17.8.06

And I Was A Boy From Portugal

Una breve ricognizione pre-partenza su internet aveva decretato ai portoghesi Loto una minima attenzione preventiva. Dai pochi ascolti erano sembrati un tranquillo gruppo elettropop con cui iniziare, senza troppe pretese, l’esperienza del Sudoeste. L’evolversi degli eventi li ha invece tramutati in una provvidenziale boccata d’ossigeno, anche perché lungi dal limitarsi ai pedissequi cliché anni Ottanta, dal vivo i Loto si sono mantenuti in equilibrio tra Madchester e il punk-funk più canzonettaro. Sono strani a vedersi i Loto, perché mentre tre componenti indossano una sorta di uniforme fatta in casa (maglietta nera con ologramma cangiante di equalizzatore di tela attaccato con lo sputo), il bassista è vestito con gli abiti di tutti i giorni e il chitarrista, come anticipato, sembra un chitarrista hard rock in visita a un topless bar texano. Scopriremo in seguito che le magliette nere indicano i componenti ufficiali del gruppo.
Scopriremo in seguito anche che nell’occasione i Loto presentano gran parte del nuovo disco, Beat Riot, al quale si deve anche la piega dei pezzi vecchi. Col playback che spesso non parte, i Loto prendono poco alla volta. L’impressione è che un po’ rincorrano le mode: nati brit, passati per l’elettropop e ora col cantante quasi sempre in posa alla Ciccio Murphy mentre sullo sfondo anti-stilosi visual pixelati accompagnano appendici di sintetizzatore raveggianti. Ma il cantante è un minimo autoironico, il chitarrista raccoglie l’entusiasmo della claque di amici al mio fianco e il concerto sembra montare bene.
Tutto fino agli ultimi due pezzi, che da quelle parti dovrebbero essere abbastanza conosciuti. Celebration (Celebrate Baby!) con andatura da remix, discov-ocod-erye e gustosi tastierismi screamadelici scatena i cori e si balla con piacere. La finale Back To Discos poi nella sua acefalica autoironia frulla al doppio della velocità dell’originale in tamarra cassa dritta gli ultimi trent’anni di dance attraverso primal-piano-forti, italo synth, bass-line anniottanta, rave sirene e non contenta quando arriva all’intermezzo con falsetto e pianoforte fa saltare tutto in aria sovrapponendo il campionamento degli Abba di Hung up mentre la gente urla impazzita, il cantante sale sulla transenna davanti a me, da dietro lo tirano, cerco di trattenerlo per non farlo rovinare su di me, la sua panza sudata mi soffoca, back to discos, non respiro, parapapparapààà, gimme gimme gimme my back to discos, i’m tired of waiting on you. A che serve il respiro, spettacolo.



Celebration (Celebrate Baby!) - Loto
Back To Discos - Loto

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