La mia febbre a trentotto non apprezza il dubstep come sottofondo. Distant Lights però non è dubstep, nonostante suoni come il sud di Londra allo stesso modo del dubstep, nonostante contenga una voce maschile stregata allo stesso modo del non amato voodoo metropolitano di Spaceape con Kode9, nonostante le batterie siano coltelli che si affilano risplendendo nel buio allo stesso modo dei pattern figli del 2 step che mi fanno storcere il naso. Distant Lights è fatta dei gesti rallentati e sfocati dei trentotto gradi che ho addosso. Ripetuti e dimentichi della loro ripetizione. Se non fosse così South London, direi che puzza di tortellini in brodo, thé caldo al pomeriggio e camomilla prima di andare a letto. E riposo, tanto riposo, signora mia. La mia febbre a trentotto assomiglia alla discografia di The Field, anche.
Distant Lights - Burial
Over The Ice - The Field
Come Out (The Field Remix) - 120 Days
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