5.5.06

Nobody Loves The Computer, Because The Computer Doesn’t Dance (Aldo9 mi fa male edit)


Si avvicina il triste fine-settimana in cui il circondario si convoglierà a celebrare l’ingiusto tributo a chi pronuncia nel testo di una delle sue canzoni il fatidico “Più stratocaster e meno digei” e ci si appresta una volta finito uno dei libri che mi ha sviluppato più senso di colpa negli ultimi tempi a sporcarsi letteralmente le dita di blu con questo. Il tutto sarà musicato da una serie di dischetti e singoli freschi freschi mentre si preparerà la valigia per la prossima due settimane torinese, che giungerà puntuale a privarmi del concerto barese dei Casiotone For The Painfully Alone.

Intanto ecco a voi una selezione, quella che mescolata avrebbe potuto essere

DJ Tri-scalcia (la minaccia).

Intro! (Eurovisione makes us nonsipuòdire)

No, scherzo. Si inizia in un altro modo. C’era una volta un gruppo con il mento rivolto verso l’alto che pronunciava le parole sempre come se non avessero fine. Chin Up (Prins Thomas Miks) di Snuten insieme ai Fox’n’Wolf mi fa pensare agli Spiritualized, per i quali avevo un debole e che ritenevo adatti essenzialmente a due momenti: l’intro e l’apice, il decollo e lo spazio profondo. Sui Fox’n’Wolf ho sentimenti alterni, amo tanto Rules Out quanto non sopporto come abbiano infestato la Popper di Christopher Just. Qui però sostengono la parte degli spiritualizzati con Snuten, mentre Prins Thomas li circonda dello sciabordio della Via Lattea. Cosmico, avrebbe detto Fontecedro.

Cosmico. Non riesco a pensare niente di più cosmico di questo CAPOLAVORO. Se siete miei vicini di casa saprete già che periodicamente moog e sintetizzatori della sua versione originale vanno spesso in sottofondo al telegiornale o invadono lo spazio circostante a volumi assurdi. Da bambino non sognavo di diventare astronauta, da bambino sognavo Relevée di Delia & Gavin e non capivo bene cosa fosse: un parco giochi rotante su Marte, un videogioco con centomila quadri e sette dimensioni, un incubo di quelli che non ti svegli per vedere come va a finire. Carl Craig popolarizza il delirio e ne fa il pezzo elettronico dell’anno, una tuta da esploratore delle stelle a cui all’improvviso manca l’ossigeno. Perché gli alieni ci vogliono morti. Il pianoforte del prefinale è come una di quelle basi lunari che si immaginavano, uguali all’interno in tutto e per tutto al paesaggio terrestre, con molto verde. Inutile verde, perché gli alieni stanno per distruggere la cupola a tenuta stagna. Paranoico come la paura di un bambino-a.

Ho provato a trattenermi, ma se il Carl Craig Mix di Relevée è il pezzo elettronico dell’anno, lo Shit Robot Mix di Dragon di Dondolo è quello del mese, forse per gli stessi motivi. Due tracce gemelle, che ossessionano per la minaccia stellare che incombe su di loro. Gli alieni forse non ci sono, le nostre macchine sono perfette e non faranno di testa loro, ma forse c’è un dragone dietro l’angolo che ringhia con voce di donna manco fossimo in Shrek 4. Lo spazio visto dalla droga della Beat Generation, pitturata su un muro di un bilocale in periferia. (purtroppo non è la versione completa, ma solo un rip da Beats In Space bastevole a decretarne il massimo della gloria possibile). Il fuoco, urlato dal drago.

La paura via via scende verse il basso, è metropolitana e in mezzo a noi. Who’s Afraid Of Detroit? di Claude Von Stroke la rende in maniera molto anni Novanta con una voce soffocata, meglio, auto-soffocata. Gente che lavora per venticinque ore al giorno e trova vie di fuga da se stessa nell’oppio del tormentone di una nenia popolare ripetuta all’infinito. Il foglio ore da compilare, le pareti separatorie negli open space, la macchina distributrice del caffè che termina i cucchiaini e lascia il tuo caffè amaro. Eliminare la flessibilità non vi salverà.

Come fuggire? Come fuggire se pensi che se Prince fosse nato oggi forse avrebbe vissuto la sua vita davanti a Excel e Matlab attendendo che ogni giorno il custode del posto dove lavora lo butti fuori dall’ufficio, sperando che il calcinculo ben assestato lo faccia arrivare dritto dritto alla sedia del suo bucolocale dove consumerà insipido seitan al tofu. Non resta che agire sui simboli, cambiare nome per fuggire da tutto e mettere in quello nuovo parentesi quadre e dieresi difficili da trovare sulla tatiera. Alt + [T]ékël, everyday.

E ti devi sorbire anche quelli che ai concerti ti fumano attorno. Perché la legge vale un po’ meno se si è tra belle persone che hanno gusti comuni. E diventi aggressivo e vorresti fargliela ingoiare quella dannata sigaretta alla stronza o allo stronzo che ti puzza i capelli perché non vuole prendersi una bella polmonite all’esterno. E diventi aggressivo dopo giornate come queste e a chi ti ferma per strada rispondi: che. cazzo. vuoi. SebastiAn è ripetitivo, ma almeno qui è horror, horror come un serial killer che ammazza ragazzi carini che non hanno cura dei loro polmoni. Non è una questione di salutismo.

Arrivi a metà e capisci tutto. “Hai bisogno di un corpo da uno che sa risorgere?” non è un’arguta proposta oscena alla ragazza carina lì avanti. È una frase con mille risvolti, a partire dal fatto che non è detto che si possa risorgere e non è detto che il verbo possa essere transitivo. La b-side dei Pet Shop Boys invece è una dichiarazione arpeggiata di superiorità rispetto agli altri umani. Trevor Horn fa quello che non ha avuto il coraggio di fare con Belle And Sebastian. Non li riportiamo in vita, li trasciniamo via dalla morte.

Prima o poi si accorgeranno che la loro è una bolla speculativa linguistica destinata a scoppiare. Quando non riusciranno più a tenere una mano e balleranno senza tensione, pensando al loro meeting e al corso di self-confidence orientata al management della vita amorosa, si fermeranno un attimo e si accorgeranno che il Disco Drama di Tiga sulle e-parole dei Soulwax viene musicato da Rex The Dog. Tre è il numero della rivelazione.

Prenderanno un aereo e andranno a vedere una gruppo kraut-funk trascurabile dall’altra parte dell’emisfero. Non saranno gli storici !!!, non saranno i Fujiya e Miyagi (Fujiya! Miyagi!) sensazione del momento da tenere sott’occhio, ma saranno i Padded Cell, qualche bleep in più e una tromba facilona. Fare cose senza senso, almeno una volta al giorno.

Per esempio non sapere che l’aereo atterrava in Giappone. Che i bonghi sono, subito dopo l’arpeggio, l’accessorio del momento. Prima o poi bisognerà fare i conti con questa ossessione per il Giappone, per il nostro splendido immaginario pastello figlio di nevrosi e di pance che non fissano l’alcool. Qui si dichiara l’odio verso chi continua a usare il Giappone come simbolo troppo semplice per amplificare una storia. Per liberarci dalle nostre nevrosi, chiediamo gentilmente al Giappone di assumere un nuovo stile di vita, cambiando nome in Gianaba.

La liberazione è vicina, i bonghi sono più fastidiosi che a un raduno regionale dell’Internazionale Punkabestia, i Technicrati vengono avvertiti che non otterranno quello che hanno programmato ma solo quello che hanno desiderato. I vibracall suonano a ritmo, si balla sui tavoli della mensa, con gli alieni, i dragoni e i fumatori con le sigarette dentro le orecchie come in un retro di copertina pop. Per l’estate saranno previsti tre mesi di ferie, sospensione delle guerre e disoccupazione o al massimo un lavoro precario per le eredi di Bush. Squelch rock fino a scassare le casse e sei palchi per ogni quartiere!

Si chiude o quasi con la pazzia, che quando è consapevole è sempre un buon rifugio. Un gruppo che negli anni settanta faceva musica disco-black e tirava fuori un inno che più nerd non si poteva. Quattordici minuti di voce sintetica e violini e trombette da telefilm a zampa d’elefante, di plip-e-plop e di voci sospiranti. Nessuno ama il computer, perché il computer non sa ballare. E allora balla!

Traccia fantasma a luci spente, qualcosa che non c’entra niente con il resto. Come sarebbero stati Elio e Le Storie Tese se al posto del prog fossero stati innamorati della musica nera? Sarebbero stati The Coup? Non so, ma Baby Let’s Have A Baby Before Bush Do Something Crazy è un soul da divanetto filologicamente, politicamente e sessualmente perfetto. Auguriamo una buona notte a tutti i ministri della difesa e degli esteri, e al presidente. Bum.

Intro
Chin up (Prins Thomas Miks) – Snuten feat. Fox’n’Wolf
Relevée (Carl Craig Mix) – Delia & Gavin
Dragon (Shit Robot Mix, not complete) – Dondolo
Who’s Afraid Of Detroit? – Claude Von Stroke
Smet – [T]ékël
Smoking Kills? – SebastiAn
The Resurrectionist (Goetz B. extended mix) – Pet Shop Boys
thrEEE-Talking – Soulwax vs Tiga vs Rex The Dog
Konkorde Lafayette – Padded Cell
Misen Gymnastics – Oorutaichi
Technicrats – Shy Child
Summer – Shy Child
Nobody Loves A Computer – Computer

Bonus
Baby Let’s Have A Baby Before Bush Do Something Crazy – The Coup


I computer non ballano, ma i Robomerda sì!

1 commento:

giapan-khan ha detto...

sembra di leggere niccolo' vecchia che ha ingoiato per sbaglio un paio d'acidi. bravo, bravo, brava, brava.

Anche tu sbavi per four tet? e se si, prima o dopo gli acidi?