ottanta e che ora, non più famoso, continua a gestire il suo negozietto di strumenti musicali accanto al conservatorio alla Kalsa, richiamato ogni tanto dalle televisioni locali.

Nella foto sopra, Mario Renzi


PS1. In tema NF, i suoi live diventano sempre più devastanti, cfr il recente Essential Mix alla BBC: bordate di rumori ed effetti, la casualità che si infiltra nell’iterazione, una Long Sunny conclusiva dal fascino mogwaiano. Mi resta solo da capire come tutto ciò sia reso su un palco.

PS2. Per estensione si potrebbe considerare allo stesso modo barocco anche l'edit degli Who di Deven Miles. Ma non è questa sua cosa che vi voglio segnalare, quanto lo schiacciasassi che è l’edit di The Thing dei Pixies: un incrocio tra i Pixies che cantano stipati in un auto, il basso di Una Lacrima Sul Viso e dell’electro da bigioutteria. Una carta che giocata al punto giusto può proprio far saltare il banco. (Io intanto faccio saltare le listarelle di legno che compongono il pavimento della camera in cui ancora mi trovo e penso che ‘sti Digitalism stanno cominciando a ripetersi un po’ troppo, vedi il remix per i Daft Punk)

PS3. Lo so che non devo sentire dischi che al momento non sono nelle mie corde, ma quando l’andazzo è questo, Duper Sessions di Sondre Lerche mi sembra scritto dal fratello meno cazzone di Michael Bublé.

Ps4. Sabato a Bari seratona: al solito posto mette i dischi uno dei due Blackstrobe (di contorno Franz & Shape che non frequento tanto).

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