14.12.04

Everybody come down


Il concerto al Covo è stato aperto dai Micecars. Quando siamo arrivati ho incrociato Emiliano, che mi ha presentato il mio omonimo Massimiliano. Tutti e due sentivano la tensione di una prova importante, quella che quando ce l’hai cominci a guardare in tutte le direzioni mentre parli. Subito dopo sul palco i Micecars mi sono sembrati buoni, ben bilanciati tra pop energetico e rock fratturato. Su disco probabilmente guadagneranno anche in particolari sonori che già si intravedevano dal vivo. (Senti: Hulk Hogan (Torch Song))

I Delgados attaccano come in Universal Audio. Dal loro aspetto sembra che non si rendano conto della potenza che hanno a disposizione. Mai scomposti, anche nell’alternarsi,
Alun


ed
Emma


producono il consueto miscuglio di melodia porcellanata e ruvidezze che tanto me li fa amare. Emma tiene gli occhi sempre chiusi o semichiusi, ma si concede un’aria più rilassata per Everybody Come Down. Il set è incentrato sull’ultimo disco, anche se non mancano una buona metà di Hate e diversi classici da Peloton e The Great Eastern. I pezzi sono suonati in maniera uniforme secondo lo stile di Universal Audio, anche se qualche aggiunta campionata è garantita alle canzoni di Hate. Coming In From The Cold viene svolta in una versione acustica che non la priva di bellezza e punta molto sulla presenza scenica di Emma, più che sulle dinamiche Flaminglipsose di Dave Friedman. L’assenza di intermezzi parlati ha reso il concerto molto denso e la scelta delle alternanze ha rispecchiato i bilanciamenti tra elementi diversi presenti nella storia del gruppo. Acqua e zucchero, ne volevo ancora di più. (Senti: Coming In From The Cold (Live))

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