15.9.06

Trenta e Møller

“L’amore del futuro non avrà la carne. Una pillola più soddisfacente dell’orgasmo stesso tingerà di blu le skin dei nostri lettori. Le voci degli amanti saranno compresse secondo la nuova codifica ITU-T G.799, non più con perdita percepita secondo l’indice di qualità MOS. Il futuro sarà modernissimo, e così l’amore.”
[Herbert Riedler, “L’Amore Modernissimo” , Forcebooks 1976]

L’amore del futuro, oggi, è al massimo moderno. Si attacca sbrindellato ai bit di giornate uguali a quelle della settimana prossima, cicliche di badge in ingresso e uscita, di compulsivi controlli di mail più veloci della frequenza automatica impostata e di malcelati pattern della mensa per illuderti che gli accoppiamenti non sono mai gli stessi. L’amore, nei giorni del futuro, è una disperata ricerca di umano nel nostro battito sempre più fioco e frammentario. Direbbe Alberoni se fosse nato trent’anni fa. È una disperata ricerca di umano nella techno minimale, direbbe lo svedese Erik Møller, ovvero Unai.

A Love Moderne è un tentativo di svincolarsi dall’estetica astratta e drogo-referenziale della techno minimale. Unai la sposta dalle parti del nuovo aristo-pop sintetico, figlio della lezione degli anni Ottanta e fratello delle propaggini emo-zionali di certa musica da ballo. Lontano (non troppo) dal formalismo estetizzante ma talvolta vacuo di Luomo, il dub pop di Møller sceglie una strada a metà tra le non-canzoni dei Junior Boys e la non-dance di Trentemøller, spillando ove necessario soul da cubicolo e malinconie passate al setaccio di modem capaci di pochissimi bps. La riuscita dei singoli pezzi è alterna, giocata sul binomio coinvolgimento/distacco e come tale vittima/carnefice della predisposizione umorale dell’ascoltatore e di un'aleggiante necessità di sospensione del senso del ridicolo. È come leggere una serie di sms amoreggianti altrui che procedono per invenzioni incrementali, un bel gioco che rischia di essere poco interessante, se non bellissimo, se non noiosissimo. Arrivati in fondo però, sul finale triste, si spera. Si spera che la storia, iniziata con parole pronunciate sulla strada per casa a orecchie provate dai volumi eccessivi della pista da ballo, termini zoppicante sull’aritmia di una puntina che non segue più i solchi del vinile soltanto per amore di concept.


The beginning: Oh You And I - Unai
Half(a)way: Blissful Burden - Unai
The end: Exit Wounds - Unai (triztissima ma stupenda)

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