23.2.05

Localism


Immaginate una città levantina del sud dell’Islanda. Questa città ha una radio che si distingue dalle altre per una programmazione musicale interessante, se non coraggiosa. Gli abitanti del luogo vi diranno che si può avere di più, ma siamo pur sempre al sud e ci piace lagnarci. In particolare questa radio di questa levantina città del sud ha un programma presentato dal noto dj. Il noto dj è figura contrastata perché, pur portando avanti un discorso musicale condivisibile in radio minato solo dal suo approccio alla Pippo Baudo, dal vivo cede ai bassi istinti della folla e non rischia un centesimo che sia uno, dall’alto della sua posizione e del suo nome. Gli hipster di Reykjavik parlerebbero di braga calata, ma in questa levantina città del sud al sabato per combattere il freddo spesso i boscaioli mandano giù qualche goccetto di troppo e alla fine si ritrovano senza nemmeno volerlo nel corridoio di un teatro hippie e periferico, ballando l’ultimo successo dei Dogs Die In Hot Cars.

Questa settimana però ci si interroga su una scottante questione. Nella sua mailing list il noto dj comunica che in una serata della settimana metterà i dischi in un posto chiamato Figo. Il Figo è l’equivalente levantino di uno di quei locali presenti in quella città che verrà cantata nel nuovo disco del nostro gruppo islandese preferito: luci fredde leggermente ambrate e mai troppo basse, volumi spogli e pacchianamente minimali, bariste e personale di servizio scelti dal pool di designer. La particolarità del Figo è però l’interessante scostamento tra tutto ciò e la gente che lo frequenta: cinquantenni ex-scaricatori del porto della levantina città del sud arrichitisi con la malavita e col commercio clandestino di olio di balena sono lì accompagnati da raggrinzite e poppute quarantenni che occhieggiano ai giovani scagnozzi di Vivienne Westwood vestiti. Uno degli elementi della prima categoria l’unica volta che sono andato lì accostava le mani a conchiglia sul viso e si produceva su una base jazz-house in un rumore ipersonico a metà tra un urlo primordiale e il cowbell adesso tanto di moda. Orbene, il noto dj questa settimana metterà i dischi lì e ci si chiede se in onore del principio dello scostamento farà un set da ricordare per gente che non apprezzerà o se suonerà per l’ennesima volta l’apposita cover di I’m a believer degli Smash Mouth per il pubblico fedele che lo seguirà anche lì, per una volta di Vivienne Westwood vestito come negli altri giorni della settimana.

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