25.8.06

Scusa, non è che hai una centosessantina di minuti da dedicarmi più di una volta?

Ho per le mani The Last Resort di Trentemøller, che in ossequio alla moda attuale uscirà dotato di secondo disco in edizione limitata con versioni cantate, pezzi famosi del passato non integrabili nella sua visione di album, inediti minori e cotillons. Ogni canzone dura tra i cinque e i sette minuti e ce ne sono ventiquattro lungo la durata dei due cd per cui immaginate che il signorino Trentemøller confida che, nel mondo flagellato dagli ascoltatori da lettore mp3 in random su canzoncine da tre minuti, qualcuno abbia dei livelli di attenzione molto alta nei suoi confronti. A questo punto urge una piccola nota biografica. Se non sapete chi sia Trentemøller pensatelo come uno che una volta diventato un giovane profeta della techno minimale tutta suoni plin plin e ritmiche simili a pernacchiette ha deciso di inserire una volta sì e l’altra no aperture pompose o strappalacrime a metà pezzo basate su chitarre e/o batterie trafugate al rock. È uno che sente l’attenzione su di sé e che si diverte a spingersi un po’ più in là di quanto buonsenso o prudenza consiglierebbero, come quando dal vivo suona Feeling Good di Nina Simone sui Cure di A Forest.

Il problema è che quest’attitudine allo scompiglio ordinato e intenzionale è in mano all’equivalente sonoro di un grafomane, di quelli che quando vanno in bagno strappano la carta igienica e ci scrivono sopra un migliaio di parole che forse non rileggeranno mai. Figuriamoci noi. Nel disco pertanto si viene sommersi da blocchi di note di pezzi di carta bianca con macchie d’inchiostro sbavato sopra, descrizioni particolareggiate, haiku, flussi di coscienza, ricette di cucina e inevitabili lettere d’amore non corrisposto. Con una pericolosa tendenza alla piangineria. Serve tempo e voglia per capire se tutto ciò sia interessante, ma pezzi dal romanticismo sbracato come la composizione iniziale Take Me Into Your Skin o la versione cantata da Ane Trolle di Moan aiutano dal secondo punto di vista. E in fondo, ho sempre avuto un debole per le scrivanie disordinate.

Take Me Into Your Skin - Trentemøller
Moan (vocal version) - Trentemøller featuring Ane Trolle

Nessun commento: