In città c’è la rassegna e allora come non farne cenno, oltre per il fatto che grazie all’abbonamento potremmo vedere a gratis in anteprima Maria Antonietta, se non fosse che verrà proiettato in contemporanea col concerto di Barbara Morgenstern. Comunque, di seguito un breve resoconto dei primi tre giorni
Prima giornata: Forme del Desiderio
Bombon El Perro (di Carlos Sorin): l'uomo meno espressivo del mondo (detto anche "quello con la faccia del coglione") riceve un cane sensibile che gli cambierà il destino. Alla fine il cane riesce a trombare nonostante la sua sensibilità.
Scena chiave: la citazione da Men in Black
L'Arco (di Kim Ki Duk): un vecchio sviolina sul trespolo di una barca delle nenie insopportabili per farsela dare facile da una quindicenne in mezzo al mare. Kim Ki Duk al solito sottolinea la superiorità orientale, capace di amare, litigare, mandarsi a fanculo e riconciliarsi senza finire i minuti della promozione Wind.
Scena chiave: nascondo il coltello sotto il tappeto, sennò poi non me la dà
Mary (di Abel Ferrara): un film tratto da una canzone dei Gemelli Diversi è troppo anche per noi. Abbiamo fame e ce ne andiamo da Di Cosimo a farci prendere a parolacce.
Scena chiave: il panzerotto come antipasto
Seconda giornata: Lingua Originale
Il Tempo Che Resta (di Francois Ozon): il ragazzino di Comte d’été, cacchio, ecco chi era! Un fotografo gay ha i giorni contati e decide di morire sulla spiaggia, come in un film francese. Siccome però è un film francese di Ozon, prima dorme con la nonna nuda Jeanne Moreau, poi ha un flashback di quando da piccolo pisciava nelle acquasantiere e poi mette incinta Valeria Bruni Tedeschi durante una cosa a tre col di lei marito sterile.
Scena chiave: il pubblico etero meno esperto scopre che i gay fanno l’amore anche guardandosi in faccia
13 di Gela Babluani e Tough Enough di Detlev Buck: abbandoniamo, in teoria momentaneamente, perché il film delle tredicenni che si fanno il piercing sulla lingua l’abbiamo già saltato quando uscì nelle sale. Nella realtà non torneremo per il classico d’azione tedesco dagli stessi autori di Sorella Lotte.
Scena chiave: il medaglione con la zampina da Enzo e Ciro
Terza giornata: Young Americans
Thumbsucker di Mike Mills: non riusciamo a presenziare causa compleanno di infante, ma giuro che anche lì c’erano tanti che si ciucciavano il pollice.
Scena chiave: ma la natalità non era zero?
Il Calamaro e la Balena di Noah Baumbach: un film andersoniano, non a caso prodotto da Wes Anderson. Le giacche di velluto intorno ridono rumorosamente di se stessi, come se vedessero a casa con gli amici un filmino in super 16 del loro divorzio anni Ottanta. E poi c’è Jeff Daniels, attore secondo me amabile ma sottovalutatissimo fin dai tempi di Scemo e più scemo.
Scena chiave: lo sperma appiccicato ovunque dal bambino
Napoleon Dynamite di Jared Hess: Ah, la sana e classica demenza, in camera fissa. Le giacche di velluto abbandonano alla spicciolata durante il film. Grasse risate e alla fine immaginiamo la gara a chi trova il commento giustificatorio più intellettualoide e meno filisteo. Per la cronaca, la bellona (cessa anzichenò) della scuola è la sorella di Hillary Duff, mentre la protagonista femminile Tina Majorino recitò nell’indimenticato classico tappabuchi di Canale 5 Corrina, Corrina.
Scena chiave: troppe, dal Rex Kwan Do al lancio della bistecca in faccia
Quarta giornata: Pop Art
Face Addict di Edo Bertoglio: oggi unica proiezione è questo documentario sulla downtown di fine anni Settanta, primi anni Ottanta. Blondie, Wahrol, Basquiat e compagnia bella. Io però devo andare a pagare l’affitto. Magari si riprende dalla quinta giornata.
Scena chiave: la madre novantatreenne della mia padrona di casa che mi chiede le solite cose con un accento materano strettissimo
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