“Dove lo metti, sta” è un modo di dire che mi piace molto. C’è chi si fa enormenente condizionare dai luoghi e c’è chi invece cerca di tirare sempre fuori il meglio da essi, perché in fondo il dove conta, ma può essere quasi sempre in subordine al resto, al chi, al cosa o al come. Il perché lo lasciamo a quelli senza fantasia. Barbara Morgenstern è una che dove la metti, sta. Non a caso l’ho vista suonare una volta all’Old Fashion di Milano, una discoteca dove festeggiavano il compleanno le letterine quando esistevano, e l’altra ieri all’Auditorium Vallisa di Bari, una chiesa sconsacrata dove i concerti si guardano seduti e che incita al contegno più che ad un ascolto divertito. Barbara Morgenstern, sorridente come al solito, dice che è strano cantare in una chiesa ma non perde tempo a trovare il lato positivo. Indica il pianoforte a coda e coglie l’occasione per suonare con quello i pezzi del nuovo disco, accompagnata da un batterista e dalle elettroniche varie via laptop. Certo se The Grass Is Always Greener riesce benissimo nella sua calda circolarità sentimentale, altrove si rimane dalle parti del lavoro di studio oppure si scade nel tori-amos-esimo di una The Operator non troppo riuscita. I pezzi di Nicht Muss vengono risolti invece attraverso un organo simulato e delle ritmiche meno scattanti che nei precedenti live. Il piano ritornerà in uno strumentale alla Orbital dal primo disco e in una tenerissima e classica Ohne Abstand alla fine. Il pubblico apprezza rumorosamente. Barbara Morgenstern sorride e pensa a quanti posti strani e belli le sono capitati sulla strada. Che siano stati discoteche modaiole e cafone o austeri edifici (ex)religiosi.
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